Gli occhi delle donne sono più a rischio di quelli maschili
Essere donne presenta un gran numero di rischi, assolutamente maggiore rispetto agli uomini ed è così anche per la salute degli occhi. Se ne è parlato fino al 7 dicembre a Firenze, nel congresso internazionale FLORetina ICOOR.
Le donne sono identificate come “sesso debole” a proposito della vulnerabilità della vista tutta al femminile, poiché gli occhi femminili si ammalano di più di quelli degli uomini, con una forte possibilità di perdita visiva e cecità. Lo sostiene un recente studio pubblicato su Ophthalmology Science, rivista dell’American Academy of Ophthalmology, basato sugli esami oculari di 14,5 milioni di statunitensi visitati nel 2018, di età compresa tra i 50 e i 99 anni, i cui dati sono stati inseriti nel più grande database mondiale per l’oftalmologia, integrando il sesso dei pazienti.
“Confrontando i tassi di prevalenza della perdita visiva tra uomini e donne, lo studio ha evidenziato che, per qualsiasi livello di deficit, da lieve a moderato o grave, fino alla cecità, e per ogni patologia oculare associata, eccetto che per il distacco retinico, le donne presentano una maggiore probabilità di perdita della vista rispetto agli uomini – dichiara Stanislao Rizzo, presidente di FLORetina ICOOR, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico A. Gemelli IRCCS e Professore ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica di Roma -. Anche dopo aver corretto i dati tenendo conto dell’età, nelle donne il rischio di forme lievi e moderate di perdita della vista, risulta di circa il 30% maggiore degli uomini. Il divario diventa ancora più ampio per la perdita visiva grave, con una frequenza nelle donne più alta del 35%. Ma la differenza più marcata riguarda la cecità, che risulta del 54% più comune tra le donne”, prosegue.
Ma il sesso femminile influenza, non soltanto la prognosi delle principali malattie retiniche, ma soprattutto la loro incidenza. “Lo studio ha infatti confrontato anche i tassi di prevalenza tra uomini e donne, delle patologie retiniche sottostanti alla perdita visiva – sottolinea Daniela Bacherini, Professore Associato presso la Clinica Oculistica dell’Università di Firenze -. Le analisi hanno riscontrato che le donne, dopo la menopausa, hanno un rischio più alto del 32% di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari, dell’8% di retinopatia diabetica, e del 10% di occlusioni vascolari retiniche”.
“Le donne sono, invece, meno colpite (-30%) dalla perdita visiva legata al distacco di retina, spesso correlata a traumi – osserva Francesco Faraldi, Direttore della Divisione di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano – Umberto I di Torino -. I meccanismi alla base di queste differenze si spiegano solo parzialmente con il fatto che le donne vivono più a lungo e fanno più spesso visite oculistiche, con maggiore probabilità di ricevere una diagnosi di perdita della vista rispetto agli uomini, perché anche correggendo questi fattori, le differenze permangono. Le ragioni esatte di queste disparità non sono del tutto chiare, ma potrebbero essere associate a una combinazione tra variazioni ormonali, che le donne sperimentano nelle varie fasi della vita, a differenze anatomiche e nella risposta immunitaria”.
Insomma, la disparità di genere conta, eccome, in termini di gravità delle patologie retiniche e potrebbe essere riconducibile alla combinazione di ormoni e genetica, ma anche all’anatomia, come evidenziato da due ricerche pubblicate su Clinical and Experimental Ophthalmology e Biology of Sex Differences, che hanno identificato, rispettivamente, differenze strutturali nella retina femminile e maschile e diversità basate sul sesso nella composizione proteica della retina e dell’epitelio pigmentato retinico. Tutto ciò comporta una risposta diversa ai trattamenti e la necessità di più studi di genere che al momento mancano nella pratica clinica ed è dunque fondamentale colmare questo gap. (Foto di StockSnap da Pixabay)
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