Immigrazione, in Belgio i figli minorenni non sono più motivo per concedere asilo

Bruxelles – Figli come ‘scudo’ per la giustizia e la possibilità di evitare richieste di lasciare il Paese? No, grazie. Il Belgio rivede le regole in materia di protezione internazionale, operando una stretta sul diritto al ricongiungimento familiare. Il governo federale – coalizione tra nazionalisti fiamminghi (N-Va)liberali francofoni (Mr), cristiano-democratici francofoni (Les Engagés), cristiano-democratici fiamminghi (CD&V), socialisti fiamminghi (Vooruit) – ha introdotto nuove regole dalla legittimità tutta da dimostrare.
In base alle nuove normative nazionali, a partire da oggi (4 agosto), il diritto all’alloggio verrà revocato per i richiedenti asilo che presentano una nuova domanda senza nuovi elementi tramite un figlio minorenne dopo un iniziale diniego. La ministra per l’Asilo e l’immigrazione, Anneleen Van Bossuyt (N-Va) sostiene che così facendo si intede “porre fine all’uso di minori per prolungare le procedure e l’alloggio”.
In materia di immigrazione e ricongiungimenti familiare la Corte di giustizia dell’Ue è stata chiamata più, volte, in questi anni, ad esprimersi. C’è già giurisprudenza e diritto prodotto da sentenze, che ha in più occasioni sancito la supremazia del diritto dei minori. Bisognerà quindi attendere e vedere come e se i nuovi dispositivi normativi belgi saranno in contrasto con diritto comunitario e giurisprudenza Ue. Intanto il Belgio volta pagina e vara una politica dell’anti-accoglienza.
Sempre a partire dal 4 agosto le persone che hanno ricevuto protezione altrove nell’Ue non saranno più ammesse al sistema di accoglienza belga. Vuol dire niente alloggi nelle strutture, e obbligo ‘de facto’ a lasciare il Paese per recarsi dove si è ottenuta la protezione internazionale.
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