In tutto è impresso il Nome della Trinità!

Giugno 16, 2025 - 09:00
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In tutto è impresso il Nome della Trinità!

Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità. Durante il tempo della Quaresima e della Pasqua, abbiamo fatto esperienza dell’azione salvifica del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In questa domenica, dopo la Pentecoste, la Chiesa ci invita a contemplare questa azione amorosa delle tre Persone divine nella loro unità e sinergia.

La Santissima Trinità è una festa relativamente recente. È stata introdotta nel calendario liturgico nel XIV secolo e assegnata alla domenica successiva alla Pentecoste, ritenuta la più adatta, considerando che la Trinità è stata pienamente rivelata con la discesa dello Spirito Santo.

Non celebriamo una verità del catechismo, rinchiusa in una formulazione dogmatica, e nemmeno un mistero enigmatico. Si tratta di una realtà vivente, bella, sorprendente, che è al cuore della buona novella del Vangelo, e che san Giovanni riassume nell’affermazione: “Dio è amore” (1 Giovanni 4,8).

Il percorso verso la fede nella Trinità

Tutti i cristiani professano la fede nella Trinità: “Dio è uno solo in tre Persone”. Non troviamo questa definizione nella Bibbia e le prime generazioni cristiane non usavano ancora la parola “Trinità”. Il primo a impiegarla (Trinitas) fu Tertulliano, Padre della Chiesa (+240). La sua non fu un’invenzione, ovviamente, ma il frutto della sua meditazione sulla Sacra Scrittura.

Nel Nuovo Testamento non mancano le allusioni a questa verità di fede. La conclusione del Vangelo di Matteo ci offre la formula trinitaria più esplicita: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28,19).

Nel contesto della fede profondamente monoteista di Israele, possiamo immaginare quanto fosse scandaloso che Gesù si proclamasse Figlio di Dio e parlasse della persona dello Spirito Santo. I primi cristiani furono davvero audaci nel dare inizio alla fede nella Trinità, che sarà chiaramente formulata solo nel IV secolo, nei Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). Solo una convinzione profonda, ricevuta tramite l’insegnamento e la testimonianza di Gesù, poteva renderli così arditi: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Giovanni 1,18).

La Trinità, esigenza dell’amore

Se, da un lato, il mistero della Trinità è difficile da comprendere perché urta con la nostra logica, dall’altro potremmo dire che è semplice, perché è un’esigenza dell’amore stesso. Un Dio in una sola Persona sarebbe solipsista: come potrebbe essere amore? Un amore a due potrebbe diventare amore di reciprocità, un amore speculare, in cui i due amanti si riflettono l’uno nell’altro: è ancora un amore imperfetto. C’è bisogno di un Terzo, che incarna la diversità e costringe l’amore a uscire dalla logica della reciprocità per integrare il diverso.

Dio creò l’umanità “a sua immagine e somiglianza” (Genesi 1,26-27), ma l’icona della Trinità non è la coppia, bensì la famiglia: la coppia feconda che accoglie “l’altro” ed esce dalla logica speculare. Dio è Famiglia. L’umanità porta in sé l’impronta trinitaria. Nella Trinità è racchiusa la rivelazione della nostra identità profonda e della nostra vocazione.

Non solo la famiglia umana, ma tutta la realtà porta questa impronta trinitaria, come dice Benedetto XVI: “In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il nome della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione; e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà.” (Angelus, 7 giugno 2009)

Due sottolineature sul Vangelo di oggi

Gesù parla del rapporto stretto che esiste tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La Santissima Trinità può essere compresa solo in questo intreccio di relazioni. Dio è pura Relazione. Lo ritrae bene la famosa icona di Andrei Rublev che, ispirandosi al racconto della Genesi sulla visita di Dio ad Abramo, dipinge tre angeli seduti attorno a un tavolo, i cui sguardi si incrociano con infinita tenerezza.
Anche noi siamo invitati a entrare in quel convito. Potremmo dire che vive nel seno della Trinità chi si impegna a creare legami, a tessere comunione, a favorire relazioni di fraternità. “Se vedi l’amore, vedi la Trinità”, dice sant’Agostino.

Parlando del ruolo specifico dello Spirito Santo, Gesù afferma che avrebbe ancora molte cose da dire, ma che i discepoli, per il momento, non sarebbero capaci di portarne il peso. Pensiamo, ad esempio, al peso della Parola della croce, così assurda e scandalosa (cfr. 1Cor 1,18-30). Sarà lo Spirito a guidarli verso la verità piena.
Poco prima, Gesù aveva detto a Pietro: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo” (Giovanni 13,7). Anche noi siamo ancora tra quel “ora” e il “dopo”. La verità è un cammino da percorrere. È sempre avanti, “oltre” ogni tappa. La raggiungeremo solo “dopo”, alla fine. E ciascuno deve percorrere quella strada personalmente. Per questo, la verità va proposta, con pazienza e rispetto, mai imposta. Solo lo Spirito può illuminare la mente, riscaldare il cuore e rafforzare la volontà per “guidarci a tutta la verità”.
“Lo Spirito è la vedetta sulla prua della mia nave. Annuncia terre che io ancora non vedo. Io gli do ascolto e punto verso di esse il timone, e posso agire certo che ciò che tarda verrà, comportarmi come se la rosa fosse già fiorita, come se il Regno fosse già venuto” (Ermes Ronchi).

Esercizio di preghiera:

1. Fare il segno della croce all’inizio della giornata con una particolare consapevolezza di viverla nel nome della Trinità.
2. Ripetere di frequente, durante la giornata, come respiro del cuore, la dossologia:
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
3. Preghiamo con Santa Caterina da Siena:
“Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce”.

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