Istantanee dal bar sulla spiaggia

Lunga e diritta corre la strada. Una provinciale, piuttosto stretta, che si incunea come uno spartiacque fra terra e mare: da un lato la spiaggia, dall’altra la pineta con le sue casette affollatissime in estate, vuote e tristi d’inverno. Il bar (potrebbe essere questo ma ce ne sono decine) si affaccia sulla carreggiata: basta attraversarla per arrivare agli ombrelloni e a quei paesaggi che sono cartoline delle vacanze, ma qui sembra essersi attestato l’ultimo avamposto della quotidianità. La gente arriva, compra il giornale e lo legge con calma, davanti a un caffè. Fa scorta di panini e insalate di pasta per la giornata in barca. Si rilassa la sera con uno spritz dopo una faticosissima giornata trascorsa a prendere il sole. Ma non solo: ci sono persone che al bar del mare sono una vera e propria istituzione: categorie dello spirito, creature paradigmatiche che si trovano in tutti i bar del mare di tutta Italia.
Quelli in smartworking
Partiamo da loro. Probabilmente non sono felici di lavorare in vacanza, ma sempre meglio che stare chiusi in ufficio. Prendono posto presto, nei tavoli più in fondo, dove la connessione è migliore. Orientano il portatile in modo da inquadrare in caso di videochiamata il muro e non i pini o (peggio) qualche squarcio di blu. Ordinano un caffè, un cornetto (non sempre) e una bottiglietta d’acqua che dovrà durare fino a mezzogiorno, e iniziano a lavorare. I più fortunati si limitano a picchiettare sui tasti del computer, ma poi ci sono quelli in “call”: quelli con le cuffie isolanti che non si accorgono se il mondo crolla intorno a loro, e quelli a tutto volume, che tutti gli altri mentre fanno colazione sentono tutto il bilancio della loro azienda. Ci sono quelli infastiditi dalla gente intorno a loro che, per Giove, dovrebbe anche bere il cappuccio in silenzio, e quelli con l’aria colpevole, che sembrano chiedere scusa per il disturbo.
E poi ci sono loro, quelli che sono vestiti da mezzobusto. Esempio. Una signora sulla quarantina sfoggia un’impeccabile doppiopetto nero con una bella collana in similoro a catena, rossetto rosso, piega biondo finto perfetta. Sotto il livello del tavolo, pareo bianco trasparente a mezza coscia, tanga minimalista leopardato e infradito con perline. Speriamo che prima di alzarsi si ricordi di spegnere la telecamera.
Palestra di vita
La bambina viene tutte le sere a comprare i gelati per tutta la famiglia. Sola, solissima. Ha sette anni ma l’intraprendenza di un’adolescente e qui, in questa oasi felice dove le macchine non possono correre se non sulla provinciale e la clientela è costituita quasi esclusivamente da famigliole (quelli in smart working in genere hanno appioppato i bambini ai nonni), può farlo: può fare quello che a Milano o a Roma non può fare, ossia andare in giro per conto suo. Comprare i gelati, le patatine, entrare e ordinare la pizza da portar via per la sera, o anche riservare un tavolo per il resto della famiglia a cena. Chiacchiera disinvolta con i proprietari, e a colazione aiuta anche a portare le tazzine di caffè per il nonno e lo zio: la tranquillità rende liberi.
La tavolata di ragazzini
La sera il bar del mare si veste a festa e diventa ristorante e pizzeria. E l’occasione per fare quello che in città non si può fare è ghiotta anche per i ragazzini. Dodicenni, non ancora adolescenti, tutti tirati a lucido: le bambine truccate come Lady Gaga, i bambini vestiti come piccoli maranza. Saranno una ventina in tutto. Un paio di mamme li accompagnano, controllano che si siedano, danno un’ultima raccomandazione e se ne vanno alla chetichella, come se avessero paura di essere seguite. E forse ce l’hanno, anche perché si comprano qualche birra prima di rientrare a casa e godersi la serata in libertà. I ragazzini, si diceva, sono a tavola e mantengono un certo contegno per i primi tre minuti. Poi scatenano l’inferno: le ordinazioni sono incomprensibili, ma le parolacce che volano sono comprensibilissime, tanto che la cameriera li deve sgridare più di una volta. Ma alla fine arrivano pizze, coche, fante e patatine e anche i più burrascosi si mettono a mangiare. La serata prosegue intorno ai calcetti, e sarà un bel ricordo per i ragazzi quando, durante l’inverno, vorranno alimentare la speranza che la mamma li lasci uscire da soli anche in città.
La nerd
Fuori dalla tavolata, fuori dagli schemi, lei non si mischia ai coetanei. Ha circa 13 anni, è carina ma non ha le guance pennellate di illuminante ed è vestita con una maglietta Star Trek. A colazione mangia con calma la sua brioche al cioccolato, fregandosene se le lascia uno sbaffo sopra la bocca, e intanto gioca con la Nintendo Switch, o carica video di sé stessa che gioca sul suo canale WhatsApp, e quando la mamma le intima di uscire dal cellulare, tira fuori i due tomi da 1.500 pagine del Conte di Montecristo e sparisce tra le righe del romanzo.
Il padre separato
È la sua prima vacanza da solo con i figli e sembra spaventato all’idea di portarli in spiaggia. Si attarda al bar con mille pretesti. Prendiamo anche le patatine? Non volete provare le macchinette con le biglie? Una partita a flipper? E chiacchiera, con tutti: con la barista, con gli avventori, ma soprattutto con le mamme. Alla fine ne trova una con cui fare amicizia: le offre il caffè e si offre di scortarla in spiaggia. In realtà sembra che sia più lei a scortare lui, ma intanto si avviano, panini e bibite nello zaino, tra le grida festanti dei bambini che hanno trovato nuovi amici.
Quello con il cane
Il cane è educatissimo. Sta seduto, fissando il padrone, o meglio la sua brioche. È zitto e impettito, si limita a perdere un rivoletto di bava, ma non manifesta in nessun altro modo la sua voglia di dolcetti. Il padrone però non fa che richiamarlo. Vieni qui (è qui). Sta fermo (sembra una statua da tanto è fermo). Lascia stare i bambini (ma sono i bambini che vanno da lui, lui neanche li guarda, occhi fissi alla brioche). Insomma, l’umano fa un casino che la metà basta, strattona pure il guinzaglio, ma l’animale lo guarda con mite rassegnazione: forse il padrone ha bisogno di più attenzione, di più coccole. O di un’altra brioche.
I saltatori di coda seriali
Ci sono dappertutto, anche in città, al super o in farmacia, ma qui diventano creativi, si esibiscono in piccole sceneggiate pur di evitare la ressa che si crea davanti al bancone all’ora di pranzo. Uno finge di essere sposato con una tizia che verrà servita tra poco: la chiama “cara”, la raggiunge con il ditino alzato facendosi largo tra grandi e piccini, e una volta arrivato le dice «Buongiorno» e si attesta al suo fianco. Uno gioca la carta del malore: ha un calo di zuccheri per il caldo, fatelo passare, che ha fretta di arrivare al banco e ordinare una porzione di moscardini in umido. Il top lo raggiunge quello che fa leva sui figli e grida dal fondo: «Mandate avanti la cotoletta con patatine per mio figlio? È piccolo, piange, ha fame».
Ed Sheeran
Cioè. Non proprio lui. Ma gli assomiglia davvero tanto. È seduto da solo. Capelli rossicci ricciolini, occhi azzurri. Certo, a guardar bene avrà una decina d’anni in meno, il rosso è un po’ più chiaro, ma… la voce corre in fretta e le ragazzine altrettanto in fretta corrono a sbirciare. Quelle che stanno giocando al mercatino lasciano incustoditi braccialetti e scooby doo fatti da loro pur di vedere questa curiosità. Qualcuna arriva addirittura dalla spiaggia, ancora gocciolante, raggiunta dal gossip mentre nuotava. E lui, ignaro dello scalpore suscitato, beve la sua coca sbocconcellando un toast.
L’imbranata
Arriva con marito, figli, genitori e fratelli. Vuole sembrare efficiente e raccoglie le ordinazioni per tutti: tre spritz, due succhi di pesca, uno di mirtillo, due crodini. Entra solerte, va al bancone e riferisce: due spritz, un succo di pera, tre cro… No: uno spritz. Tre spritz… alla domanda del barista: «Aperol o Campari?» crolla. «Vieni fuori e chiedi tu, se no qui non ne veniamo a capo». Alla fine gli aperitivi arrivano, con ricca dotazione di pizzette, focaccine, patatine e noccioline. È tutto bellissimo, e l’infaticabile imbranata vuole fotografarlo. Si alza sicura brandendo il cellulare, tocca con il braccio il calice e rovescia liquido arancione su tutto il tavolo, che nella foto, scattata comunque, ha il vibrante colore di un tramonto. Ma è talmente simpatica che le rifanno lo spritz gratis.
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