Leone XIV: “Siate capaci di costruire relazioni dove si fa più fatica”

Giugno 11, 2025 - 05:00
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Leone XIV: “Siate capaci di costruire relazioni dove si fa più fatica”

Papa Leone XIV, ricevendo in Udienza i nunzi apostolici, ha pronunciato un’intensa riflessione pastorale e spirituale sul significato profondo della missione diplomatica della Santa Sede. Incentrato sull’immagine evangelica di Pietro e sul suo sguardo capace di generare relazione e speranza, il Papa invita i rappresentanti pontifici a essere costruttori di ponti, strumenti di comunione e testimoni viventi del Vangelo nei contesti più complessi del mondo. Il Pontefice riconosce con gratitudine il valore del loro ministero, sottolineandone l’unicità e l’importanza per la vita della Chiesa universale, in particolare nel delicato compito della selezione dei vescovi. Attraverso il dono simbolico di un anello con l’incisione sub umbra Petri, Leone XIV rinnova l’invito a mantenere uno stile di servizio umile, realistico e radicato in Cristo. Il discorso è un forte richiamo alla fedeltà, alla fraternità e a una diplomazia animata dalla carità e dalla fede.

La riflessione

Quella che Leone XIV pronuncia ai nunzi apostolici arrivati da ogni parte del mondo è una riflessione molto personale, che parte da un passo degli Atti degli Apostoli, guarda al ruolo della Chiesa, e chiede a tutti di avere lo sguardo di Pietro, che di fronte ad uno storpio chiede gli chiede di guardare a loro. “Siate sempre lo sguardo di Pietro”, chiede il Papa ai rappresentanti pontifici, sottolineando la loro missione di essere volto della Chiesa, e di essere in grado di costruire ponti, rimarcando che “la diplomazia della Santa Sede costituisce nel suo stesso personale un modello – non certo perfetto, ma molto significativo – del messaggio che propone, quello cioè della fraternità umana e della pace tra i popoli”.

Creare ponti

“Il ministero di Pietro – dice Leone XIV – è creare relazioni, ponti; e un Rappresentante del Papa è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi. Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto: «Non ho né oro né argento», dice; ma sa anche di avere ciò che conta, cioè Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza”. Prima di tutto, il Papa fa un ringraziamento speciale e spontaneo ai nunzi. “Il vostro ruolo – dice – il vostro ministero è insostituibile. Tante cose non potrebbero darsi nella Chiesa se non fosse per il sacrificio, il lavoro e tutto quello che fate, così da permettere che una dimensione tanto importante della grande missione della Chiesa vada avanti, e precisamente in quel caso di cui parlavo, cioè della selezione di candidati per l’episcopato. Grazie di cuore per quello che fate! Adesso abbiate un po’ di pazienza.

L’anello

Ad ogni nunzio, Leone XIV regala un anello con su inciso “sub umbra Petri”, a sottolineare il loro servizio e la vicinanza del Papa, e a testimoniare la loro vocazione di missionari. Il Papa inizia il discorso rendendo presente la sua profonda gratitudine per il ministero dei nunzi, notando come la stessa gratitudine la ha attribuita alla Segreteria di Stato. I nunzi arrivano da un grande incontro il 9 giugno, nell’Aula Nuova del Sinodo, dove tutti insieme hanno potuto scambiare opinioni con il Segretario di Stato della Santa Sede. Un modo di fare un punto della situazione diplomatica nel mondo, dove le sfide sono tante.

L’immagine della Chiesa

Dice loro Leone XIV: “Voi siete, già con le vostre persone, un’immagine della Chiesa cattolica, perché non esiste in nessun Paese del mondo un Corpo diplomatico così universale come il nostro! Però, nello stesso tempo, credo si possa dire altrettanto che nessun Paese del mondo ha un Corpo diplomatico così unito come voi siete uniti: perché la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e nella Chiesa”. Leone XIV si dice grato alla rete delle rappresentanze pontificie, sempre attiva ed operativa, e lo dice “pensando certamente alla dedizione e all’organizzazione, ma ancora di più alle motivazioni che vi guidano, allo stile pastorale che vi caratterizza, allo spirito di fede che vi anima”. Ma quale è lo stile del rappresentante pontificio? Leone XIV ricorre ad un brano degli Atti degli Apostoli, la guarigione dello storpio che “descrive bene il ministero di Pietro”, il quale vede uno storpio chiedere l’elemosina alla porta del tempio. Quest’immagine – commenta il Papa – “sembra l’immagine di un’umanità che ha perso la speranza ed è rassegnata”, e che si vive ancora oggi, quando la Chiesa incontra “spesso uomini e donne che non hanno più gioie, che la società ha messo ai margini, o che la vita ha costretto in un certo senso ad elemosinare l’esistenza”.

Costruire relazioni

Pietro chiede allo storpio di guardare verso di loro, dice di non possedere ne oro e ne argento, lo solleva, e di colpo questo guarisce. Leone XIV si sofferma sulla richiesta di Pietro all’uomo di guardare, perché “guardarsi negli occhi significa costruire una relazione”, ed è questo il ministero di Pietro, quello di “creare relazioni e ponti”. “Un Rappresentante del Papa – chiosa Leone XIV – è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi. Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto”, ma che ha quello che conta, cioè “Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza”.

Dare amore

Sottolinea il pontefice “Dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto”. E allora il Papa dice di contare sui nunzi “affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso. Solo l’amore è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”. Il Papa sottolinea ai nunzi che “il vostro servizio è sub umbra Petri, come troverete inciso sull’anello che riceverete quale mio dono. Sentitevi sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro. Solo nell’obbedienza e nella comunione effettiva con il Papa il vostro ministero potrà essere efficace per l’edificazione della Chiesa, in comunione con i Vescovi locali”.

Lo sguardo benedicente

Leone XIV chiede ai nunzi di avere “sempre uno sguardo benedicente, perché il ministero di Pietro è benedire, cioè saper vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza”. Li invita a sentirsi “missionari, inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana, promuovendo ovunque relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare”. Chiede loro che la loro competenza “sia sempre illuminata dalla ferma decisione per la santità”, alla scuola dei santi diplomatici come San Giovanni XXIII e San Paolo VI.

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