Londra, case bloccate per 120 milioni di sterline

In una città come Londra, dove la domanda di alloggi cresce senza sosta e la crisi abitativa pesa ogni giorno di più sulle famiglie, la notizia che oltre 3.800 nuove abitazioni siano state bloccate prima ancora di essere costruite non è soltanto un dato tecnico, ma un simbolo di un sistema che fatica a rispondere ai bisogni reali. Secondo un’inchiesta della BBC, i consigli comunali londinesi hanno speso circa 120 milioni di sterline in progetti edilizi oggi fermi, lasciando interi quartieri con terreni vuoti o cantieri mai partiti. Le ragioni sono molteplici: dall’aumento vertiginoso dei costi di costruzione, alla pressione crescente sui bilanci municipali, fino alle nuove normative di sicurezza introdotte dopo il tragico incendio della Grenfell Tower del 2017. Ciò che resta, però, è l’amarezza di migliaia di famiglie che attendono una casa popolare o un alloggio accessibile e che vedono i tempi di attesa allungarsi a dismisura.
I progetti sospesi e le cause dei ritardi
Secondo i dati raccolti da 31 consigli comunali su 33 grazie al Freedom of Information Act, più di 3.800 abitazioni tra social housing e proprietà private sono rimaste sulla carta nonostante le ingenti somme già spese. Uno dei casi più emblematici è quello del Waterloo Estate a Romford, nell’est di Londra. Qui il consiglio di Havering aveva stanziato 19 milioni di sterline per demolire un vecchio complesso residenziale nel 2021 e fare spazio a 1.380 nuove case moderne, efficienti e ad alta sostenibilità energetica. L’anno successivo, però, il progetto è stato congelato senza che fosse stata costruita nemmeno una parete. La ragione? Le nuove regole di sicurezza impongono la presenza di una seconda scala nei palazzi più alti, aumentando significativamente i costi e rendendo il piano insostenibile nel breve periodo.
Il tema della sicurezza non è marginale. Dopo la tragedia della Grenfell Tower, che ha provocato 72 vittime, il Regno Unito ha introdotto una serie di normative più severe, supervisionate dal Building Safety Regulator (BSR). Se da un lato queste regole sono essenziali per garantire che simili disastri non si ripetano, dall’altro rappresentano un ostacolo burocratico ed economico che rallenta la realizzazione di nuove abitazioni. Secondo Lord Best, ex presidente della Affordable Housing Commission, il BSR impiega anche un anno intero per approvare le pratiche di sicurezza, paralizzando lo sviluppo. Una lentezza che rischia di minare l’obiettivo governativo di aumentare la disponibilità di alloggi nella capitale.
Al problema normativo si aggiunge quello dei costi di costruzione, cresciuti a livelli record per effetto dell’inflazione, della scarsità di materiali e della difficoltà a trovare manodopera qualificata. Come ha dichiarato Rick de Blaby, amministratore delegato del gruppo immobiliare Get Living, “ottenere permessi edilizi, trovare i finanziamenti e garantire tempi certi di realizzazione non è mai stato così difficile nella mia carriera”. Una frase che sintetizza lo stato di impasse di un intero settore.
Le conseguenze sulla vita delle famiglie londinesi
Dietro le cifre ci sono storie personali che raccontano la drammaticità della crisi abitativa. A Hackney, uno dei quartieri simbolo della gentrificazione londinese, Niki vive in un piccolo appartamento con il marito e due figli. La famiglia è costretta a soluzioni estreme: il marito dorme sul divano, mentre la madre condivide il letto con i bambini, uno dei quali affetto da autismo. Inizialmente iscritta nella lista d’attesa del consiglio comunale con priorità medica e una previsione di 12 anni per ottenere una casa popolare, Niki ha visto il tempo stimato salire a 26 anni dopo essere stata declassata nella graduatoria. Una prospettiva che rende praticamente impossibile sperare in un futuro dignitoso.
Nello stesso quartiere, il progetto del Lincoln Court Estate, che avrebbe dovuto offrire 80 nuove abitazioni, è stato sospeso dopo una spesa preliminare di 2,1 milioni di sterline. Anche in questo caso, i costi crescenti hanno reso irrealizzabile il piano. Un portavoce del consiglio ha sottolineato che si tratta di un progetto complesso, gravemente colpito dall’aumento delle spese di costruzione, pur ricordando che altrove in città alcune nuove case sono state effettivamente completate. Ma la realtà rimane: i progetti fermi alimentano una spirale di frustrazione per migliaia di famiglie in lista d’attesa.
L’impatto sociale è evidente: secondo le analisi dell’Office for National Statistics, Londra ha un fabbisogno di decine di migliaia di nuove abitazioni ogni anno per stare al passo con la domanda, eppure i progetti bloccati stanno rendendo questa sfida sempre più ardua. In un contesto in cui i prezzi degli affitti crescono e il mercato immobiliare privato diventa inaccessibile a molti, la carenza di case popolari e alloggi a prezzi contenuti non fa che accentuare le disuguaglianze.
Le risposte del governo e le prospettive future
Il governo britannico ha dichiarato di essere consapevole della gravità della situazione e ha annunciato un pacchetto di riforme per velocizzare le pratiche di sicurezza e le procedure di pianificazione. Secondo un portavoce, il BSR svolge un ruolo fondamentale per garantire edifici più sicuri, ma occorre semplificare i processi e aumentare le risorse a disposizione, in modo da permettere agli sviluppatori di procedere più rapidamente. L’obiettivo, sottolinea il governo, è “creare un sistema che funzioni sia per i costruttori sia per i residenti, mantenendo la sicurezza come priorità assoluta”.
Il Building Safety Regulator, dal canto suo, ha difeso il proprio operato ricordando che la sua missione principale è tutelare i residenti, soprattutto in edifici ad alto rischio. “Creare un nuovo organismo regolatore è stato complesso, ma in breve tempo abbiamo fatto progressi significativi”, ha affermato un portavoce. L’intento è garantire che ogni nuovo palazzo rispetti standard che possano prevenire tragedie come quella della Grenfell Tower, anche se ciò implica inevitabili rallentamenti.
Il nodo resta quello di conciliare sicurezza, costi e tempi. Perché se è vero che la protezione dei residenti non può essere sacrificata, è altrettanto vero che i ritardi alimentano una crisi sociale che mina la qualità della vita di migliaia di cittadini. Alcuni osservatori sottolineano che il futuro del mercato immobiliare londinese dipenderà dalla capacità di creare un equilibrio tra regole più stringenti e incentivi economici. Tra le ipotesi al vaglio vi sono maggiori investimenti statali, sussidi per i consigli comunali e partenariati pubblico-privati che possano sostenere i costi aggiuntivi derivanti dalle nuove normative.
Nel frattempo, alcuni progetti potrebbero ripartire, ma molti altri rischiano di essere abbandonati definitivamente, lasciando dietro di sé non solo spese già sostenute, ma soprattutto l’ennesima occasione mancata per affrontare una crisi abitativa che ormai rappresenta una delle principali emergenze sociali della capitale. Londra, con la sua crescita demografica e la pressione costante su affitti e prezzi delle case, non può permettersi di fermarsi: ogni ritardo, ogni cantiere congelato, è una ferita che allarga il divario tra chi può permettersi un tetto e chi no.
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