The Clockmakers’ Museum, il tempo a Londra

Settembre 2, 2025 - 18:00
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The Clockmakers’ Museum, il tempo a Londra

Passeggiando tra le sale del Science Museum di South Kensington, a Londra, si può entrare in un mondo silenzioso e affascinante, dove il battito del tempo è scandito da meccanismi ingegnosi, quadranti finemente decorati e cronometri che hanno cambiato la storia della navigazione. Questo mondo è il Clockmakers’ Museum, una delle collezioni più antiche e prestigiose dedicate all’orologeria, definita da studiosi e appassionati come una vera e propria “capsula del tempo” che racconta quattro secoli di maestria artigiana. Visitare questo museo significa compiere un viaggio che intreccia scienza, arte e storia sociale, scoprendo come Londra sia stata, per secoli, la capitale mondiale della misurazione del tempo.

Le origini della collezione

La nascita del Clockmakers’ Museum è strettamente legata alla Worshipful Company of Clockmakers, una delle antiche livery companies londinesi, cioè le corporazioni che fin dal Medioevo regolavano i mestieri della City. Fondata nel 1631, la compagnia degli orologiai aveva l’obiettivo di tutelare la qualità della produzione, fissare regole per l’apprendistato e difendere gli interessi della categoria. Con il passare dei secoli, gli orologiai londinesi divennero celebri in tutta Europa per l’eccellenza delle loro creazioni, tanto che figure come Thomas Tompion e George Graham furono considerati veri e propri artisti del tempo.

Vetrina con orologi da tasca e strumenti esposti al Clockmakers’ Museum di Londra.

Una delle vetrine del Clockmakers’ Museum a Londra, con orologi da tasca e ritratti degli orologiai inglesi.

Fu all’inizio dell’Ottocento che maturò l’idea di creare una collezione che potesse testimoniare e preservare questa tradizione. Nel 1814, grazie all’impulso dell’orologiaio Benjamin Lewis Vulliamy, la Clockmakers’ Company decise di raccogliere orologi, strumenti scientifici, documenti e ritratti degli artigiani più illustri. La collezione, inizialmente conservata nella biblioteca della compagnia, venne aperta al pubblico nel 1874 in una sala del Guildhall, il cuore amministrativo della City di Londra. Per oltre un secolo i visitatori ebbero accesso a un patrimonio che raccontava l’evoluzione dell’orologeria e la centralità di Londra in questo settore.

Nel 2015 il museo ha trovato una nuova sede al Science Museum di South Kensington, dove è tuttora ospitato con ingresso gratuito. Il trasferimento ha dato nuova visibilità alla collezione, collocandola in un contesto museale visitato ogni anno da milioni di persone e consentendo di integrare la storia dell’orologeria con quella più ampia della scienza e della tecnologia. Secondo la pagina ufficiale del Science Museum, il Clockmakers’ Museum è oggi il più antico museo pubblico dedicato esclusivamente agli orologi e agli strumenti di misurazione del tempo, una definizione che sottolinea la sua unicità.

Il percorso espositivo segue un ordine cronologico che accompagna il visitatore dal XVI secolo fino al contemporaneo. All’inizio si incontrano i primi orologi meccanici portatili, ingombranti e imprecisi, ma già straordinari per ingegno tecnico. Poi si passa alle pendole del XVII secolo, simbolo di status sociale nelle case dell’aristocrazia, e ai cronometri marini del XVIII secolo, fondamentali per la navigazione e la sicurezza dei viaggi oceanici. Infine, si giunge ai modelli dell’età contemporanea, inclusi alcuni capolavori del maestro George Daniels, l’orologiaio inglese che nel Novecento reinventò il concetto stesso di meccanismo con il celebre scappamento coassiale.

Le teche del museo non mostrano soltanto oggetti, ma raccontano storie di uomini e di invenzioni. Ogni orologio porta con sé la firma di un artigiano, il gusto di un’epoca e spesso le tracce di eventi storici più ampi. È un percorso che invita a riflettere non solo sul progresso tecnologico, ma anche sul rapporto dell’uomo con il tempo, tema universale che attraversa culture e civiltà. Come osserva la Encyclopedia Britannica, la compagnia degli orologiai londinesi non è stata solo un’istituzione corporativa, ma anche un custode della memoria di un mestiere che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo della scienza moderna.

Capolavori e protagonisti della collezione

Passeggiare tra le vetrine del Clockmakers’ Museum significa compiere un viaggio nel cuore dell’orologeria europea. Ogni pezzo esposto non è soltanto un meccanismo che misura il tempo, ma un frammento di storia, un esempio dell’ingegno umano e dell’evoluzione tecnologica che ha contribuito a trasformare la società. La collezione, che comprende oltre 600 orologi da tasca, più di 30 pendole, cronometri marini e centinaia di strumenti e documenti, è considerata dagli studiosi la più completa raccolta al mondo sulla storia dell’orologeria inglese.

Cronometro H5 di John Harrison esposto al Clockmakers’ Museum di Londra.

Il cronometro H5 di John Harrison, realizzato nel 1770, esposto al Clockmakers’ Museum di Londra.

Uno degli oggetti più celebri è il cronometro H5 realizzato da John Harrison nel 1770. Harrison, un orologiaio autodidatta proveniente dallo Yorkshire, dedicò la vita alla risoluzione di una delle grandi sfide della navigazione: la determinazione della longitudine in mare. Per secoli i marinai avevano saputo calcolare la latitudine con una certa precisione, ma la longitudine restava un enigma. Senza uno strumento affidabile, le navi rischiavano di perdersi negli oceani, con conseguenze spesso tragiche. Harrison progettò una serie di cronometri in grado di mantenere l’ora esatta del porto di partenza, consentendo così di calcolare la differenza temporale e quindi la posizione longitudinale. Il suo H5 rappresentò la sintesi di decenni di lavoro e contribuì a vincere il celebre Longitude Prize istituito dal Parlamento britannico. Ammirare questo oggetto al Clockmakers’ Museum significa comprendere come un piccolo meccanismo abbia rivoluzionato la storia della navigazione e reso possibile l’espansione marittima dell’Impero britannico.

Accanto a Harrison, il museo celebra figure come Thomas Tompion, spesso definito il “padre dell’orologeria inglese”. Attivo tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, Tompion fu celebre per la precisione e l’eleganza dei suoi orologi, tanto da meritare il soprannome di “orologiaio dei re”. Le sue pendole e i suoi orologi da tasca, caratterizzati da un equilibrio perfetto tra estetica e funzionalità, divennero modelli di riferimento per generazioni di artigiani. I suoi successori, tra cui George Graham, proseguirono su questa strada, introducendo innovazioni come lo scappamento a cilindro e perfezionando la misurazione del tempo astronomico.

Un’altra figura chiave rappresentata nella collezione è Edward East, uno dei primi membri della Clockmakers’ Company e orologiaio alla corte di Carlo I. I suoi orologi testimoniano la transizione dai modelli rinascimentali a quelli barocchi, con quadranti più leggibili e meccanismi più affidabili. Nel museo sono esposti anche pezzi di David Ramsay, Samuel Knibb e Samuel Watson, ciascuno portatore di una fase dell’evoluzione tecnica e stilistica dell’orologeria inglese.

La collezione non si limita al passato remoto. Una sezione è dedicata all’opera di George Daniels, considerato il più grande orologiaio indipendente del Novecento. Daniels fu l’inventore dello scappamento coassiale, una rivoluzione nella tecnologia degli orologi meccanici che ridusse l’attrito e migliorò la precisione. I suoi modelli, realizzati a mano con una maestria quasi rinascimentale, rappresentano la continuità di una tradizione che, pur in un’epoca dominata dal quarzo e dall’elettronica, dimostra ancora la forza dell’artigianato meccanico.

Accanto agli orologi, il museo espone cronometri marini, bussole, astrolabi e strumenti scientifici che raccontano il legame indissolubile tra orologeria e progresso della scienza. Non si può dimenticare che la misurazione del tempo è stata fondamentale non solo per la vita quotidiana, ma anche per l’astronomia, la fisica e la navigazione. Gli strumenti conservati al Clockmakers’ Museum testimoniano questa interconnessione, mostrando come l’orologiaio fosse, a tutti gli effetti, anche un uomo di scienza.

Molti visitatori restano colpiti non solo dalla bellezza dei meccanismi, ma anche dalle decorazioni artistiche. Quadranti smaltati, casse incise, intarsi e motivi floreali rivelano l’attenzione estetica che accompagnava la precisione tecnica. In un’epoca in cui possedere un orologio era privilegio di pochi, questi oggetti erano anche simboli di status e opere d’arte da esibire. Il museo, in questo senso, racconta non solo la storia della tecnologia, ma anche quella del gusto e del collezionismo.

Secondo la pagina dedicata del Science Museum, la disposizione cronologica della collezione permette al visitatore di cogliere in un colpo d’occhio l’evoluzione di forme, materiali e funzioni. Dal primo orologio da tasca del Cinquecento fino agli esemplari contemporanei, il percorso è un filo rosso che unisce quattro secoli di innovazioni. Ogni sala diventa così una finestra su un’epoca, con i suoi protagonisti, le sue sfide e i suoi successi.

Il Clockmakers’ Museum non è solo un archivio di oggetti antichi, ma un racconto vivo di come l’uomo abbia imparato a dominare il tempo. Ogni cronometro marino ricorda le traversate oceaniche, ogni pendola evoca le stanze aristocratiche in cui scandiva la giornata, ogni orologio da tasca porta con sé la memoria del suo proprietario. È questo intreccio di tecnologia, arte e vita quotidiana che rende la collezione così affascinante e unica al mondo.

Un viaggio per il visitatore e il valore culturale del museo

Visitare oggi il Clockmakers’ Museum significa vivere un’esperienza che va oltre la semplice contemplazione di orologi antichi. L’allestimento al Science Museum di South Kensington è concepito per accompagnare il pubblico in un percorso narrativo che unisce meraviglia estetica, conoscenza tecnica e suggestione storica. La sala che ospita la collezione, situata al secondo piano, è luminosa e accogliente, con vetrine che permettono di osservare da vicino i dettagli di quadranti e meccanismi. L’ingresso gratuito contribuisce a renderlo un luogo accessibile a tutti, dai turisti incuriositi agli appassionati di orologeria, dagli studenti agli studiosi che vi trovano un patrimonio inestimabile.

Il museo è spesso descritto come una “gemma nascosta” di Londra. Pur trovandosi in una delle istituzioni più visitate della città, riesce a mantenere un’atmosfera raccolta, che invita alla contemplazione e alla scoperta lenta. Qui il visitatore può avvicinarsi a un cronometro marino e immaginare la vita dei marinai che solcavano gli oceani, oppure osservare un orologio da tasca del Seicento e pensare a chi lo portava in una Londra attraversata da guerre civili e rivoluzioni scientifiche. Ogni oggetto diventa così una finestra aperta su un passato che, grazie alla cura dei curatori e della Worshipful Company of Clockmakers, continua a parlare al presente.

Sala espositiva del Clockmakers’ Museum all’interno del Science Museum di Londra.

Veduta della sala che ospita il Clockmakers’ Museum al Science Museum di Londra.

La missione del museo non è soltanto conservare, ma anche educare. Attraverso pannelli informativi, supporti digitali e visite guidate, la collezione spiega come la misurazione del tempo sia stata fondamentale per la vita quotidiana, per la scienza e per lo sviluppo economico. Capire come funzionava un orologio meccanico, come veniva regolata una pendola o come un cronometro poteva salvare la vita di una nave è un modo per comprendere quanto l’ingegno umano abbia saputo rispondere a bisogni concreti con soluzioni tecniche di straordinaria bellezza. Non a caso il museo collabora con scuole e università, offrendo programmi educativi che stimolano nuove generazioni a scoprire la storia della tecnologia.

Un aspetto particolarmente interessante è il legame con la città di Londra. Per secoli la capitale britannica è stata il cuore dell’orologeria mondiale, e il museo ne è la testimonianza vivente. Molti degli orologiai esposti lavoravano nelle strade della City, e i loro nomi erano noti in tutta Europa. Visitando la collezione, il pubblico riscopre un aspetto della storia londinese spesso dimenticato, fatto di botteghe, corporazioni e commerci che hanno contribuito alla reputazione internazionale della città. In questo senso il Clockmakers’ Museum non è solo una raccolta di oggetti, ma un frammento dell’identità culturale londinese, che racconta il ruolo della capitale come centro di innovazione e di scambio.

La collezione ha anche un significato più ampio nel dibattito contemporaneo sulla tutela dei mestieri artigianali. L’orologeria meccanica, pur avendo perso la centralità che aveva nei secoli scorsi, continua a essere un’arte fragile, che rischia di scomparire senza adeguata valorizzazione. La stessa Worshipful Company of Clockmakers, come ricorda la pagina ufficiale della compagnia, ha tra i suoi obiettivi quello di promuovere e sostenere la formazione di nuovi artigiani, affinché la tradizione non vada perduta. Esporre i capolavori del passato in un museo visitato da milioni di persone significa anche ricordare che dietro ogni oggetto c’è un sapere, un mestiere, un’eredità che merita di essere trasmessa.

Dal punto di vista culturale, il museo stimola una riflessione profonda sul rapporto tra uomo e tempo. Guardando un orologio del Cinquecento, ingombrante e impreciso, e confrontandolo con i modelli del Novecento, compatti e affidabili, ci si rende conto di come la nostra percezione del tempo sia cambiata. Nei secoli l’orologio è passato dall’essere un lusso raro a uno strumento di uso comune, fino a diventare oggi un accessorio di moda o un dispositivo digitale integrato nei nostri telefoni. Il Clockmakers’ Museum permette di osservare questa trasformazione con occhi diversi, ricordandoci che il tempo non è solo una misura, ma anche un concetto culturale che ha modellato la vita delle comunità.

Infine, c’è un aspetto emozionale che colpisce molti visitatori: il museo offre un senso di continuità, un filo che unisce generazioni di artigiani e di fruitori. Ogni meccanismo, ogni firma incisa su un quadrante, è il segno di un legame tra passato e presente. Camminando tra le teche, si percepisce la passione di chi, secoli fa, ha dedicato la vita a perfezionare un ingranaggio, a incidere un motivo ornamentale, a rendere più preciso un bilanciere. È una testimonianza del genio umano, ma anche della sua fragilità: senza il lavoro di conservazione e valorizzazione, tutto questo potrebbe andare perduto.

Per questo motivo, il Clockmakers’ Museum è molto più di un’esposizione di orologi. È un luogo che invita alla meditazione sul tempo, sulla storia e sull’eredità culturale. Nella frenesia della Londra contemporanea, entrare in questa sala silenziosa e osservare un orologio che ha segnato le ore trecento anni fa è un modo per fermarsi, riflettere e riscoprire il valore della lentezza. È un invito a guardare il tempo non solo come un nemico che ci sfugge, ma come un compagno che scandisce le nostre vite, arricchendole di memoria e di significato.

Informazioni utili per la visita

  • Il Clockmakers’ Museum si trova all’interno del Science Museum di Londra, nel quartiere di South Kensington, facilmente raggiungibile con la metropolitana (fermata South Kensington, linee District, Circle e Piccadilly).
  • L’accesso al museo è gratuito, come per tutte le collezioni permanenti del Science Museum, rendendolo una tappa accessibile a chiunque voglia scoprire questo straordinario patrimonio.
  • Gli orari di apertura seguono quelli del museo principale: tutti i giorni dalle 10:00 alle 17:30, con ultima ammissione alle 17:15.

Per i visitatori che desiderano pianificare in anticipo la visita o acquistare biglietti per mostre temporanee del Science Museum, è possibile consultare il sito ufficiale Science Museum – Clockmakers’ Museum, dove sono disponibili informazioni aggiornate su orari, eventi e attività educative.


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