La Commissione chiude e smantella l’unità ‘Economia sociale’. Séjourné prova a rassicurare

Bruxelles – Giù le mani dall’economia sociale e dalla sua agenda. La riorganizzazione interna della Commissione europea non piace ai liberali europei (Re), che chiedono conto delle decisioni di chiudere uffici e accorparli in altra sede. Ciaran Mullooly, indipendente irlandese membro di Renew, contesta la decisione di sciogliere l’unità Economia Sociale della Direzione generale Mercato interno, industria, imprenditoria e pmi (DG GROW), trasferendone le responsabilità alla Direzione generale Occupazione, affari sociali e inclusione (DG EMPL).
Questa scelta, contesta l’europarlamentare nell’interrogazione parlamentare presentata appositamente, “rischia di indebolire il posizionamento economico e industriale dell’economia sociale, un ecosistema che impiega oltre 11 milioni di persone, in un momento in cui resilienza, inclusione e competitività devono andare di pari passo”. Lo spostamento a destra della Commissione von der Leyen adesso preoccupa anche chi proprio laburista non è.
Ufficialmente i numeri sono diversi. Secondo la Commissione Ue sarebbero 13,6 milioni le persone attive nel settore dell’economia sociale (più di quanti dichiarati da Mullooly, dunque), portata avanti da associazioni senza fini di lucro, cooperative e fondazioni. Un cambio di organizzazione interna rischia di gravare su tutto questo. Preoccupazioni respinte però da Stephane Séjourné, vicepresidente esecutivo per la strategia industriale.
“La riorganizzazione della Dg Grow, che include la soppressione dell’unità dedicata all’economia sociale, mira a migliorare l’efficienza, integrando al contempo l’economia sociale nelle più ampie politiche industriali e del Mercato unico”, spiega il membro francese del collegio dei commissari. Che assicura: “Gli attori dell’economia sociale rimangono pienamente integrati” nelle politiche di cui lo stesso Séjourné è responsabile. Restano centrali in particolare per ciò che riguarda “la strategia industriale, la revisione degli appalti pubblici e programmi specifici come l’Enterprise Europe Network, Erasmus per giovani imprenditori e la Piattaforma europea di collaborazione per i cluster”.
L’economia sociale non è né sotto attacco né in discussione, continua Séjourné: “La Commissione è fermamente impegnata a promuovere lo sviluppo dell’economia sociale, in particolare attraverso l’attuazione del Piano d’azione per l’economia sociale, e a garantire che gli attori dell’economia sociale possano contribuire in modo significativo alla prosperità e alla resilienza del mercato unico”. Intanto però la specifica unità appositamente dedicata viene chiusa e smantellata.
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