Pagamento degli straordinari negli enti locali: i chiarimenti dell'ARAN

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Uno degli aspetti più delicati e frequentemente oggetto di dubbi riguarda il calcolo corretto del compenso per le ore di straordinari lavorativi: con il parere 35072/2025 l’ARAN fornisce importanti chiarimenti per il personale che lavora negli enti locali.
In particolare, una delle questioni su cui si è recentemente soffermata l’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) è il ruolo degli assegni personali riassorbibili nella determinazione della retribuzione utile per gli straordinari.
L’intervento chiarificatore riguarda nello specifico l’assegno personale riassorbibile previsto dall’art. 15, comma 3 del CCNL del 16 novembre 2022, che si riferisce alle progressioni economiche tra le Aree.
Il contesto contrattuale di riferimento
Per comprendere appieno la portata del quesito e del chiarimento fornito, è necessario partire dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del 16 novembre 2022, valido per il comparto Funzioni Centrali. Questo contratto disciplina numerosi aspetti economici e normativi che regolano i rapporti di lavoro tra dipendenti pubblici e amministrazioni. Uno degli articoli più rilevanti per il tema in questione è l’articolo 32, che stabilisce le regole per la determinazione delle indennità per prestazioni straordinarie.
Secondo quanto riportato al comma 4 dell’art. 32, per determinare il valore orario delle prestazioni extra orario di servizio è necessario fare riferimento alla retribuzione base, così come definita all’articolo 74, comma 2, lettera b) dello stesso contratto collettivo. A questa voce va aggiunta la quota parte della tredicesima mensilità, così da determinare la base utile per il calcolo orario dell’indennità da riconoscere.
Cosa rientra nella retribuzione di riferimento
Il contratto collettivo definisce con precisione quali elementi economici concorrono a formare la base di calcolo per il lavoro straordinario. In particolare, si considerano:
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Lo stipendio base mensile (art. 74, lett. a);
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Gli eventuali differenziali stipendiali riconosciuti a seguito di progressioni economiche interne all’Area;
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Gli assegni personali non riassorbibili introdotti con il contratto del 22 gennaio 2004, all’art. 29, comma 4;
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Gli assegni personali riassorbibili previsti dal nuovo CCNL del 2022, all’art. 15, comma 3.
Proprio quest’ultimo punto è al centro dell’orientamento applicativo pubblicato da ARAN. L’agenzia, infatti, ha confermato in modo inequivocabile che anche gli assegni riassorbibili connessi alle progressioni tra le Aree devono essere conteggiati nella retribuzione mensile ai fini del calcolo dello straordinario.
Assegni riassorbibili: cosa sono e quando si applicano
Gli assegni personali riassorbibili sono voci retributive temporanee, introdotte per tutelare economicamente il dipendente nel passaggio da un’Area a un’altra all’interno della Pubblica Amministrazione, quando la nuova posizione economica inizialmente non garantisce uno stipendio pari a quello precedentemente percepito. In attesa che le nuove retribuzioni (ad esempio grazie a futuri aumenti contrattuali o avanzamenti) raggiungano e superino il trattamento economico goduto in precedenza, al lavoratore viene garantita questa indennità “ponte”.
A differenza degli assegni non riassorbibili, che restano invariati e definitivi, quelli riassorbibili sono destinati a scomparire progressivamente nel momento in cui il nuovo trattamento economico superi quello precedente. Tuttavia, finché sono erogati, rappresentano a tutti gli effetti parte della retribuzione mensile, e come tali devono essere presi in considerazione nel calcolo delle prestazioni aggiuntive.
Implicazioni operative
Con la risposta pubblicata nella sezione “Orientamenti applicativi” (ID: 35072), ARAN ha fugato ogni incertezza: l’assegno personale riassorbibile legato alle progressioni tra le Aree concorre alla determinazione del compenso per lo straordinario. In termini pratici, ciò significa che i dipendenti pubblici che percepiscono questo tipo di assegno, quando chiamati a effettuare ore di lavoro oltre l’orario ordinario, vedranno riconosciuto un compenso che tiene conto anche di questa voce retributiva.
Questo chiarimento ha importanti conseguenze per gli uffici del personale delle amministrazioni pubbliche, che devono adeguare i propri calcoli e software gestionali per evitare errori nell’erogazione degli importi dovuti. Ma ha anche rilevanza diretta per i lavoratori, che potranno verificare con maggiore consapevolezza la correttezza delle somme ricevute per gli straordinari.
Perché è importante distinguere tra le voci retributive
La composizione della retribuzione nella Pubblica Amministrazione è il risultato di diversi livelli contrattuali, ciascuno dei quali può introdurre nuove voci economiche, abrogare le precedenti o modificarne la natura. Sapere quali componenti vengono effettivamente utilizzate per il calcolo dello straordinario o di altri istituti (come TFR, pensione, indennità di turno, ecc.) è fondamentale per evitare contestazioni, disallineamenti o disparità di trattamento.
Il fatto che anche gli assegni formalmente riassorbibili siano conteggiati come parte integrante della base mensile utile ai fini dello straordinario rafforza l’idea che il principio dell’equità retributiva debba tener conto dell’effettiva condizione economica del dipendente nel momento in cui svolge un’attività lavorativa ulteriore rispetto al normale orario.
Pagamento degli straordinari negli enti locali: i chiarimenti dell’Aran
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