Recensione GoPro MAX 2: il "vero 8K" fa la differenza?
La GoPro MAX 2 punta subito su un'impostazione robusta. Nella confezione troviamo la videocamera, la batteria Enduro da 1960 mAh, il classico mount GoPro con fingers, il cavo USB-C e la custodia protettiva morbida. È un kit essenziale, pensato per iniziare subito a registrare e agganciarsi ai supporti esistenti senza adattatori aggiuntivi.
Il corpo squadrato ha dimensioni pari a 64 × 69,7 × 48,7 millimetri, dunque più spesso della MAX originale ma progettato per essere più stabile e aerodinamico in montaggio frontale. Il peso è di 195 grammi con batteria, un valore che la colloca nella fascia alta delle 360, ma che segue la logica di privilegiare solidità e dissipazione rispetto alla leggerezza estrema.
Uno degli elementi più caratteristici è il sistema di lenti sostituibili twist-and-go, basato su due elementi in vetro ottico con rivestimento idrofobico. Basta una rotazione per rimuovere una lente e montarne una nuova senza attrezzi, una soluzione utile per chi riprende in ambienti dove urti, graffi o cristalli di ghiaccio sono una variabile costante.
Le lenti in vetro ottico con rivestimento idrofobico sono pensate per sopportare uso intenso e graffi accidentali, e possono essere sostituite con una rotazione in pochi secondi, senza attrezzi
La scocca è impermeabile fino a 5 metri, con un sistema di microfoni che integra la tecnologia Water Drain: dopo l'immersione, l'acqua viene espulsa dai fori acustici, evitando che rimanga intrappolata e comprometta la registrazione audio. La presenza di sei microfoni distingue la MAX 2 da molte contendenti dirette e permette una gestione più precisa del campo sonoro.
Sul fronte della montabilità, MAX 2 offre tre soluzioni diverse:
- Magnetic Latch Mount per cambi rapidi di supporto
- GoPro Fingers per attività ad alta intensità
- Attacco 1/4"-20 per treppiedi o accessori generici
È un approccio che rompe con la tradizione GoPro delle sole due alette pieghevoli e che amplia facilmente la compatibilità con setup di terze parti.
Il touchscreen posteriore, più grande del 10% rispetto al modello precedente, migliora la navigazione tra i menu e la gestione delle clip, mentre i pulsanti più sporgenti agevolano l'uso con i guanti, un aspetto non secondario nei contesti outdoor.
Per capire l'ambizione della GoPro MAX 2, basta guardare cosa offre dal punto di vista hardware. La camera ruota attorno a una piattaforma capace di registrare in True 8K, con un'elaborazione a 10 bit e profilo GP-Log pensato per chi vuole intervenire sul colore in post-produzione. Il bitrate può arrivare fino a 300 Mbps, un valore molto più vicino alle videocamere professionali che alle action cam tradizionali.
Video 360°:
- True 8K 30 fps, senza upscaling
- 5.6K 60 fps per riprese più fluide
- 4K 100 fps per slow motion 360
- Stabilizzazione Max HyperSmooth e 360 Horizon Lock
- Modalità creative integrate: TimeWarp, Night Mode, Time Lapse
Video a obiettivo singolo:
- 4K 60 fps e 1080p 60 fps
- Lenti digitali Max HyperView, SuperView, Ultra Wide, Wide e Linear
- Modalità POV e Selfie direttamente in camera
Foto:
- 29 megapixel in 360 gradi
- Modalità Burst, Night Photo, Time Lapse Photo
Colori e codec:
- 10-bit e GP-Log
- Supporto per LUT
- Codec H.265
Audio:
- Sistema a sei microfoni
- Riduzione avanzata del vento
- Registrazione direzionale in modalità singola lente
- Supporto per audio via Bluetooth
Batteria e autonomia:
- Batteria removibile Enduro 1960 mAh
- Progettata per rendere di più alle basse temperature
Design e resistenza:
- Impermeabile fino a 5 metri
- Lenti in vetro ottico sostituibili con rotazione, senza attrezzi
- Schermo posteriore più ampio per un controllo più immediato
La MAX 2 si posiziona in modo netto rispetto al resto del mercato puntando su due elementi chiave: qualità d'immagine e controllabilità del flusso video. La combinazione tra True 8K, 10-bit, GP-Log e bitrate elevato crea un margine di intervento molto più ampio in post produzione rispetto alle 360 consumer tipiche.
Il sistema di lenti sostituibili aggiunge un livello di robustezza che in ambito 360 fa realmente la differenza: una caduta non implica necessariamente un danno irreversibile, e la sostituzione immediata evita di interrompere una sessione di riprese.
Il design, più spesso di altre 360 compatte, indica una scelta chiara: privilegiare resistenza, dissipazione e stabilità alle dimensioni ridotte. La presenza di tre sistemi di montaggio nativi la rende inoltre più versatile nei setup reali, soprattutto quando si alternano action cam tradizionali e 360 all'interno della stessa sessione.
Che cosa significa davvero "True 8K"
Nelle videocamere 360 la risoluzione dichiarata non corrisponde sempre alla quantità di pixel realmente presenti nell'immagine finale. Le due semisfere catturate dalle lenti si sovrappongono e una parte dei pixel non contribuisce alla nitidezza percepita. In altri casi la risoluzione viene raggiunta tramite interpolazione, ottenendo numeri più alti sulla carta ma non un aumento reale del dettaglio.
La MAX 2 utilizza invece solo i pixel effettivi prodotti dai sensori, senza conteggiare le zone ridondanti e senza upscaling. Questo porta a un'immagine che mantiene una quantità di dettaglio più coerente con il valore nominale durante il reframing. È qui che entra in gioco il termine True 8K: non è un'etichetta di marketing, ma la descrizione di una risoluzione effettiva più fedele di quella offerta da molte alternative che dichiarano l'8K nominale.
La GoPro MAX 2 costruisce gran parte della sua identità sulla qualità d'immagine, e la registrazione in True 8K rappresenta un passo avanti concreto rispetto a molte camere 360 consumer.
L'assenza di upscaling e l'utilizzo di pixel realmente utili porta a un'immagine più definita non solo al centro dell'inquadratura, ma anche nelle aree periferiche, dove le camere sferiche mostrano più facilmente perdita di nitidezza. Questa solidità si percepisce soprattutto quando reframiamo: ingrandendo parti della scena, il livello di dettaglio resta più stabile e meno soggetto ai cedimenti tipici delle 360 che si affidano a un 8K solo nominale.
Il supporto al 10-bit e al profilo GP-Log amplia ulteriormente il margine creativo, con una gamma cromatica più estesa e transizioni più morbide nei cieli e nelle superfici uniformi, a patto di post-produrle.
In condizioni di buona luce, la MAX 2 restituisce un'immagine pulita, con un micro-contrasto superiore alla media e colori che mantengono coerenza anche dopo interventi moderati in post produzione. Riducendo la risoluzione a 5.6K 60 fps o 4K 100 fps, la qualità rimane competitiva: la perdita di dettaglio c'è, ma la fluidità extra può rendere queste modalità più adatte a sport, scene dinamiche o riprese da montare in verticale per i social.
Le differenze emergono però quando la luce diminuisce. In ambienti interni poco illuminati o nelle riprese serali, la MAX 2 mostra un aumento evidente del rumore e una riduzione del dettaglio fine, soprattutto nelle zone più scure dell'immagine. I colori tendono a perdere profondità e la gamma dinamica diventa più difficile da controllare, anche con il supporto del 10-bit. È un limite comune a molte 360 compatte, ma sulla MAX 2 risulta particolarmente evidente se si affrontano scene complesse con fonti di luce puntiformi o forte contrasto.
La modalità a obiettivo singolo beneficia del sensore più ampio e dell'elaborazione GoPro, con un 4K che appare più pulito rispetto alle action cam più leggere. L'ampiezza del campo visivo nelle modalità Max HyperView e SuperView produce inoltre un effetto immersivo molto evidente, ideale per POV in prima persona, mentre i profili più stretti offrono una resa più controllata per vlog o scenari meno dinamici. Anche qui, però, la resa scende sensibilmente in condizioni di luce scarsa.
Sul fronte fotografico, i 29 megapixel permettono risultati buoni finché si resta in ambienti ben illuminati. Non è un formato pensato per la fotografia immersiva professionale, ma offre un livello di dettaglio sufficiente per panoramiche rifinite in app o per crop successivi. Le modalità notte dedicate migliorano la flessibilità, ma non risolvono i limiti imposti dai sensori quando la luminosità si fa troppo bassa.
La stabilizzazione Max HyperSmooth (completamente elettronica, come nella concorrenza, sia chiaro) è uno degli elementi più solidi della GoPro MAX 2. Nei video a 360 gradi il comportamento è estremamente stabile anche quando la camera subisce movimenti bruschi, e il 360 Horizon Lock mantiene l'orizzonte perfettamente allineato indipendentemente dall'orientamento del supporto.
In pratica, anche oscillazioni marcate dovute alla corsa, alla bici o ai selfie stick più estesi vengono assorbite con una naturalezza che riduce al minimo l'effetto gelatina presente in molte 360 più leggere.
Il comparto audio, basato su sei microfoni, permette alla MAX 2 di registrare un suono più ampio e coerente rispetto alle camere immersive più economiche. La riduzione del vento è efficace quando la camera è montata frontale, mentre la tecnologia che evacua l'acqua dai fori microfonici dopo immersione consente di tornare a registrare più rapidamente rispetto a modelli che richiedono tempi di asciugatura più lunghi. In ambienti complessi o molto rumorosi l'audio può comunque risultare compresso, ma la resa resta generalmente più stabile rispetto alle 360 con dotazione microfonica meno articolata.
L'autonomia della GoPro MAX 2 dipende in modo significativo dalla risoluzione utilizzata. Con la batteria Enduro da 1.960 mAh, le riprese in 8K 30 fps si attestano attorno a un'ora di utilizzo continuativo, un valore in linea con ciò che ci si può aspettare da una camera 360 che lavora a questa densità di dati.
Passando a modalità meno esigenti, come il 5.6K 60 fps, la durata scende leggermente ma resta vicina ai sessanta minuti, mentre con 30 fps siamo intorno a un'ora e mezzo.
Nell'uso reale è importante considerare che stabilizzazione, Wi-Fi, GPS e temperature elevate influenzano in modo concreto il consumo. Le sessioni in 8K tendono a far salire la temperatura interna più rapidamente, e l'accorciamento della singola clip è un effetto prevedibile quando si registra a lungo in ambienti caldi o senza adeguata ventilazione.
La batteria Enduro aiuta a mantenere prestazioni più costanti anche al freddo, ma non elimina la necessità di portare una batteria di riserva quando si prevede una giornata di riprese articolata.
Nel complesso, l'autonomia è adeguata agli obiettivi della MAX 2: sufficiente per sessioni mirate, meno adatta a registrazioni continuative ad alta risoluzione. Chi la usa per vlog dinamici, moto, bici o clip brevi apprezzerà la flessibilità; chi invece necessiti di riprese prolungate dovrà organizzarsi con batterie aggiuntive o prevedere pause regolari. Da questo punto di vista l'esperienza ci ha ricordato molto quella delle action cam GoPro, e non proprio in senso positivo.
La GoPro MAX 2 si presenta con un design più voluminoso rispetto ad altre 360 compatte, che la fa sembrare più pesante del dovuto, ma anche più piccola di quanto non sia.
Il nuovo touchscreen posteriore, più grande rispetto alla generazione precedente, rende più intuitiva la navigazione tra le modalità e facilita il reframing rapido direttamente in camera. I comandi fisici, più pronunciati, si rivelano utili soprattutto con i guanti o in condizioni meteo avverse, per quanto un pelo troppo rigidi.
Un elemento distintivo della MAX 2, già sottolineato, è la presenza di tre sistemi di montaggio integrati: l'aggancio GoPro tradizionale, l'attacco 1/4"-20 e un sistema magnetico rapido. Questa combinazione consente di passare da un supporto all'altro senza dover ricorrere ad adattatori, e amplia la compatibilità con accessori di terze parti. Per chi alterna sessioni sportive, treppiedi, bastoni estesi o utilizzi più statici, la possibilità di cambiare configurazione in pochi secondi è un vantaggio tangibile.
Le nuove modalità POV e Selfie semplificano la gestione delle riprese più comuni: permettono di ottenere clip sfruttabili senza passare necessariamente dall'app di editing, un aspetto che accorcia notevolmente i tempi quando si vogliono creare contenuti rapidi.
L'interfaccia offre anche preset personalizzabili e scorciatoie (che la concorrenza dovrebbe imitare!), che aiutano a evitare passaggi ridondanti, rendendo la camera più adatta a chi registra spesso in contesti dinamici dove non c'è tempo per modificare ogni parametro. Si tratta dello stesso software presente sulle action cam GoPro, che proprio nella personalizzazione e nel controllo dei parametri di ripresa ha i suoi punti di forza. Detto questo, la MAX 2 resta un prodotto più orientato a un'utenza consapevole rispetto alle 360 entry-level.
L'app GoPro Quik rimane il centro operativo della MAX 2, ma qui il lavoro di rifinitura è più evidente rispetto al passato. L'editing 360 beneficia di strumenti pensati per velocizzare la selezione delle inquadrature: il sistema di object tracking, alimentato da algoritmi più precisi, permette di mantenere un soggetto al centro dell'azione con interventi minimi, mentre i nuovi strumenti Motion Frame e Camera Fx aiutano a creare movimenti di camera fluidi anche quando le clip nascono da riprese molto statiche. Questo riduce il tempo necessario per ottenere un risultato spendibile, soprattutto per chi non ha dimestichezza con software più complessi.
La qualità di esportazione dipende molto dalla risoluzione della clip originale, e in questo la MAX 2 trae vantaggio dalla sua True 8K: reframing e crop risultano meno penalizzanti, e le transizioni tra le inquadrature mantengono un dettaglio che resta credibile anche quando si esportano video in formati più tradizionali.
L'app mette a disposizione preset e template che servono principalmente a chi crea contenuti per i social, ma non è obbligatorio affidarsi a questi automatismi: chi preferisce un controllo più puntuale può intervenire su colore, contrasto e bilanciamento grazie al profilo GP-Log e alle LUT dedicate.
Accanto alle funzioni standard, la MAX 2 supporta anche GoPro Labs, un'estensione opzionale che sblocca impostazioni avanzate non presenti nel firmware base. Consente di aumentare il bitrate fino a 300 Mbps, creare configurazioni personalizzate tramite QR code e accedere a parametri di esposizione più dettagliati. Non è pensata per l'utente comune, ma rappresenta un vantaggio concreto per chi vuole integrare la camera in lavori più complessi o ha bisogno di un controllo più preciso sulla cattura, ma al contempo rende ancora più impredicibili l'autonomia e il surriscaldamento.
Il caricamento automatico dei file nel cloud (per abbonati) aiuta nella gestione dei progetti più lunghi, anche se le dimensioni delle clip in 8K richiedono buone connessioni per evitare attese troppo prolungate. L'esperienza d'uso complessiva è comunque più fluida rispetto alle generazioni precedenti, con minori rallentamenti nel reframing e un'interfaccia più reattiva quando si lavora con clip lunghe o ricche di movimento.
La GoPro MAX 2 ha un prezzo di listino di 519,99 euro, ma nel mercato reale è ormai comune trovarla a 100 euro meno, anche su Amazon. È una cifra che, la colloca nella fascia medio-alta delle videocamere 360, più cara di una Insta360 X4 Air, ma più economica della X5.
La prima è però più leggera e forse anche un po' più user friendly, soprattutto per i novizi del 360; la seconda ha un sensore più grande, orientato alla qualità pura, soprattutto in condizioni difficili.
Nel panorama complessivo, la MAX 2 occupa una posizione intermedia che quindi può sia accontentare che scontentare tutti. Si rivolge a chi vuole una 360 robusta, ricca di controllo e in grado di reggere editing intensi, senza però essere impeccabile in ogni condizione, né troppo economica o leggera. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di come lo guardi e dell'ecosistema in cui lavori.
Il sample per questa recensione è stato fornito da GoPro, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Qui trovate maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld.
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