Sardegna: una nuova rete per fermare l’esodo dei pazienti oncologici

La Regione Sardegna punta a rivoluzionare l’assistenza oncologica, con l’obiettivo di diventare autosufficiente nella presa in carico dei pazienti entro il 2030. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi, commentando i dati dell’ultima indagine Agenas sulle Reti Oncologiche regionali. “La direzione è tracciata – ha affermato – e coincide con quanto già avviato con la nostra nuova Rete Oncologica”. Il piano regionale mira a ridurre drasticamente la mobilità passiva, che ogni anno sottrae 90 milioni di euro al bilancio sanitario isolano per cure oncologiche erogate fuori regione. La strategia si basa su percorsi assistenziali integrati, gestione multidisciplinare e uniformità delle cure, con l’obiettivo di eliminare differenze ingiustificate nei trattamenti.

Secondo Bartolazzi, è fondamentale rafforzare la prossimità delle cure e rendere attrattive le strutture sarde, restituendo fiducia e accesso alle terapie sul territorio. In questo quadro, la ricerca riveste un ruolo chiave. La Biobanca, progetto congiunto di Regione, Università e Sardegna Ricerche, rappresenta uno snodo strategico per sviluppare terapie innovative, anche in ambito oncologico. “Se riuscissimo a produrre in Sardegna cure avanzate per i nostri malati – ha sottolineato – cambierebbe radicalmente il paradigma attuale”. Resta aperta la questione dei farmaci oncologici innovativi, per i quali la Sardegna, insieme ad altre regioni autonome, sostiene in autonomia le spese, non essendo destinataria dei rimborsi del fondo Aifa. Su questo fronte, è in corso un’interlocuzione con l’Agenzia del Farmaco per sanare una disparità ritenuta ormai non più sostenibile.

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