S.P.L.I.T recensione

Agosto 2, 2025 - 00:30
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S.P.L.I.T recensione

S.P.L.I.TPrima di parlare di S.p.l.i.t serve una premessa indispensabile. Nel panorama degli horror indie la libertà espressiva regna sovrana. Senza vincoli di budget, sviluppatori individuali e piccoli team sono liberi di sperimentare strani ibridi, approcci minimalisti e narrazioni psicologiche che sfidano i cliché. Non ci sono consigli su cosa è meglio fare, nessun referente a cui dar conto, solo un'idea da portare avanti. Sono ormai molti i progetti centrati, brevi e dal costo estremamente contenuto ad essersi affacciati sul mercato recentemente ed aver attirato un nutrito numero di giocatori: l'inquietante ed oppressivo Dead Letter Dept., un’esperienza angosciante su colpa e autodistruzione chiamato Mouthwashing, Clickolding è un esperimento claustrofobico che esplora il disagio di una complicità crescente. Threshold, un crescendo di ansia ed orrore nascosto dietro un lavoro apparentemente semplice come controllare il passaggio di un treno, Dreamcore ed i suoi spazi liminali surreali, ed infine Look Outside che mescola RPG a turni e body horror, chiedendo al giocatore scelte morali in mezzo al disfacimento ed infine World of Horror a dir poco ispirato dai lavori di Junji Ito. In questo contesto, Mike Klubnika sguazza felice come un pesce nel mare, e lo fa con uno stile ormai inconfondibile, forgiato da opere dalla marcata identità visiva. Sviluppatore estone, opera in completa autonomia, curando ogni fase del processo creativo: dalla programmazione alla realizzazione degli ambienti, dalla grafica alla colonna sonora. Il suo linguaggio estetico, costruito attraverso shader di posterizzazione, pixel netti e non filtrati, e una grafica low poly ispirata all’epoca della prima playstation, è tanto riconoscibile quanto volutamente grezzo. È salito alla ribalta con Buckshot Roulette, inquietante ibrido tra gioco da tavolo e roulette russa, capace di superare il milione di copie vendute in meno di due settimane. [caption id="attachment_1102017" align="alignnone" width="1920"] L'interfaccia a riga di comando o prompt dei comandi, tuo compagno di viaggio e tuo unico amico. Forse.[/caption] S.p.l.i.t, è il suo nuovo lavoro, che prosegue coerentemente la sua visione: un’esperienza narrativa minimalista, tutta incentrata su un terminale testuale immersivo, chat IRC interna e puzzle di hacking da digitare manualmente, il tutto accompagnato da una colonna sonora originale dello stesso autore al Il prezzo di lancio di meno di 4 euro, proporzionato alla breve durata che non raggiunge l'ora di gioco e alla natura sperimentale del progetto. E' un horror psicologico cerebrale, che connette il giocatore alla macchina attraverso ogni singolo comando. Appena avviato ci si ritrova davanti a una console che sembra uscita da un film cyberpunk analogico: nessuna distrazione visiva, solo linee di testo e un prompt lampeggiante che attende il tuo input. Il gioco ti immerge nel ruolo di Axel, un hacker incaricato di infiltrarsi in una superstruttura eticamente corrotta, coordinandoti con Sarah e Viktor via chat IRC interna. Ogni messaggio ricevuto scalda l’atmosfera, mentre il suono di sistemi legacy che frusciano e distorcono indica che qualcosa di sotterraneo sta per accadere. Ci si può spostare dai due terminali a disposizione, uno per chattare ed uno per eseguirei eseguire l'hackeraggio vero e proprio. Da subito, il gameplay evita tutorial: devi capire le directory, testare comandi, interpretare file di log criptici. La sensazione è quella di essere un ingranaggio in una macchina mefitica, dove ogni digitazione è un passo verso una scoperta potenzialmente devastante. Il finale, non lineare e portatore di conseguenze morali, arriva quasi inaspettato, lasciando un senso di vuoto e interrogativi sospesi. [caption id="attachment_1102018" align="alignnone" width="1280"] Credo che il tono dell'avventura sia facilmente intuibile da questa immagine.[/caption]

S.P.L.I.T. ELECTRIC EYE

Graficamente, riprende l’estetica distintiva di Klubnika: visuali sporche, interfacce testuali monocromatiche, glitch e interferenze visive che evocano ambienti obsoleti e alienanti. Anche il sistema sonoro è altrettanto straniante: distorsioni sottili, synth gravi, feedback disturbanti a ogni comando. La colonna sonora, composta da Klubnika stesso, completa il quadro: synth gravi, loop industriali, rumori elettronici spettrali che avvolgono l’inferenza hacker in una coperta sonora opprimente. L'intero gioco si svolge scrivendo con la tastiera, niente mouse o pad a supporto, in un unico ambiente dalla durata contenuta e senza spiegazioni o aiuti di sorta, meno di un'ora al netto di eventuali blocchi, nel mio caso frequenti che hanno allungato il tempo di gioco. Capire cosa digitare sul terminale con i pochi e sintetici consigli dei nostri complici e tutto quello che il gioco offre. Devo confessare che per me è stato come tornare ai gloriosi tempi del MS-DOS, quando l’avvio di un programma richiedeva ingegno e un pizzico di pazienza. Per le generazioni più giovani, abituate all’immediatezza, un approccio simile potrebbe risultare un vero shock. Eppure, s.p.l.i.t. non si rivela mai davvero crudele con il giocatore: durante le fasi di chat, infatti, qualsiasi tasto premuto viene automaticamente convertito nel dialogo preimpostato, eliminando ogni possibile frizione. [caption id="attachment_1102020" align="alignnone" width="1920"] I due terminali a nostra disposzione. A sinistra quello per comunicare con i nostri "colleghi" ed a destra quello per "operare"[/caption]

S.P.L.I.T. DIGITAL MAN

Diverso è il discorso quando si entra nel vivo dell’hacking: lì ogni comando va digitato con precisione assoluta, lettera per lettera, e ogni refuso viene severamente punito, mentre l’atmosfera sempre più pressante trasmette la sensazione che il tempo non giochi affatto a tuo favore. In questo senso, una certa dimestichezza con i comandi rappresenta un indubbio vantaggio. Fortunatamente, anche per chi non ha la memoria fresca delle vecchie stringhe, il gioco si dimostra clemente, fornendo di tanto in tanto preziosi suggerimenti sulle linee da utilizzare (distribuendo però i suggerimenti con parsimonia). https://www.youtube.com/watch?v=c3yd6qi9FS0 Sei sicuro di essere davvero pronto ad assumerti la responsabilità delle tue azioni? Questa è la domanda che solleva S.p.l.i.t, ed è anche una perfetta dimostrazione di cosa possa fare una singola mente visionaria quando unisce estetica, coding e colonna sonora. Mike Klubnika crea un'opera alienante e quasi ingiudicabile per gli standard videoludici moderni, completamente fuori dagli schemi, dal tempo e dalle logiche contemporanee. Breve, intenso, disturbante, ed eloquente nel suo silenzio minimalista. Un prodotto in grado di spiazzare completamente il giocatore ed adatto a chi cerca qualcosa di diverso dal solito.

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