Acquacoltura e benessere animale, l’Italia rimane indietro rispetto alle regole internazionali ed europee

Giugno 4, 2025 - 20:00
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Acquacoltura e benessere animale, l’Italia rimane indietro rispetto alle regole internazionali ed europee
acqauacoltura e benessere

Mentre l’Europa aggiorna regolamenti e consiglia buone pratiche, Essere Animali denuncia le mancanze dell’acquacoltura italiana, che sembra mancare di innovazione e prospettiva sul grande tema del benessere animale

L’acquacoltura si conferma un tasto dolente per la sostenibilità del settore pesca in Italia. Negli ultimi giorni, l’argomento è tornato in prima pagina grazie alle inchieste realizzate da Report con la giornalista Giulia Innocenzi, in particolare quella andata in onda domenica 1 giugno: con immagini e video, la trasmissione ha mostrato le terribili condizioni in cui vengono allevate le trote in alcuni stabilimenti del più grande produttore italiano, Erede Rossi Silvio.

Il presidente di Essere Animali, Simone Montuschi, ha commentato quanto scoperto per i microfoni di Report: “l’Italia è uno dei maggiori produttori di trote nell’Unione europea ma, a differenza di altri Paesi, mancano ancora impegni pubblici da parte del comparto ittico per garantire condizioni di allevamento e abbattimento più rispettose del benessere animale“.

Già nelle scorse settimane Essere Animali aveva puntato i riflettori sulla stessa problematica, sollevando diverse critiche al nuovo Manuale sul benessere delle specie ittiche allevate, promosso dall’associazione Piscicoltori Italiani (Api) e dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie.

Questo manuale, presentato ufficialmente a febbraio 2025, nasce per fornire delle linee guida per migliorare gli standard negli allevamenti ed è quindi una fonte utile per farsi un’idea delle debolezze del settore.

Limitare le sofferenze per gli animali allevati

L’analisi di Essere Animali mette in luce, purtroppo, alcune serie mancanze, su cui l’acquacoltura italiana dovrà lavorare per migliorarsi. Il primo punto contestato riguarda la fase dell’abbattimento: l’associazione evidenzia come il nuovo manuale non consigli di applicare il metodo dello stordimento elettrico alle specie più allevate in Italia, ossia spigole e orate.

Lo stordimento elettrico è però raccomandato dall’Aquaculture Advisory Council (Aac) dell’Unione europea – di cui Api stessa fa parte – sin dal 2017. I pareri dell’Aac si fondano su alle ricerche dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) e dell’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (Woah).

Gli esperti considerano lo stordimento elettrico come il metodo più appropriato per minimizzare la sofferenza durante la fase di abbattimento, descritta dallo stesso Aac come “il momento nella vita di un animale da allevamento in cui il benessere viene compromesso nella maniera più acuta“.

Non a caso, in vari Paesi europei – tra cui Spagna, Grecia e Turchia – questo metodo è già in uso da anni, anche perché, secondo studi preliminari, garantisce una migliore qualità del prodotto finito.

Proprio pochi giorni fa, tra l’altro, l’Acc ha reso definitivo un nuovo standard, che rende obbligatorio lo stordimento efficace – che sia elettrico o percussivo – dei pesci prima dell’abbattimento. L’obbligo entrerà in vigore da agosto 2025 e avrà un tempo di applicazione da uno a tre anni a seconda delle specie.

Con questo criterio, l’Acc impone che il metodo di stordimento utilizzato sia appropriato alla specie e assicuri la perdita di coscienza immediata ad almeno il 95% dei pesci (ricordando che quelli ancora coscienti devono essere storditi nuovamente).

Sembra andare nella direzione opposta il manuale italiano, che addirittura include tra i metodi per l’abbattimento in uso in Italia anche l’immersione in acqua e ghiaccio, una pratica che non solo non è raccomandata dal Codice Sanitario per gli Animali Acquatici della Woah, ma viene indicata molto chiaramente come dannosa per il benessere dei pesci.

Usando il ghiaccio, gli animali vengono semplicemente lasciati morire per asfissia o shock termico. Ciò implica agonie prolungate, che nei casi peggiori durano fino a 40 minuti.

Un meccanismo crudele, che emerge anche dalle indagini di Giulia Innocenzi: nelle immagini girate negli impianti, le trote vengono raccolte in vasche e ricoperte di ghiaccio, dove manifestano ancora chiari segni di coscienza e tentano visibilmente di scappare.

Stop agli antibiotici

Essere Animali ha criticato poi la debolezza del manuale sul fronte della salute pubblica, per non aver affrontato in modo incisivo il tema antibiotici e degli altri medicinali. Negli impianti di acquacoltura, infatti, vengono utilizzati moltissimi composti differenti, tra farmaci, alghicidi, erbicidi e disinfettanti.

Secondo l’associazione, da un lato il testo redatto dall’Api riconosce in maniera generica l’importanza di un utilizzo responsabile dei farmaci, dall’altro mancano riferimenti espliciti a pratiche fondamentali come l’eliminazione dell’uso profilattico degli antibiotici e la limitazione delle sostanze pericolose per l’uomo.

Negli anni passati, ambientalisti e ricercatori – per esempio gli esperti della Fondazione Veronesi – hanno denunciato più volte l’effetto di questi abusi: quando gli antibiotici vengono usati in modo routinario – ossia a scopo preventivo e in assenza di diagnosi precise – si favorisce la selezione di batteri resistenti.

Questi microrganismi possono contaminare altri animali e potenzialmente raggiungere l’uomo attraverso la catena alimentare o il contatto diretto. I residui chimici rilasciati nelle acque possono inoltre alterare l’equilibrio microbico degli ecosistemi.

Un aiuto dal Feampa?

In sintesi, “servono importanti integrazioni al manuale – dichiara Essere Animaliche se vuole porsi come strumento utile per il settore deve necessariamente riflettere in modo corretto i pareri degli organi internazionali preposti a dare indicazioni scientificamente accurate sul benessere degli animali acquatici e affrontare in modo più forte, sinergico e aperto il tema dell’impiego di sistemi per lo stordimento elettrico anche in Italia, che potrebbero essere finanziati anche grazie ai bandi dedicati del Feampa“.

Il riferimento è al Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura, uno strumento dell’Unione europea che finanzia progetti volti ad aumentare la competitività il settore ittico e, negli intenti dei promotori, renderlo più sostenibile.

Tra le misure del Feampa rientrano anche i finanziamenti per l’adozione di tecnologie in grado di migliorare il benessere animale e la qualità dei prodotti. In Italia, il Feampa svolge un importante ruolo di sostegno all’acquacoltura, ma non è immune da opacità e infiltrazioni criminali.

È di pochi mesi fa la notizia di un’articolata truffa messa a punto in Puglia, a Manfredonia. Senza l’intervento delle forze dell’ordine, una rete di aziende legate alla criminalità organizzata avrebbe ottenuto dell’Europa oltre 4 milioni di euro.

Per dare vita a una filiera veramente sostenibile, oltre a promuovere il ricorso ai finanziamenti europei, le istituzioni italiane dovrebbero quindi anche mettere in atto controlli più attenti e capillari.

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