Addio Pippo Baudo, il Presentatore elegante: nei suoi outfit l’accessorio che non mancava mai e lo rendeva unico

Con la morte di Pippo Baudo si chiude un capitolo fondamentale della televisione italiana. L’annuncio della scomparsa ha portato con sé un sentimento condiviso di malinconia.
Proprio come se fosse venuto a mancare un parente lontano che aveva fatto parte della vita quotidiana di milioni di persone. E infatti, in un certo senso, era davvero così. Per oltre sessant’anni Pippo è entrato nelle case degli italiani con il suo passo elegante e sicuro, con il sorriso e con quella voce che aveva il dono di mettere tutti a proprio agio. La sua presenza, composta e autorevole, era sempre accompagnata da un dettaglio che non mancava mai: la cravatta, segno distintivo del suo stile e della sua idea di rispetto verso il pubblico.
I funerali, come comunicato da Viale Mazzini, si terranno nella sua amata Militello Val di Catania, il 20 agosto alle ore 16 nella Chiesa di Santa Maria della Stella. Sarà un momento di commiato che va oltre la televisione, un saluto a un uomo che ha saputo trasformare il piccolo schermo in un luogo familiare e rassicurante. Baudo era un gigante della tv, una figura che con sobrietà e fermezza ha segnato la storia dello spettacolo italiano, rimanendo sempre fedele a se stesso e alla sua immagine.
L’accessorio che non mancava mai nei look di Pippo Baudo
Con Pippo Baudo non se ne va soltanto un presentatore, ma un’intera stagione della televisione italiana. La sua eleganza non era una posa, ma un modo di vivere il mestiere. E la cravatta era la sua firma, il suo biglietto da visita in ogni trasmissione, in ogni intervista, in ogni apparizione pubblica. Non c’era un Festival di Sanremo o un pomeriggio in diretta senza che quel nodo, perfetto e scelto con cura, fosse al suo posto. Non amava l’eccentricità, prediligeva tinte piene, spesso blu o bordeaux, talvolta microfantasie classiche, mai eccessive. In poche occasioni si concedeva il papillon, ma la cravatta era il simbolo del suo rigore.
La scelta non era casuale. Per Baudo quell’accessorio rappresentava una forma di rispetto verso chi lo guardava. Presentarsi senza sarebbe stato per lui inconcepibile. “Noi siamo come vescovi, dobbiamo dare solennità dall’inizio” aveva detto in un’intervista, spiegando con semplicità una regola che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Era un codice personale, che gli ha permesso di diventare una figura autorevole senza mai alzare la voce. L’abito, con la cravatta sempre impeccabile, parlava prima ancora delle parole.
Riguardando i filmati delle tante edizioni di Sanremo che ha condotto, quel dettaglio salta subito agli occhi. Sul palco, tra fiori, lustrini e artisti che cambiavano stile a ogni canzone, Baudo restava saldo al suo look. Un conduttore in giacca e cravatta che, paradossalmente, non appariva mai fuori moda, proprio perché era sempre coerente. In un mondo televisivo che cambiava velocemente, lui manteneva una linea precisa, quasi istituzionale.
Il pubblico lo amava anche per questo. La sua immagine trasmetteva fiducia e familiarità, come un volto che si conosce da sempre. Le camicie bianche o carta da zucchero, abbinate a cravatte dalle tonalità classiche, raccontavano un uomo che non aveva bisogno di eccessi per imporsi. Era il gentiluomo elegante della tv italiana, un gigante capace di attraversare sessant’anni di storia senza perdere autorevolezza.
L’ultimo saluto a Militello Val di Catania
Oggi, con la sua morte, resta il ricordo di quella figura alta e distinta, con il microfono in mano e la cravatta al collo, che introduceva cantanti, attori, ospiti, sempre con garbo. Restano le parole, le conduzioni memorabili, le serate indimenticabili. Ma soprattutto resta l’immagine di un uomo che aveva scelto di non tradire mai il proprio stile.
L’ultimo saluto a Militello Val di Catania sarà il congedo a un’epoca, a un modo di fare televisione che aveva nella compostezza e nel rispetto le sue regole fondamentali. Pippo Baudo se ne va, ma la sua eleganza, così semplice e rigorosa, resterà impressa nella memoria collettiva come una delle pagine più belle della nostra tv.
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