Blitz migranti nel Regno Unito: oltre 6.000 arresti

Giugno 7, 2025 - 17:30
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Blitz migranti nel Regno Unito: oltre 6.000 arresti

In un momento in cui il dibattito sullimmigrazione è al centro dell’agenda politica britannica, il Home Office ha annunciato una massiccia operazione di controllo contro il lavoro irregolare.

Oltre 6.000 persone sono state arrestate in meno di un anno, in quella che il governo definisce una “svolta” nella lotta all’immigrazione clandestina.

Blitz mirati in ristoranti, centri estetici e caravan park hanno colpito in particolare Londra, dove gli arresti sono aumentati del 52%.

Ma dietro le cifre, si nasconde una realtà complessa fatta di sfruttamento, precarietà e strategie politiche.

Vediamo cosa sta succedendo davvero nel Regno Unito.

Stretta sull’immigrazione: cosa sta succedendo nel Regno Unito

Negli ultimi dodici mesi, il Home Office britannico ha intensificato in modo significativo le proprie operazioni contro il lavoro illegale e l’immigrazione irregolare.

Secondo quanto reso pubblico nei primi giorni di giugno 2025, sono state effettuate oltre 9.000 ispezioni in tutta la Gran Bretagna.

Il risultato: 6.410 arresti di persone accusate di lavorare senza i documenti necessari, in un’ondata repressiva che ha coinvolto interi settori dell’economia, dalla ristorazione ai centri estetici.

A Londra, le operazioni sono aumentate del 52%, con quasi 1.604 arresti solo nella capitale.

L’iniziativa, presentata dal Ministero dell’Interno come una svolta per ristabilire il controllo delle frontiere e del mercato del lavoro, ha acceso un ampio dibattito, sia sui diritti dei migranti sia sul reale impatto sociale ed economico delle misure.

Ma quali sono gli obiettivi, i numeri, e i risvolti di questa nuova strategia? E come incide sulla vita quotidiana di migliaia di lavoratori stranieri?

Obiettivo Home Office: fermare il lavoro illegale e lo sfruttamento

L’operazione, avviata dallo scorso luglio 2024, si è concentrata su blitz mirati condotti da ufficiali dell’immigrazione in collaborazione con la polizia e altri enti ispettivi.

Secondo i video pubblicati dal governo britannico, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in ristoranti, caravan parks e centri estetici, in aree come East London, Surrey, ma anche nel Galles e nel Nord dell’Inghilterra.

Molti dei luoghi colpiti sono noti per impiegare forza lavoro straniera, spesso in condizioni precarie.

Secondo il Ministero, l’obiettivo non è solo fermare i migranti senza permesso, ma anche contrastare gli imprenditori che li sfruttano, evitando il pagamento del salario minimo, dei benefit obbligatori o dell’assicurazione.

Come dichiarato dalla Ministra per la Sicurezza delle Frontiere e l’Asilo, Dame Angela Eagle, “per troppo tempo, i datori di lavoro sono riusciti ad approfittare dei migranti impiegandoli illegalmente”.

Un approccio, secondo il governo, che intende “ristabilire la legalità” e proteggere il mercato del lavoro.

Le aziende che assumono senza effettuare i controlli previsti sul diritto al lavoro possono incorrere in multe fino a £60.000 per dipendente irregolare.

Nel solo trimestre tra luglio e settembre 2024, quasi £1,9 milioni sono stati inflitti in sanzioni a circa 50 imprese londinesi, molte delle quali operanti nella ristorazione.

Alcuni esempi sono emblematici.

Il ristorante “Fei Er Cottage” di Westminster, divenuto virale su TikTok per la sua cucina dim sum, rischia la revoca della licenza dopo che, nel dicembre 2024, furono trovati quattro lavoratori irregolari provenienti da Cina e Nepal.

Il rapporto completo è consultabile sul sito ufficiale del Home Office →

Le zone più colpite: Londra guida l’offensiva

Londra è il centro principale delle operazioni, con 2.126 blitz registrati tra luglio 2024 e fine maggio 2025.

Qui si concentra una larga fetta dell’economia sommersa legata alla manodopera migrante: tra parrucchieri, cucine dei ristoranti, cantieri edili e logistica.

Secondo i dati pubblicati dal Home Office, il 52% in più di operazioni rispetto all’anno precedente è un segnale chiaro del nuovo orientamento: la capitale è l’epicentro della repressione.

Le operazioni avvengono spesso al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando le attività sono in pieno svolgimento.

Molti lavoratori sono stati trovati senza documenti, con visti scaduti, o con permessi turistici non compatibili con l’attività lavorativa.

In altri casi, si tratta di richiedenti asilo in attesa di decisione, spesso spinti dalla necessità a lavorare per sopravvivere.

Ma la domanda centrale resta: quanti di questi arresti hanno portato a processi o espulsioni effettive?

Il governo, ad oggi, non ha fornito dati certi sul numero di condanne, deportazioni o regolarizzazioni conseguenti ai controlli.

Molte associazioni umanitarie sottolineano come spesso le persone arrestate rimangano per mesi in centri di detenzione, senza una chiara prospettiva né legale né umana.

Consulta anche il report di Amnesty UK sul trattamento dei migranti →

Le critiche: impatto umano, sociale ed economico

Le nuove misure del governo non sono prive di critiche, anzi.

Da un lato, le ONG e i gruppi per i diritti umani denunciano l’effetto “caccia alle streghe”, che stigmatizza intere comunità di stranieri, anche quando perfettamente regolari.

Dall’altro, alcune associazioni imprenditoriali, pur riconoscendo la necessità del rispetto delle regole, mettono in discussione l’approccio unilaterale e repressivo del governo.

Secondo UKHospitality, molti piccoli ristoranti si trovano in difficoltà a causa della cronica mancanza di personale, e l’attuale sistema dei visti non è sufficiente a colmare il gap.

Una dipendenza latente dal lavoro migrante mal regolamentato si è creata nel tempo, soprattutto dopo la Brexit, e le misure punitive da sole non risolvono la fragilità del sistema.

Inoltre, diverse testimonianze parlano di lavoratori pagati in contanti, senza contratto e spesso costretti a turni massacranti, senza diritto al riposo o ferie.

È proprio in questi contesti che si crea un circolo vizioso: la repressione aumenta la paura e spinge i migranti irregolari a nascondersi ancora di più, rendendo più difficile aiutarli o regolarizzarli.

Alcuni esperti suggeriscono un approccio più pragmatico, che includa visti flessibili, percorsi di regolarizzazione e una campagna di educazione per datori di lavoro.

Analisi completa dal Migration Observatory di Oxford →

Implicazioni politiche: fermezza in vista delle prossime elezioni

Il contesto politico non può essere ignorato.

Il governo guidato dal Partito Laburista ha tutto l’interesse a dimostrare fermezza sulla questione immigrazione, soprattutto alla luce della crescita del partito Reform UK, che cavalca il malcontento popolare sull’argomento.

Le dichiarazioni della ministra Eagle hanno una chiara impronta politica: “non sarà più tollerato”, “riprendere il controllo”, “rafforzare i confini” sono frasi pensate per rassicurare l’elettorato.

In parallelo, si rafforza il coordinamento tra Ministero dell’Interno, autorità locali e ispettori del lavoro.

Ma si intravede anche il rischio che la pressione mediatica e politica porti a scelte simboliche più che strutturali.

L’interrogativo resta: a chi giova realmente questa strategia? È utile solo a fini elettorali o si sta effettivamente migliorando il sistema di controllo dell’immigrazione?

La risposta, probabilmente, dipenderà dai risultati nei prossimi mesi e da una più chiara trasparenza nei numeri.


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