Costruire, o ricostruire, con la terra cruda

Alla base di ogni costruzione, in realtà la terra cruda nasconde tanti segreti e opportunità. Ne parliamo con l’architetto Sergio Sabbadini, che da diversi anni anima l’evento TerraMigakiDesign
La terra cruda è una materia semplicissima da reperire e molto abbondante. Ma a oggi è semplicemente bistrattata se non completamente sottovalutata.
Non per l’associazione nazionale architettura bioecologica (Anab) che da tempo le dedica anche un evento: TerraMigakiDesign, la cui nona edizione è stata messa in scena alla Design Week 2025.
“Materia poco energivora perché non implica processi di cottura e al contempo reversibile da richiedere intenti progettuali specifici“, riflette a proposito l’architetto Sergio Sabbadini.
Per lui è importante fare capire i punti forti e concreti di questa nobile materia. A cominciare proprio dal suolo: “che è anche l’immaginario delle impronte ecologiche, così come terra che è una risorsa così abbondante da dare il nome al nostro Pianeta” riflette Sabbadini.
La terra atta a costruire non utilizza la parte organica, che è molto cara e preziosa per il mondo vegetale e l’agricoltura, ma al contrario utilizza la terra più minerale (quella che si trova al di sotto dell’orizzonte B, come definiscono i geologi) proprio perché le sue componenti granulometriche derivate da sassi, ghiaie, sabbie, limi e argille, selezionati negli opportuni dosaggi, possono costituire molti impasti per tecnologie edili o, meglio, bioedili.
La terra, a fine vita del prodotto o manufatto edilizio, può tornare al suolo seguendo un suo ciclo di rigenerazione.
L’economia circolare è uno spunto approfondito dalla nona edizione di TerraMigakiDesign partendo da terre di cava considerati fino a ieri scarti oggi valorizzati come sottoprodotti per l’architettura e il design.
“Il lavoro nasce in sinergia con Cava Marco – ci racconta sapendo quanto per GreenPlanner sia fondamentale mettere in luce il recupero degli scarti – Ove lo strato superiore delle cave di botticino con forte presenza argillosa e aggregati calcarei, viene sperimentato per la realizzazione di pareti portanti, pannelli prefabbricati, intonaci e finiture.
È questo il caso della realizzazione di pareti in terra battuta, secondo la tecnica meccanizzata del rammed earth per la casa del the di Monticello d’Alba. Finiture per interior impreziosite da paglie luccicanti sono alla base di una matericità negli intonaci di corpo abbinati a pareti irraggianti“.

E poi ancora: pannelli ricavati sempre dalle terre di cava che con sapienti mescole fibrate, si trasformano in lastre di rivestimento per interni. Elementi che possono essere posati a secco in sostituzione di intonaci di corpo per fornire regolazione igrotermica, isolamento acustico o inerzia termica all’interno degli ambienti.
I pannelli possono essere rifiniti sempre con malte in crudo o lasciati facciavista per mostrare la loro matericità. Il team Tmd ha predisposto un bando su invito ad artisti, decoratori e designer per mostrare la possibilità di impreziosire le superfici oltre alla loro naturale matericità.
Incuriositi da questo tema abbiamo incontrato l’architetto Sabbadini ed ecco quali domande e su quali risposte abbiamo concentrato la nostra attenzione.
Terra cruda, segreti e opportunità
Dunque torniamo alla terra cruda. Sapendo anche che non siamo i soli: Sabbadini richiama il termine giapponese sozai, “che significa materia prima, materia vera, materia viva. La terra cruda è uno dei pochi materiali che volendo può essere utilizzato in cantiere direttamente, senza subire alcun processo di trasformazione, eppure è in grado di offrire moltissime possibilità di messa in opera sia attraverso tecniche costruttive sia mediante l’impiego di prodotti pronti all’uso (intonaci, finiture, pannelli prefabbricati…).
È materia ancestrale utilizzata fin dai primi gesti del costruire, ma anche materiale che può essere innovato a livello di impasti (mix design specifici per raggiungere performance termiche acustiche, di accumulo o resistenza al fuoco), prodotti industrializzati (malte, pannelli e pareti premiscelate e prefabbricate) e di messa in opera (terra colata, stampa 3d, tecniche a spruzzo).
Tornare alle origini, a un materiale così facile da reperire, ci riporta all’essenziale, a una materia di cui sappiamo l’origine e le componenti in un mondo che sempre più ci circonda di prodotti realizzati anche con grandi complessità chimiche“.
Ma attenzione: una terra non vale l’altra. E il nostro interlocutore lo sa bene: “Ogni terra possiede delle sue componenti granulometriche e mineralogiche che la contraddistinguono.
Alcune terre sono utilizzabili tali e quali per un loro impiego immediato, ma nella maggior parte dei casi occorrono conoscenze specifiche sia per la formulazione delle mescole, a seconda della tecnica costruttiva prevista, sia delle competenze appropriate per la sua messa in opera.
Normalmente la terra molto argillosa viene smagrita con aggregati semplici quali sabbie e ghiaie per ottenere le curve granulometriche specifiche. Spesso vengono utilizzate anche fibre naturali (paglie di cereali, fibre di canapa o lino…) con scopo antifessurativo e di rinforzo degli impasti“.
L'articolo Costruire, o ricostruire, con la terra cruda è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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