Liste di attesa, diseguaglianze territoriali e criticità nell’assistenza domiciliare: tutti i nodi della sanità nel rapporto di Cittadinanzattiva

Dicembre 17, 2025 - 04:00
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Liste di attesa, diseguaglianze territoriali e criticità nell’assistenza domiciliare: tutti i nodi della sanità nel rapporto di Cittadinanzattiva

Il duplice report di Cittadinanzattiva mette in risalto il nodo delle liste di attesa: fino a 360 giorni per una Tac, 720 per una colonscopia e 500 giorni per le prime visite specialistiche. L’associazione chiede, tra le altre cose, l’adozione di un nuovo Piano sanitario nazionale, assente dal 2008

In Italia l’accesso alle cure si fa sempre più difficile e, per molti cittadini, la salute rischia di trasformarsi in un privilegio. Tra liste d’attesa interminabili, spese private in aumento e servizi territoriali disomogenei, il Servizio sanitario nazionale mostra criticità strutturali che colpiscono soprattutto le persone più fragili. A denunciarlo è Cittadinanzattiva, che ha presentato al ministero della Salute due nuove indagini – il Rapporto civico sulla salute e il Rapporto sulle politiche della cronicità – nell’ambito dell’evento “L’incomprimibile diritto alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa”.

Le analisi si basano su 16.854 segnalazioni raccolte nel 2025 dai servizi di informazione e tutela dell’associazione. Tra i principali nodi emerge l’assistenza di prossimità, indicata come problematica nel 17,9% dei casi. Le criticità riguardano soprattutto il rapporto con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta (58,7%), seguiti da Rsa e lungodegenze (10%), salute mentale (9,8%), assistenza domiciliare (7,8%) e raccordo tra ospedale e territorio (4,8%).

Anche l’assistenza ospedaliera concentra un numero rilevante di segnalazioni (11,8% del totale), con il settore dell’emergenza-urgenza e i pronto soccorso che rappresentano la principale area di disagio (78,1%), seguiti dai ricoveri (17,6%) e dalle dimissioni (4,2%). Sul fronte dell’assistenza previdenziale, che pesa per il 5,7% delle segnalazioni, il 92% dei cittadini lamenta difficoltà legate alle procedure di invalidità e accompagnamento, tra tempi lunghi, burocrazia complessa e aumento delle domande.

Il nodo delle liste di attesa e la rinuncia alle cure

Il Rapporto sulle politiche della cronicità 2025 mette in luce le difficoltà vissute quotidianamente dai pazienti cronici e rari. L’83,6% degli intervistati indica i tempi di attesa eccessivi come principale criticità, mentre oltre il 55% dichiara di aver rinunciato almeno a una visita o a un esame nell’ultimo anno a causa dell’indisponibilità delle prestazioni nel Servizio sanitario nazionale. L’85,9% ha inoltre sostenuto spese di tasca propria, soprattutto per farmaci, integratori e visite specialistiche. «In molti casi – sottolinea Cittadinanzattiva – la presa in carico della cronicità diventa insostenibile per chi vive condizioni economiche fragili».

Dall’analisi sul 2024 di oltre 16mila segnalazioni dei cittadini emerge che il 47,8% riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni, soprattutto per le liste d’attesa: fino a 360 giorni per una Tac, 720 per una colonscopia e 500 giorni per le prime visite specialistiche. Secondo un’elaborazione su dati Agenas 2025, però, nella fascia di priorità urgente la colonscopia supera, per 1 paziente su 4, i 105 giorni rispetto al limite delle 72 ore.

Forti diseguaglianze territoriali

Le disuguaglianze territoriali emergono con forza anche nei servizi di prossimità. Solo il 46% dei presidenti di associazione giudica realmente efficace il modello di assistenza previsto dal Dm 77 del 2022, mentre il 69,6% segnala un aumento della spesa privata legato alla cosiddetta desertificazione sanitaria. Per i pazienti con malattie rare, oltre il 43% è costretto a spostarsi in un’altra regione per ricevere cure adeguate; il 78% sostiene costi diretti per la gestione della patologia, il 68,3% denuncia lunghi tempi di attesa e il 46,3% difficoltà nell’accesso ai servizi riabilitativi.

Assistenza domiciliare, solo il 34% è riuscito ad averla

Particolarmente critico il quadro dell’assistenza domiciliare integrata (Adi), definita dall’associazione come un servizio caratterizzato da scarsa trasparenza e qualità “invisibile”. Un’indagine condotta dal Coordinamento delle associazioni dei malati cronici e rari, che ha coinvolto 1.136 cittadini, evidenzia che solo il 35,4% di chi ne ha avuto bisogno nell’ultimo anno ha ottenuto l’Adi. Il 15,6% ha ricevuto un rifiuto, principalmente per criteri clinici (53,3%), ma anche per carenza di fondi e personale (20% ciascuno) o per l’assenza o insufficienza del servizio (13,3%). Il 49% non ha presentato domanda pur avendone necessità, probabilmente per mancanza di informazioni o di supporto nell’iter di richiesta.

I tempi di attivazione risultano molto variabili: circa il 60% riceve il servizio entro due settimane, mentre fino al 23% attende oltre un mese, in alcuni casi anche diversi mesi. La qualità professionale e relazionale degli operatori è giudicata positivamente dal 70,6% degli utenti, ma il coordinamento tra interventi sanitari e servizi sociali è considerato insufficiente dal 41,2%.

Regioni carenti anche sulla trasparenza

Attraverso un accesso civico rivolto alle Regioni, Cittadinanzattiva segnala inoltre un quadro diseguale e frammentato anche sul piano della trasparenza. Su 21 amministrazioni interpellate, solo 13 hanno risposto, con livelli di dettaglio molto diversi. La Lombardia risulta la Regione più completa nella fornitura dei dati, mentre la Toscana è l’unica a comunicare la distribuzione dei pazienti per complessità assistenziale. Nove Regioni hanno trasmesso esclusivamente i dati minimi richiesti dal Pnrr, insufficienti per valutare la qualità dei servizi, mentre otto non hanno risposto affatto.

«Nessuna Regione traccia la spesa effettiva – evidenzia Cittadinanzattiva – rendendo impossibile verificare l’utilizzo dei fondi disponibili». L’associazione segnala inoltre ritardi nei trasferimenti finanziari in Basilicata e Molise e una generale carenza di dati qualitativi, che alimenta le disuguaglianze territoriali e rende difficile valutare l’impatto reale del Pnrr sulla vita delle persone più fragili.

Le priorità di Cittadinanzattiva

Alla luce dei risultati, Cittadinanzattiva indica alcune priorità urgenti: l’adozione di un nuovo Piano sanitario nazionale, assente dal 2008; la piena garanzia dei Lea 2017 su tutto il territorio; l’accelerazione nell’attuazione del Dm 77, in particolare per Case e Ospedali di comunità; il rafforzamento della normativa sulle liste d’attesa; investimenti in infrastrutture digitali, personale sanitario e prevenzione, dalla alfabetizzazione sanitaria alle campagne di screening e vaccinazione.

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