Taobuk-Taormina International Book Festival torna da 18 a 22 giugno
Milano, 16 dic. (askanews) – È l’avvio di un nuovo patto tra noi e la realtà, tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare. È accettare consapevolmente il rischio che comporta intraprendere ogni relazione, ogni progetto, ogni inizio. Questo slancio ancestrale è la fiducia, rigoroso valore etico e sociale che nasce con l’essere umano e lo definisce nella sua stessa umanità. Non assoluta, né cieca e tanto meno incondizionata, la fiducia è dunque la più umana delle posture, quella che tiene insieme individui e popoli: la fragile, potente sostanza di ogni convivenza possibile, “l’unica via che può sottrarre il nostro mondo all’inferno”, avverte Hannah Arendt, l’autrice di “Banalità del male”. È in tale accezione – intesa cioè come orizzonte di futuro per contrastare la precarietà e la crisi in atto – che la fiducia sarà il tema cardine della sedicesima edizione di Taobuk-Taormina International Book Festival, fondato e guidato da Antonella Ferrara, che in qualità di direttrice artistica ha individuato ancora una volta un concept plasmato su una linea culturale dalla spiccata vocazione sociale e civile. La manifestazione, si svolgerà dal 18 al 22 giugno 2026 a Taormina, con oltre 200 ospiti da 30 paesi che faranno della città ionica un crocevia di testimoni audaci, al centro del dibattito multidisciplinare artistico-letterario, storico-filosofico, scientifico, politico ed economico. Il Festival è promosso e sostenuto dalla Regione Siciliana, con il contributo di Fondazione Taormina Arte Sicilia, Parco Archeologico Naxos Taormina, Città di Taormina, Università degli Studi di Messina, Università degli Studi di Catania, Teatro Massimo Bellini di Catania e il concorso di prestigiosi partner privati.
Com’è ormai consuetudine, Antonella Ferrara annuncia dunque con debito anticipo il concept da lei già identificato lo scorso luglio e compiutamente sviluppato nel secondo semestre dell’anno che sta per chiudersi. E sottolinea: “In un frangente in cui tutto si profila incerto, la fiducia diventa un gesto rivoluzionario. Mai come oggi coltivarla appare necessario in un’epoca segnata da profondi capovolgimenti geopolitici. In questo scenario, attraversato da conflitti laceranti, da instabilità diffusa e da una crescente erosione delle certezze, la fiducia diventa indispensabile per continuare a credere nel futuro. Ed è anche ciò che può rafforzare la nostra capacità di immaginare, costruire e rilanciare una nuova idea di Europa. Un’Europa chiamata a rinnovare il proprio patto fondativo, a ricostruire fiducia tra gli Stati membri, a recuperare credibilità agli occhi dei cittadini, affinché possa tornare a essere progetto politico e culturale, non solo architettura economica. E ciò mentre si sta sviluppando una strategia che prende di mira l’Occidente, con l’obiettivo di erodere i principi su cui si fondano le democrazie, minarne la coesione e spezzare il legame che unisce il futuro delle diverse nazioni. Assumere la fiducia come tema significa dunque riportare al centro la trama invisibile che sostiene ogni legame: la credibilità della scienza, la responsabilità delle tecnologie emergenti, la vitalità del dialogo intellettuale, il valore della parola nella narrazione e nell’arte. È interrogarsi sulla fiducia nell’altro, nella società, nelle istituzioni, nel tempo, nel futuro”. La radice latina fides richiama proprio l’affidamento reciproco e l’impegno condiviso, ed è ciò che permette alle relazioni autentiche e alle comunità coese di resistere, crescere. Un incrocio tra sentimento e ragione, che richiede continue e reciproche conferme, fino a farsi arbitro del formarsi, evolversi o deperire di ogni legame. Sottolinea ancora Ferrara: “La fiducia non solo permette di aprirci agli altri, ma trasforma chi sa offrirla. Vogliamo stimolare una riflessione sui modi in cui possa essere coltivato e diffuso tale valore, che cresce e si moltiplica quando viene esercitato con continuità, quando si diventa affidabili per gli altri e quando si riconosce la vulnerabilità come risorsa e non come limite. Implica esposizione, rischio, consapevolezza, ma è anche la sola forza in grado di trasformare l’incertezza in possibilità, la vulnerabilità in relazione, il dubbio in dialogo. Aprirsi senza garanzie, né sapere cosa ci attende: è in questo spazio che si sviluppa una cosciente apertura. È attraverso la fiducia che fin dalla nascita l’essere umano entra nel mondo e lo riconosce come abitabile. Si rafforza nei segnali quotidiani, nelle promesse mantenute, nell’ascolto attento; diventa una forza che moltiplica ciò che tocca. Praticare la fiducia significa riattivare l’osmosi tra individuo e collettività. È la concreta affidabilità a tessere la trama invisibile che tiene insieme individui e culture. Non semplice sentimento, ma architettura del vivere civile, risposta creativa alla complessità del presente”.
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