DPP e NFC, la risposta anticontraffazione di Temera per un lusso trasparente

Maggio 22, 2025 - 03:30
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DPP e NFC, la risposta anticontraffazione di Temera per un lusso trasparente
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La crescente esigenza di trasparenza, autenticità e tracciabilità nel settore moda, e in particolare nel mondo del lusso, sta guidando una vera e propria rivoluzione tecnologica destinata a cambiare profondamente le regole del sistema. Al centro di questa trasformazione, ormai in moto da qualche anno, ci sono strumenti innovativi come il Digital Product Passport (DPP) e la tecnologia NFC, che si posizionano come un ponte efficace tra il mondo fisico e quello digitale. Queste soluzioni non solo offrono vantaggi concreti ai brand e alle aziende, ma rappresentano anche una risposta concreta alle aspettative sempre più alte dei consumatori. In questo contesto, Francesco Pieri, managing director e co-founder di Temera, una delle aziende leader a livello mondiale nella tracciabilità e serializzazione dei prodotti, rappresenta una voce autorevole nel campo dell’implementazione di queste tecnologie, con una visione chiara sul valore e le potenzialità di questi strumenti nel contrasto alla contraffazione e nella valorizzazione della trasparenza nella filiera.

Nell’ultimo periodo si è parlato molto dell’adozione dei Digital Product Passport per garantire trasparenza e tracciabilità. In che modo strumenti come questi possono cambiare il paradigma della lotta alla contraffazione, soprattutto nel settore del fashion e del lusso?

Mentre i brand si preparano ad affrontare le sfide del futuro, l’adozione dei Passaporti Digitali di Prodotto (DPP) è fondamentale per soddisfare le esigenze di trasparenza richieste sia dai consumatori che dagli enti regolatori.

Ciò che rende i DPP così importanti è la loro capacità di ridefinire completamente il rapporto tra cliente, prodotto e brand, attribuendo un nuovo valore alla trasparenza e alla tracciabilità. Con l’introduzione dei DPP, ogni prodotto porta con sé una storia verificabile: dove e quando è stato realizzato, con quali materiali e da chi — oltre a includere eventuali informazioni sulle certificazioni ottenute. Questo rende quasi impossibile per i contraffattori replicare lo stesso livello di trasparenza dei dati.

I DPP consentono inoltre l’autenticazione in tempo reale in qualsiasi punto di contatto — in negozio, durante la rivendita o persino ai controlli doganali — rendendo molto più difficile l’ingresso dei falsi nella catena di approvvigionamento ufficiale.

La tecnologia Nfc è spesso vista come un ponte tra fisico e digitale. Qual è il suo ruolo pratico nella tutela dell’autenticità di un prodotto, e quanto è efficace contro le sofisticate forme di replica presenti oggi sul mercato?

Esistono diversi modi per collegare i prodotti alle informazioni di tracciabilità, ma la tecnologia NFC è da tempo una delle più utilizzate, con capacità e applicazioni in continua espansione. I tag NFC sono associati a un registro digitale sicuro, che consente ai consumatori di accedere a informazioni dettagliate sull’origine del prodotto, i materiali utilizzati e il suo percorso produttivo.

Uno degli aspetti più interessanti del tag NFC è la sua estrema facilità d’uso per i consumatori. Basta avvicinare uno smartphone al tag per attivare una connessione sicura al Passaporto Digitale del Prodotto, ospitato su un’infrastruttura affidabile (spesso basata su blockchain), che ne verifica istantaneamente l’autenticità.

I tag NFC più evoluti integrano una tecnologia crittografica che rende impossibile la clonazione o la riscrittura del link associato: ogni interazione genera un token univoco che può essere verificato una sola volta. Anche se un contraffattore riuscisse a copiare l’URL, non potrebbe replicare la firma crittografica del tag originale, né utilizzare quel link su un altro tag. Questo crea un collegamento uno-a-uno tra il prodotto fisico e il suo gemello digitale verificato – non semplicemente un numero di serie, ma una fonte dinamica, criptata e non replicabile di dati collegata ai sistemi backend del brand.

Casi recenti hanno riportato l’attenzione sul tema della tracciabilità. Come questi scandali possano accelerare l’adozione di tecnologie ‘antifalsificazione’ da parte dei brand?

È importante distinguere due temi spesso sovrapposti ma profondamente diversi: la contraffazione e la trasparenza della filiera. I casi recenti che hanno fatto notizia non riguardano una mancanza di trasparenza nella produzione da parte dei brand, ma piuttosto la circolazione di prodotti contraffatti attraverso rivenditori terzi. Questo evidenzia una vulnerabilità nei canali indiretti di distribuzione, non nei negozi diretti né nella volontà dei brand.

Proprio per questo, diventa essenziale dotarsi di strumenti tecnologici che garantiscano l’autenticità del prodotto, ovunque venga venduto. Tecnologie come i Passaporti Digitali di Prodotto, il tagging NFC avanzato e la blockchain consentono di creare una connessione sicura e verificabile tra ogni prodotto fisico e la sua identità digitale. Per i brand che vogliono iniziare con un approccio più agile, esistono soluzioni immediatamente adottabili come IAMTRUE, la funzionalità di T.journey che permette di integrare tag NFC sui prodotti per attivarne una verifica sicura e non replicabile dell’autenticità. È una risposta concreta alla necessità di protezione, anche in assenza di un DPP completo.

In questo senso, più che una reazione emergenziale, ciò che auspichiamo è un cambiamento strutturale: dalla verifica a posteriori alla tracciabilità puntuale e preventiva, per tutelare l’integrità del brand e rafforzare la fiducia del consumatore.

Oltre agli aspetti tecnici, c’è una dimensione culturale e di fiducia tra brand e consumatore. In che modo l’integrazione di strumenti digitali può contribuire a ricostruire questa fiducia, anche dopo episodi di crisi reputazionale?

La fiducia nel lusso si fonda su trasparenza, autenticità e coerenza. Quando questa fiducia viene compromessa, gli strumenti digitali possono giocare un ruolo chiave per ricostruirla. La tecnologia, a nostro avviso, non è una barriera, ma un ponte che apre un dialogo più autentico tra brand e consumatori. Oggi i consumatori non cercano solo la prova che un prodotto sia originale, ma vogliono conoscerne la storia: perché è importante, come è stato realizzato, cosa rappresenta.

Strumenti come i Passaporti Digitali di Prodotto permettono di accedere direttamente a informazioni verificate: dove e come è stato prodotto un articolo, con quali materiali, e in che modo riflette gli impegni etici e di sostenibilità del brand. Questo livello di trasparenza sposta la relazione brand-consumatore dalla semplice comunicazione al terreno delle evidenze e della responsabilità concreta.

The growing demand for transparency, authenticity, and traceability in the fashion industry, particularly in the luxury sector, is driving a technological revolution destined to profoundly change the rules of the system. At the heart of this transformation, which has been underway for a few years now, are innovative tools such as the Digital Product Passport (DPP) and NFC technology, which act as an effective bridge between the physical and digital worlds. These solutions not only offer tangible benefits to brands and companies but also provide a concrete response to the increasingly high expectations of consumers. In this context, Francesco Pieri, managing director and co-founder of Temeraone of the world’s leading companies in product traceability and serialization — represents an authoritative voice in the implementation of these technologies, with a clear vision of their value and potential in combating counterfeiting and enhancing transparency throughout the supply chain.

In recent times, there has been a lot of discussion about the adoption of Digital Product Passports to ensure transparency and traceability. How can tools like these change the paradigm in the fight against counterfeiting, especially in the fashion and luxury sectors?

As brands prepare to face future challenges, adopting Digital Product Passports (DPPs) is essential to meet the transparency demands of both consumers and regulators. What makes DPPs so important is their ability to completely redefine the relationship between the customer, the product, and the brand, giving new value to transparency and traceability.

With the introduction of DPPs, every product carries a verifiable story: where and when it was made, with what materials, and by whom — including any certifications it may have earned. This makes it nearly impossible for counterfeiters to replicate the same level of data transparency.

DPPs also enable real-time authentication at any touchpoint — in-store, during resale, or even at customs checks — making it much harder for counterfeits to enter the official supply chain.

NFC technology is often seen as a bridge between the physical and digital worlds. What is its practical role in protecting a product’s authenticity, and how effective is it against today’s sophisticated forms of replication?

There are several ways to link products to traceability information, but NFC technology has long been one of the most widely used, with continually expanding capabilities and applications. NFC tags are linked to a secure digital register, allowing consumers to access detailed information about a product’s origin, materials, and production journey.

One of the most appealing aspects of NFC tags is their ease of use: consumers simply bring a smartphone close to the tag to initiate a secure connection to the product’s Digital Passport, hosted on a trusted infrastructure (often blockchain-based), which instantly verifies its authenticity.

More advanced NFC tags integrate cryptographic technology that makes it impossible to clone or overwrite the associated link: every interaction generates a unique token that can be verified only once. Even if a counterfeiter manages to copy the URL, they cannot replicate the cryptographic signature of the original tag or use that link on another tag. This creates a one-to-one connection between the physical product and its verified digital twin — not just a serial number, but a dynamic, encrypted, and non-replicable data source
linked to the brand’s backend systems.

Recent cases have brought attention back to the issue of traceability. How can such scandals accelerate the adoption of ‘anti-counterfeiting’ technologies by brands?

It’s important to distinguish between two often conflated but fundamentally different issues: counterfeiting and supply chain transparency. The recent headlines didn’t stem from a lack of transparency in brand production, but rather from the circulation of counterfeit products through third-party resellers. This highlights vulnerabilities in indirect distribution channels — not in direct stores or in the brands’ intentions.
This makes it crucial to implement technological tools that ensure a product’s authenticity, wherever it is sold. Technologies such as Digital Product Passports, advanced NFC tagging, and blockchain make it possible to create a secure, verifiable connection between each physical product and its digital identity.

For brands looking to take a more agile approach, immediately available solutions like IAMTRUE — a feature of T.journey — allow NFC tags to be integrated into products to enable secure, non-replicable authenticity verification. It’s a practical answer to the need for protection, even without a complete DPP system.

In this sense, rather than an emergency reaction, what we advocate for is a structural shift: from post-fact verification to proactive and preventive traceability, to protect brand integrity and strengthen consumer trust.

Beyond technical aspects, there is also a cultural and trust-based dimension between brand and consumer. How can the integration of digital tools help rebuild that trust, even after reputational crises?

Trust in the luxury sector is built on transparency, authenticity, and consistency. When that
trust is compromised, digital tools can play a key role in restoring it. We see technology not as a barrier, but as a bridge enabling a more authentic dialogue between brands and consumers. Today’s consumers don’t just want proof that a product is genuine — they want to know its story: why it matters, how it was made, and what it represents.

Tools like Digital Product Passports provide direct access to verified information: where and how an item was produced, with what materials, and how it reflects the brand’s ethical and sustainability commitments. This level of transparency shifts the brand-consumer relationship from simple messaging to a realm of evidence and real accountability.

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Redazione Redazione Eventi e News