H&M, la famiglia fondatrice verso il takeover. Ipotesi delisting all’orizzonte
H&M prossima a tornare privata? Ancora da confermare, l’ipotesi di un delisting per il colosso svedese della moda low cost raccoglie, nonostante le formali smentite, ormai molti indizi a proprio favore, legati alla strategia portata avanti dalla famiglia fondatrice, che si starebbe avvicinando alla presa del pieno controllo dell’azienda.
I Persson, infatti, una delle famiglie più ricche di Svezia, continuano a racimolare sempre più azioni del retailer, quotato dal 1974 alla Borsa di Stoccolma, spendendo oltre 63 miliardi di corone (circa 6,6 miliardi di euro) dal 2016 a oggi e alimentando, appunto, le speculazioni su un’imminente uscita dal mercato azionario.
Attualmente i fondatori possiedono il 70% del capitale di H&M, e circa l’85% dei diritti di voto. Il loro avvicinamento al pieno controllo del player – sottolinea Bloomberg – sta avvenendo in sordina ma a grandi falcate, attraverso la holding di famiglia Ramsbury Invest. A muoverli, intenzioni non esplicitamente manifestate, complice l’approccio mediatico schivo dei membri della famiglia, a eccezione della volontà esternata di “credere in H&M”.
Analisti interpellati al riguardo dall’agenzia di stampa affermano che gli acquisti regolari di azioni da parte dei Persson – in corsa negli ultimi dieci anni – potrebbero rappresentare “più di una semplice dimostrazione di fiducia nel retailer”. Se la famiglia continuerà a comprare azioni a questo ritmo, un’acquisizione tout court potrebbe avvenire già tra due anni. E, se la partecipazione della famiglia raggiungesse il 90%, questa potrebbe richiedere la revoca della quotazione delle azioni.
Una possibile privatizzazione, dunque, ma basata su “motivazioni emotive piuttosto che finanziarie”, ha scritto Ekman di Dnb Carnegie, dato che la famiglia detiene già una quota di controllo e gestisce l’azienda, precisa a Bloomberg, “con scarso riguardo per gli azionisti di minoranza”.
La spinta, inoltre, viene attribuita a Stefan Persson, ora settantasettenne, che ha trasformato H&M in uno dei più grandi rivenditori di fast fashion al mondo durante i suoi 16 anni come amministratore delegato e oltre due decenni come presidente, e che rimane profondamente coinvolto nelle sorti dell’azienda. Il suo patrimonio ammonta ora a 18,6 miliardi di dollari, principalmente in azioni H&M, che lo rendono la persona più ricca di Svezia secondo il ‘Bloomberg Billionaires Index’.
In occasione di un’intervista rilasciata l’anno scorso a Bloomberg il presidente di H&M, Karl-Johann Persson (nipote del fondatore), aveva respinto le indiscrezioni secondo cui la famiglia avrebbe intenzione di privatizzare la società, affermando che per il momento non ci fossero piani al riguardo. Smentite che però non sono bastate a spegnere le indiscrezioni sul delisting, che diventerà possibile nel momento in cui la famiglia deterrà il 90% delle azioni della società.
H&M sta attraversando da tempo una fase caratterizzata da modi di assestamento e tentavi di adattamento a un contesto, quello del fast fashion europeo e asiatico, che sta attraversando a sua volta profondi mutamenti. Negli ultimi anni il gigante di Stoccolma ha visto erodersi i propri acquirenti, patendo la concorrenza di rivali vecchi e nuovi, rispettivamente la spagnola Inditex e i nuovi player dell’ultra fast fashion cinese, come Shein e Temu.
Alla spalle H&M si è appena lasciata un primo trimestre piuttosto debole (+3%), e tra pochi giorni – per fare il punto sullo stato dell’arte della moda a basso costo nel 2025 – arriverà anche quello di Inditex, finora in testa sebbene anch’essa non immune al ridimensionamento di un segmento che sembra aver ormai salutato i fasti del post-Covid.
Questa mattina il titolo di H&M segna +1,16% in Borsa, ma durante gli ultimi 12 mesi ha perso quasi 25 punti percentuali. Di contro, le azioni di Inditex nello stesso periodo hanno guadagnato oltre sei punti percentuali.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




