Il premier cinese Li: le conseguenze “distruttive” dei dazi sono sempre più evidenti
Le conseguenze “reciprocamente distruttive dei dazi sono diventate sempre più evidenti” durante il 2025. Lo ha detto il vicepremier della Cina, Li Qiang, nel “Dialogo 1+10″ tenuto a Pechino con i vertici del Fondo monetario internazionale (Fmi), dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e della Banca Mondiale. Senza fare esplicito riferimento al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Li ha detto che sono necessari maggiori sforzi per riformare la governance economica globale a causa delle barriere commerciali. “Dall’inizio dell’anno, la minaccia dei dazi incombe sull’economia globale”, ha dichiarato il premier nel corso dell’incontro, cui hanno preso parte anche dirigenti dell’Organizzazione internazionale del lavoro e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Li Qiang si è inoltre soffermato sulla crescente rilevanza dall’Intelligenza artificiale (Ia) nel settore commerciale, nelle industrie tradizionali e in quelle emergenti.
A quanto si apprende dai dati doganali pubblicati ieri, 8 novembre, le esportazioni cinesi hanno superato le previsioni a novembre, trainate da un’impennata delle spedizioni verso i mercati non statunitensi. Nel periodo di riferimento, le spedizioni in uscita sono aumentate del 5,9 per cento rispetto all’anno precedente su base annua, invertendo la tendenza rispetto alla contrazione dell’1,1 per cento del mese precedente. Le importazioni sono invece aumentate dell’1,9 per cento rispetto all’aumento dell’1,0 per cento di ottobre. I dati hanno mostrato inoltre che le spedizioni cinesi verso gli Stati Uniti sono diminuite del 29 per cento su base annua, nonostante le intese commerciali raggiunte dopo l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il suo omologo cinese Xi Jinping in Corea del Sud lo scorso 30 ottobre. Le esportazioni verso l’Unione europea sono invece cresciute del 14,8 per cento annuo il mese scorso, mentre le spedizioni verso l’Australia sono aumentate del 35,8 per cento e le economie in rapida crescita del Sud-est asiatico hanno assorbito l’8,2 per cento di merci in più nello stesso periodo.
Ciò ha fatto salire il surplus commerciale della Cina a 111,68 miliardi di dollari a novembre, il livello più alto da giugno, rispetto ai 90,07 miliardi di dollari registrati il mese precedente e al di sopra delle previsioni di 100,2 miliardi di dollari. Per la prima volta, il surplus commerciale degli 11 mesi dell’anno ha superato i mille miliardi di dollari. La seconda economia più grande del mondo ha intensificato gli sforzi per diversificare i suoi mercati di esportazione da quando Trump ha vinto le elezioni presidenziali nel novembre 2024, perseguendo legami commerciali più stretti con il Sud-est asiatico e l’Ue e sfruttando la presenza globale delle aziende cinesi per stabilire nuovi centri di produzione con accesso a tariffe basse. La tariffa media statunitense sui prodotti cinesi è attualmente pari al 47,5 per cento, ben al di sopra della soglia del 40 per cento che, secondo gli economisti, erode i margini di profitto degli esportatori cinesi.
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