Il ristorante Tesla di Musk è una delusione, ecco dove fare una buona sosta in Italia

Chiunque abbia mai viaggiato con un’auto full electric sa quanto il tempo di ricarica sia importante, e sa anche quanto è bello sapere che quel tempo non è buttato, ma occupato a fare qualcosa di significativo, che vada al di là della semplice ricarica. E quindi quando Elon Musk ha annunciato l’apertura del suo Tesla Diner, l’immaginazione ha fatto un balzo nel tempo. Non in avanti, ma all’indietro: anni Cinquanta, drive-in, pattini a rotelle, hamburger sotto le stelle. Solo che questa volta lo scenario era un grande ovale metallico, costruito con gli scarti di Cybertruck, incastonato tra ottanta colonnine Supercharger e due maxi schermi da cinema. Hollywood, certo. Ma anche una visione tutta californiana della pausa: spettacolo, velocità, brand experience. Un’auto che non si ferma nemmeno mentre si ricarica.

Il diner ha aperto a fine luglio, e il racconto che ne ha fatto il New York Times è una cronaca puntuale di cosa succede quando l’estetica sovrasta la funzione. Il design è impeccabile: acciaio spazzolato, insegne al neon, banconi curvi, camerieri che sfrecciano sui pattini e persino il robot Optimus (almeno in teoria) a servire popcorn. Il menu è pop: smash burger serviti in scatole a forma di Cybertruck, chili wagyu, avocado toast, bevande frizzanti dai colori fluo. Tutto costruito per piacere, prima di tutto, alla fotocamera dello smartphone.

Ma dopo l’inaugurazione, la realtà ha cominciato a scricchiolare. L’app di ordinazione, che doveva rilevare l’arrivo della Tesla e attivare la preparazione del pasto, ha funzionato male. I tempi di attesa sono schizzati a tre, sei, undici ore. I pochi bagni sono diventati un problema serio. I clienti a piedi sono stati penalizzati, i proprietari Tesla agevolati, i residenti della zona esasperati da luci accecanti e rumori notturni. E il cibo? Un piatto di tonno ha salvato l’onore della cucina, ma per il resto le recensioni parlano di piatti che sembrano belli e sanno di poco. Fast food in salsa spaziale.

L’esperienza immersiva che Musk voleva replicare in tutto il mondo ha mostrato crepe evidenti. Non tanto nel sogno, quanto nella sua realizzazione. 

E allora la domanda viene spontanea: e se ci bastasse un buon piatto in una trattoria silenziosa, magari mentre l’auto si ricarica in un parcheggio accanto? Per aiutare Musk, abbiamo selezionato tre soste italiane dove la ricarica incontra il gusto, perché anche l’Italia ha la sua rete Tesla: e qui non serve lo spettacolo, ma basta saper scegliere bene dove fermarsi. Ristoranti, wine bar, agriturismi: tre tappe verificate dove la batteria si ricarica e il palato ringrazia.

Affi Wine Bar – Affi (VR)
Via Pascoli 29, Centro Commerciale Affi 1, 37010 Affi (VR)
Accanto a uno dei Supercharger più grandi d’Italia (24 colonnine), l’Affi wine bar è il luogo ideale per la colazione dolce e salata, per un pranzo o una cena preparata con cura, ma anche per una merenda con un calice di bianco veneto e un tagliere di salumi. C’è anche uno shop con prodotti da cucina e vino, e persino la gastronomia per l’asporto.

Ristorante Baia del Re – Modena Sud (MO)
Strada Vignolese 1684, 41126 Modena (MO)
Una certezza emiliana a due passi dal casello e dalla colonnina. Tortellini, bolliti, lambrusco e cortesia d’altri tempi. Mentre l’auto si carica, qui si pranza come una volta.

Arezzo Park Hotel – A1 uscita Arezzo
Loc. Battifolle 36/T – 52100 Arezzo
Al Tesla Supercharger di Battifolle, appena fuori Arezzo, a pochi metri dalle colonnine, l’Arezzo Park Hotel propone una colazione pensata anche per i viaggiatori elettrici. È pubblicizzata anche sul sito come “Special Tesla Breakfast”: una formula che accompagna il tempo tecnico della ricarica con una pausa con crostate artigianali, brioche, pane, marmellate toscane, frutta, yogurt, uova strapazzate, formaggi e salumi. Non ci sono robot, né maxischermi, ma c’è il rumore della macchina del caffè, qualche parola in sottofondo, e il piacere di una sosta che è la versione italiana di quello che Elon Musk vorrebbe trasformare in show e invece qui è solo buona ospitalità, con un tocco di marketing.

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