La sostenibile pesantezza del cemento

Agosto 18, 2025 - 03:30
 0
La sostenibile pesantezza del cemento

Questo è un articolo del numero di Linkiesta Magazine Climate Forward ordinabile qui.

Per quanto l’estate norvegese, con i pescatori di sgombri allineati sui moli, possa sembrare un idillio, la fabbrica di cemento ai margini della città portuale di Brevik, vecchia di cent’anni, rimane un luogo dall’aspetto minaccioso. Lo stridio dei gabbiani riecheggia negli spiazzi coperti di fango e polvere e cintati da pareti di calcestruzzo che si ergono in riva al mare come i bastioni di una fortezza medievale.

«Provate un po’ a immaginare di trovarvi qui in un giorno invernale…», ci ha detto un giorno della scorsa estate Vetle Houg, managing director per quanto riguarda la produzione di cemento in Norvegia da parte della società tedesca Heidelberg Materials, proprietaria dell’impianto di Brevik.

Nonostante il suo aspetto minaccioso, questa fabbrica si ripromette di rappresentare una grande novità per quanto concerne la «ripulitura» della produzione di cemento nell’ambito degli sforzi per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta di uno dei settori più inquinanti al mondo ma, d’altra parte, il cemento è un ingrediente essenziale per una vasta gamma di progetti edilizi, dalle autostrade ai palazzi per uffici.

Per più di due anni, gli ingegneri impegnati in questo progetto hanno eretto sul sito della fabbrica una serie di torri e di colonne, rimuovendo la neve e il ghiaccio durante l’inverno. Proprio durante la visita di Houg all’impianto, gli operai stavano mettendo a punto le attrezzature che contengono i prodotti chimici progettati per assorbire le grandi quantità di anidride carbonica emessa nel corso della produzione di cemento: per ogni tonnellata di cemento prodotta da una fabbrica come questa, si libera nell’atmosfera più di mezza tonnellata di questo gas.

Già nel corso di quest’anno, l’anidride carbonica proveniente dall’impianto sarà raffreddata fino a diventare liquida, per poi essere caricata su delle navi ed essere trasportata fino a un terminale che si trova nei pressi di Bergen. Da lì, la CO₂ sarà pompata all’interno di rocce che si trovano a due chilometri e mezzo sotto il fondo del Mare del Nord, a più di cento chilometri dalla costa norvegese.

Dominik von Achten, presidente del consiglio di amministrazione di Heidelberg Materials, descrive questo tortuoso percorso dell’anidride carbonica – comprese la scelta della più opportuna tecnologia per la sua cattura e la conseguente necessità di individuare i fornitori e i trasportatori – come «un’arte in sé e per sé». In più, «l’intera operazione deve avere un senso dal punto di vista economico», aggiunge. «Altrimenti, gli investitori si troveranno a mal partito».

Tuttavia, le aziende come Heidelberg Materials iniziano ad avvertire la pressione da parte dei governi, degli investitori e dei clienti che, soprattutto in Europa, si aspettano che esse si pongano il problema delle emissioni inquinanti. Von Achten ha dichiarato che teme che i materiali per l’edilizia prodotti da Heidelberg possano non essere più utilizzati per la costruzione delle città del futuro qualora l’azienda non sviluppi dei progetti per ridurre in modo verificabile il suo impatto nocivo sull’ambiente. «Vogliamo essere i primi in questo settore a dimostrare che questo tipo di industria può essere completamente decarbonizzata», dichiara. «Questa è la missione della nostra fabbrica di Brevik».

Un aiuto decisivo lo sta offrendo il governo norvegese, che si sta accollando l’ottantacinque per cento dei circa quattrocento milioni di euro necessari a realizzare questo primo tentativo su scala industriale di catturare l’anidride carbonica emessa durante la produzione di cemento, per poi seppellirla. Probabilmente, però, anche al netto di questo aiuto governativo, il cemento che uscirà dalla fabbrica di Brevik finirà per essere costoso.

Hasan Muslemani, che è a capo delle ricerche sulle possibili modalità di gestione del carbonio presso l’Institute for Energy Studies di Oxford, ha stimato che il costo della cattura dell’anidride carbonica porterebbe il cemento a costare anche il doppio rispetto ai prezzi correnti.

Heidelberg conta sul fatto che i clienti siano disposti a pagare di più per un prodotto che possa vantare credenziali ecologiche. L’azienda, che nel duemilaventitré ha dichiarato un utile di circa due miliardi di euro su un fatturato di ventuno miliardi, afferma di aver già accumulato una pila di preordini da parte di clienti interessati ad acquistare i materiali da costruzione provenienti dal suo impianto norvegese. Heidelberg ha reso noto, per ora, uno solo di questi accordi: un contratto preliminare per la fornitura di calcestruzzo per la costruzione di un centro a Stoccolma in cui saranno allestite mostre e si svolgeranno altre attività legate al Premio Nobel.

L’impatto sul clima «è un elemento importante del progetto e noi puntiamo a scegliere il miglior cemento possibile per quanto riguarda le emissioni di CO₂», afferma Lotta Wristel, direttrice del progetto Nobel. Wristel dice che il prezzo non è ancora stato concordato. E, in occasione di una conferenza stampa, Houg ha suggerito che il cemento carbon-free potrebbe costare tre volte il prezzo di mercato del cemento ordinario, ovvero circa centotrenta euro a tonnellata. Altri dirigenti di Heidelberg hanno però ribadito che i prezzi devono ancora essere determinati.

La produzione di cemento, che è responsabile di quasi il sette per cento delle emissioni legate all’energia, rappresenta uno dei problemi più spinosi per la loro riduzione. È improbabile, infatti, che nel prossimo futuro l’economia globale possa fare a meno di grandi quantità di questo legante, che è fondamentale per il calcestruzzo e per altri materiali edilizi. «Il cemento è letteralmente una pietra angolare della società», afferma Sara Budinis, che segue il settore presso l’Agenzia internazionale dell’energia. «Quindi la domanda di cemento non è destinata a diminuire nel tempo».

Tuttavia, per quanto concerne la riduzione delle emissioni derivanti dalla produzione di cemento, sono stati fatti pochi progressi perché gran parte dell’anidride carbonica proviene da una reazione chimica che avviene proprio durante il processo. Di conseguenza, secondo gli esperti, l’eliminazione dell’anidride carbonica è la principale strada percorribile per ottenere una riduzione su larga scala delle emissioni.

A causa della chimica, «ci sono poche alternative alla cattura della CO₂», spiega Paul Fennell, professore che si occupa di energie pulite all’Imperial College di Londra. Fennell afferma che, in futuro, grazie al miglioramento delle tecnologie, i costi per la cattura dell’anidride carbonica sono destinati a ridursi.

Peraltro, Heidelberg Materials stima che il cemento costituisca solo il due per cento della spesa necessaria per realizzare un grande progetto edilizio, ma rappresenti circa il cinquanta per cento delle emissioni complessive: l’utilizzo di cemento carbon-free si rivelerebbe quindi un mezzo relativamente economico per ridurre in modo significativo le emissioni.

Quello di Brevik sarà probabilmente il primo impianto industriale che inizierà a smaltire l’anidride carbonica nell’ambito di un progetto più ampio di cattura e stoccaggio della CO₂ chiamato Northern Lights. Il governo norvegese sta fornendo venti dei trenta miliardi di corone norvegesi (ovvero uno virgola sette dei due virgola sei miliardi di euro) necessari per la prima fase.

La Norvegia e altri Paesi, tra cui il Regno Unito, sperano di poter sfruttare la loro esperienza nel settore del petrolio e del gas per raccogliere l’anidride carbonica da tutta Europa e stoccarla nei giacimenti di gas naturale esauriti e in altre formazioni geologiche. La prima fase ha attirato altri tre clienti interessati allo smaltimento del gas, tra cui una fabbrica di fertilizzanti nei Paesi Bassi e una centrale elettrica in Danimarca.

Northern Lights è di proprietà di tre grandi compagnie energetiche: Shell, TotalEnergies ed Equinor, che è una società controllata dallo Stato norvegese. E la loro presenza ha suscitato critiche da parte di alcuni attivisti a favore dell’ambiente, che definiscono la cattura della CO₂ un espediente per prolungare l’uso di petrolio e gas. «Si tratta, in sostanza, di un progetto estremamente costoso di greenwashing», sostiene Andreas Randoy, un attivista di Greenpeace che si batte contro l’uso di gas e petrolio in Norvegia.

Randoy ha in ogni caso riconosciuto che è più comprensibile applicare questo procedimento alla produzione di cemento che all’estrazione di combustibili fossili. L’attenzione da parte del governo di Oslo verso il possibile utilizzo delle tecnologie per la cattura della CO₂, con il fine di ripulire l’attività di impianti come i cementifici e gli inceneritori, ha notevolmente smorzato queste critiche.

«La discussione ora è molto più incentrata su domande come “Che cosa possiamo fare per quello che riguarda il cemento?” oppure “Che cosa possiamo fare per quello che riguarda l’acciaio?”», afferma Amund Vik, un ex viceministro norvegese dell’Energia che ora svolge l’attività di senior adviser presso Eurasia Group, una società di consulenza e ricerca sul rischio politico. «Si tratta quindi di una conversazione molto diversa».

Heidelberg Materials sostiene che, quando nell’impianto di Brevik entrerà in funzione il meccanismo di cattura della CO₂, le sue emissioni di anidride carbonica si ridurranno di circa la metà, ovvero di circa quattrocentomila tonnellate all’anno. Questa cifra può sembrare elevata, ma si tratta solo di una piccola porzione se si considera che l’azienda produce sessantuno milioni di tonnellate di cemento.

Tuttavia, il progetto in corso presso l’impianto di Brevik è solo il primo di una dozzina di iniziative lanciate in vari Paesi – tra cui il Regno Unito, la Germania e gli Stati Uniti – che consentiranno di eliminare dieci milioni di tonnellate di CO₂ entro il duemilatrenta.

Inoltre, anche altri investitori attenti all’ambiente dicono di aver sviluppato un recente interesse per i progetti di cattura dell’anidride carbonica, un’attività che fino a pochi anni fa sembrava loro troppo incerta e troppo costosa: un’ondata di annunci di nuovi progetti – e di sovvenzioni da parte dei governi europei per la riduzione delle emissioni – ha cambiato la loro percezione sull’argomento.

Compiendo questi primi passi, quindi, Heidelberg Materials – come spiega Linus Vogel, analista che si occupa degli investimenti ambientali, sociali e di governance presso DekaBank, una società finanziaria di Francoforte – potrebbe addirittura trasformare «il rischio costituito dalla CO₂ in un vero e proprio punto di forza».

© 2024 THE NEW YORK TIMES COMPANY

L'articolo La sostenibile pesantezza del cemento proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News