Come Pontevedra è diventato un laboratorio internazionale di mobilità sostenibile

Questo è un articolo del numero di Linkiesta Magazine Climate Forward ordinabile qui.
Benché sia solo un centro di modeste dimensioni, appartato nella Spagna nordoccidentale, da oltre vent’anni Pontevedra è all’avanguardia nel favorire i pedoni rispetto alle auto. La città galiziana ha svolto un ruolo importante nell’ispirare altri comuni e continua a essere un modello per chi vuole affrontare con successo le sfide poste dal cambiamento climatico, riducendo il traffico e abbattendo le emissioni. Il percorso di trasformazione è cominciato nel 1999, quando è stato eletto sindaco per la prima volta Miguel Anxo Fernández Lores.
L’obiettivo era diventare una città che promuove l’aria pulita, la pedonalizzazione e la sicurezza stradale. Da allora, Pontevedra ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali e numerosi premi per la mobilità sostenibile, la sicurezza stradale e la progettazione urbana. Politici, architetti e urbanisti di decine di città europee, americane e asiatiche hanno studiato il modello di Pontevedra o vi si sono addirittura recati di persona, per vedere da vicino i risultati che la sua amministrazione è riuscita a raggiungere.
Di recente, ad esempio, la città galiziana ha accolto una delegazione proveniente da Suncheon, in Corea del Sud. In un’intervista video, il sindaco, coadiuvato dal direttore generale della mobilità di Pontevedra, Jesús Gómez Viñas, e dal direttore generale della sicurezza, Daniel Macenlle, ci parla delle misure adottate dalla sua città e della possibilità di replicarle altrove.
Lei ha descritto la Pontevedra del 1999 come un «ammasso di automobili». Come mai?
Il centro della città era sovraffollato di auto private ed era, quindi, congestionato. Il rumore, l’inquinamento e i rischi per la sicurezza erano elevati. Il comune di Pontevedra si estende complessivamente per centoventi chilometri quadrati e ha poco meno di ottantacinquemila persone. Più o meno l’ottanta per cento degli abitanti vive nel centro storico. E ogni giorno il numero di veicoli che tentavano di entrarvi era tre volte superiore a quello di Madrid e cinque volte superiore a quello di Londra.
Che cosa l’ha spinta a cercare di cambiare le cose?
Nei dodici anni che hanno preceduto la mia prima elezione a sindaco di Pontevedra, avevo studiato modelli urbani alternativi. Avevo letto molti libri, come ad esempio “La città dei bambini” di Francesco Tonucci, sulla trasformazione delle città e su che cosa si sarebbe dovuto fare per cambiare le cose. E avevo osservato quello che si stava già facendo in altre città, in Spagna e nel resto del mondo.
Quali erano gli obiettivi che vi eravate posti nel 1999?
C’era l’idea di recuperare lo spazio pubblico per i pedoni e di limitare il numero delle auto nel centro città. Volevamo una città a misura d’uomo, una città compatta, dove tutti i servizi di base e i negozi fossero raggiungibili a piedi in cinque minuti e fossero facilmente accessibili a tutti.
Quali sono stati i primi passi?
Le varie misure sono state introdotte poco a poco. La prima fase, che ha richiesto dai quattro agli otto anni, era stata progettata per dare alla gente più spazio pubblico, riducendo il traffico ed espellendo la maggior parte delle auto. Abbiamo perseguito questo obiettivo eliminando il flusso dei veicoli che attraversavano il centro città come scorciatoia o che continuavano a circolarvi alla ricerca di un parcheggio. Alcune strade sono state chiuse al traffico, è stata eliminata la maggior parte dei parcheggi in strada ed è stata introdotta la possibilità di parcheggiare gratuitamente poco fuori dal centro. Ai veicoli di servizio è stato concesso di parcheggiare in centro, ma solo per un tempo limitato: abbiamo consentito solo il flusso di traffico necessario per mantenere la città in funzione, consentendo, ad esempio, le attività di carico e scarico delle merci e delle persone. In seguito, in molte strade è stata ridotta l’ampiezza della carreggiata e sono stati invece allargati i marciapiedi. Inoltre, è stato abbassato il limite di velocità, sono state previste misure di rallentamento del traffico (con l’installazione di passaggi pedonali rialzati e di altri ostacoli fisici) e sono stati aggiunti lampioni, alberi e spazi verdi.
Come hanno reagito i residenti?
All’inizio – e finché non si sono visti i risultati della trasformazione – ci sono state delle proteste. Noi abbiamo dato ascolto all’opinione pubblica, ma è importante che i leader politici abbiano il coraggio di attuare i propri progetti, nonostante l’opposizione iniziale che essi possono incontrare. Quando sono diventato sindaco, avevo una squadra molto forte, provvista di idee e di obiettivi molto chiari. Quando è stata realizzata la pedonalizzazione del centro storico, è bastato un mese per ricevere l’approvazione da parte dei cittadini, degli imprenditori locali e delle associazioni professionali. Non appena hanno visto i vantaggi derivanti dalla pedonalizzazione, i cittadini hanno chiesto altri interventi analoghi e così i cambiamenti si sono estesi anche ad altre aree circostanti.
Ci sono altre città che hanno replicato con successo ciò che è stato fatto a Pontevedra?
Nel mondo ci sono molte città che stanno facendo dei passi nella stessa direzione, recuperando spazi e cercando un equilibrio ambientale, ma procedono molto lentamente e senza la determinazione che c’è stata a Pontevedra. Sono tante le città che potrebbero farlo e che invece non lo fanno. Le informazioni su che cosa si debba fare per realizzare una trasformazione come quella che abbiamo messo in atto a Pontevedra sono ampiamente note. Ci sono libri sull’argomento che risalgono al 1928! Ma non stiamo facendo ciò che dovremmo fare per cambiare le cose. Eppure il know-how è disponibile da molti anni. Molti amministratori sanno bene che cosa dovrebbero fare, ma hanno paura di perdere le elezioni.
I principi che hanno funzionato a Pontevedra possono essere applicati in qualsiasi città e in qualsiasi Paese?
La filosofia, i valori e i principi che sono stati applicati a Pontevedra (riduzione del traffico, recupero di spazi per i pedoni, introduzione di misure per rendere la circolazione più sicura) possono essere applicati ovunque. Ci sono tre pilastri fondamentali, necessari perché un tentativo di questo tipo possa avere successo: la volontà politica, la presenza di funzionari pubblici qualificati e il sostegno da parte dei cittadini. I politici devono aver letto e studiato molto sulla mobilità e sulla trasformazione delle città, e devono avere un’idea chiara dei cambiamenti che vogliono mettere in atto. La polizia, gli ingegneri, gli architetti e le altre figure coinvolte nel progetto devono aver capito bene quali siano gli obiettivi e devono lavorare insieme per raggiungerli. E anche i cittadini devono comprendere quali siano questi obiettivi e devono difenderne il perseguimento attraverso il loro voto.
Le città grandi e quelle piccole si trovano a fronteggiare sfide diverse?
Nelle grandi città il problema non è così grave, perché le persone hanno vari modi alternativi per spostarsi, spesso grazie a una capillare rete di trasporti pubblici e a mezzi come la metropolitana, su cui Pontevedra non può contare. In un posto come questo, se si vietano le auto, le persone devono spostarsi principalmente a piedi. Ma, benché le città più piccole debbano affrontare una sfida più grande, i principi di Pontevedra sono applicabili a livello globale.
Com’è Pontevedra oggi?
La qualità dell’aria è buona trecentosessantacinque giorni all’anno. Le emissioni di CO₂ sono diminuite di circa il settanta per cento e in città non c’è praticamente alcun rumore. Il traffico è diminuito del novantasette per cento nel centro storico e tra il cinquantatré e il sette per cento nelle aree periferiche. Lo spazio a disposizione dei pedoni è aumentato. La gran parte degli spostamenti all’interno del centro città – circa il novanta per cento – avviene a piedi. L’ottanta per cento dei bambini dai sei ai dodici anni va a scuola a piedi e può giocare in totale sicurezza nelle piazze e nelle strade. E dal 2011 a oggi non ci sono stati decessi causati da incidenti stradali. La gente è tornata a vivere il centro della città. La popolazione di Pontevedra è cresciuta ed è la più giovane della Galizia, una regione in cui invece il numero degli abitanti sta diminuendo. La trasformazione urbana è un processo continuo – e ci stiamo ancora lavorando. Ma la qualità della vita a Pontevedra è davvero alta. E si vede.
© 2024 THE NEW YORK TIMES COMPANY
L'articolo Come Pontevedra è diventato un laboratorio internazionale di mobilità sostenibile proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?






