Lanvin Group ancora in crisi. Nel semestre ricavi in calo del 22%

Lanvin Group ancora in difficoltà. Il player che fa capo alla conglomerata cinese Fosun International ha chiuso il primo semestre del fiscal year, terminato lo scorso 30 giugno, con ricavi per 133 milioni di euro, registrando un calo del 22% rispetto al medesimo periodo del 2024. Un risultato che “riflette la debolezza generale del settore del lusso a livello globale e il riposizionamento strategico del gruppo”.
Il gruppo da tempo in cattive acque, tanto che qualche mese fa le indiscrezioni di stampa avevano prospettato come tutte le griffe del portafoglio – dall’ammiraglia Lanvin che dà il nome al gruppo a Wolford, Sergio Rossi, Caruso fino a St. John Knits – sarebbero ufficiosamente sul mercato, ma senza acquirenti all’orizzonte e il player, per fare cassa, avrebbe già iniziato a dismettere asset strategici, come fabbriche e immobili.
Dietro il calo semestrale ci sarebbe soprattutto “il calo del commercio wholesale nell’area Emea, la prudenza dei consumatore della Greater China e più in generale un rallentamento del mercato del lusso”. Sul fronte della marginalità, il gruppo ha totalizzato un utile lordo pari a 72 milioni di euro, con un margine del 54%, contro il 58% di un anno fa, “supportato da una gestione disciplinata delle scorte durante la transizione creativa e dalle continue efficienze sui costi”. Un calo che comunque riflette “il sell-through delle scorte della stagione precedente, il sottoutilizzo della capacità produttiva e le modifiche al product mix”.
L’ebitda rettificato è rimasto in territorio negativo a quota 52 milioni di euro, rispetto ai -42 milioni del 2024. Il calo “riflette principalmente un minor utile lordo, sebbene una gestione disciplinata dei costi abbia contribuito a limitare ulteriori ribassi”.
Per quanto riguarda il fatturato dei singoli marchi, Lanvin ha accusato una flessione del 42%, Wolford del 23%, Sergio Rossi del 25 per cento. Performance stabile, invece, per St. John, mentre si è rivelato in calo anche Caruso, sebbene limitato a un -11 per cento.
Per l’intero fiscal year, il player si mantiene cauto, spiegando come il “2025 rimarrà saldamente concentrato sull’efficienza dei costi e sugli investimenti mirati sui marchi”. Aggiungendo che “le iniziative strategiche già in corso includono l’ottimizzazione della presenza retail, il miglioramento dell’efficienza operativa, l’ampliamento degli assortimenti di prodotti, il lancio di campagne di marketing ad alto impatto e il rafforzamento delle partnership wholesale”.
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