Mediobanca: in nove mesi utile in crescita a 993,2 milioni, acconto dividendo di 0,56 euro
Mediobanca ha raggiunto al 31 marzo 2025 un utile di 993,2 milioni e ricavi per 2.767,9 milioni, entrambi in crescita del 5 per cento. Dai risultati presentati oggi emergono la distribuzione di un acconto di dividendo di 0,56 euro per azione, con stacco il 19 maggio e saldo a novembre, l’incremento del 2 per cento dei depositi a 28,9 miliardi, il credito al consumo che si attesta a 6,7 miliardi, mentre nell’ultimo trimestre era a 2,4 miliardi, con l’80 per cento dei prestiti personali derivante da produzione diretta, e ampliamento degli spread degli impieghi. In crescita anche l’Investment Banking, con un aumento del 29 per cento del numero di operazioni annunciate.
I risultati presentati confermano le linee guida per l’esercizio 2024-2025, con la raccolta netta di 9-10 miliardi, ricavi in crescita, commissioni in aumento ”low double digit” e margine di interesse resiliente, nonostante l’attesa discesa dei tassi di interesse, grazie al Consumer Finance che assorbe la riduzione dei rendimenti degli altri attivi. Il rapporto costi/ricavi e costo del rischio è sotto controllo, la crescita dell’utile per azione (Eps) nel range atteso del 6/8 per cento e la remunerazione degli azionisti che vedrà il completamento del piano di buy back in corso (385 milioni di euro già attuato per il 71 per cento), un cash-pay out del 70 per cento (acconto di dividendo a maggio 2025 e saldo a novembre 2025) e ulteriori decisioni sui buy back che verranno comunicate entro la fine dell’esercizio. Mediobanca ha confermato anche gli obiettivi di Piano al 2026, a partire dai livelli di remunerazione, con oltre 4 miliardi di distribuzione totale cumulata agli azionisti.
Piazzetta Cuccia “ha confermato nei nove mesi, malgrado le incertezze dello scenario, la crescita di tutte le sue divisioni, consolidando le principali iniziative del piano 23-26” ha affermato l’Amministratore delegato Alberto Nagel, evidenziando che tutte le piattaforme distributive fisiche e digitali “sono state potenziate, attraendo i migliori talenti”. Inoltre, l’offerta di servizi “è stata ampliata e riposizionata sempre più sul modello Private Investment Banking, con un ottimo riconoscimento da parte dei clienti e dei consulenti”. Durante la conference call di presentazione dei risultati al 31 marzo 2025, Nagel ha spiegato che “entriamo in una congiuntura non facile, con un asset quality ai migliori livelli di sempre” e “alla luce dei recenti avvenimenti macro e della possibile entrata in una fase di contrazione dell’economia, Mediobanca entra in questa situazione con un portafoglio di impieghi che ha una qualità altissima”.
Sull’offerta lanciata a Banca Generali il 28 aprile, che dovrà essere approvata dagli azionisti nell’assemblea di Mediobanca del 16 giugno, Nagel ha spiegato che “completa il percorso di trasformazione del gruppo in player diversificato, focalizzato sul business ad elevata crescita e basso assorbimento di capitale, eccellente per creazione di valore per gli stakeholder. Con oltre il 50 per cento dei ricavi nel Wealth Management ed oltre 210 miliardi di masse della clientela, Mediobanca diventerà un leader del Wealth Management, punto di riferimento nel panorama finanziario italiano ed europeo”. L’aggregazione creerebbe “una storia unica con crescita, basso livello di capitale, e forte distribuzione agli azionisti” e “una generazione di valore superiore a quanto c’è sul mercato: diamo una connotazione chiara di wealth management con una sua connotazione specifica nel private e investment banking”.
D’altro canto, l’ops di cui è a sua volta oggetto Mediobanca, da parte di Monte dei Paschi di Siena, “presenta numerosi fattori di rischio” ha evidenziato Piazzetta Cuccia nella nota di presentazione dei conti, tra cui “un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata (utili aggregati: 63 per cento da retail/SMEs, 14 per cento WM, 12 per cento Cib, altro), ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività e rimanendo immutati i rischi insiti nel bilancio di Mps”. “Ritengo che le operazioni che generano valore siano quelle tra pari, all’interno della stessa categoria bancaria, perché ci sono sinergie evidenti e affinità culturali. Credo che le migliori operazioni con Mps siano di combinazione con banche commerciali in cui ci sia possibilità di fare reali sinergie, per espandere le quote di mercato nelle regioni dove sono. Nell’operazione con noi tutto questo non si verifica” ha sottolineato Nagel in conference call, affermando che l’operazione su Banca Generali “può generare molto valore” al contrario dell’offerta pubblica di scambio di Mps che “ha rischi altissimi”.
Sull’incontro avuto due giorni fa a Palazzo Chigi con Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Nagel ha riferito che “da questo punto di vista siamo sempre piuttosto laconici nel dire quello che facciamo e quello che non facciamo” ma ha affermato che entro l’assemblea del 16 giugno “è nostra intenzione spiegare nei dettagli lo spirito che sta dietro questa operazione e incontreremo tutti i principali azionisti, incontreremo le istituzioni, le autorità e spiegheremo l’operazione ai nostri dipendenti: questo è previsto nelle prossime settimane e durerà fino alla nostra assemblea”. Nel frattempo, “i feedback che abbiamo avuto” dagli investitori “sono stati estremamente positivi” visto che l’operazione lanciata tende ad avere “tutti vincitori e nessun vinto”, per far crescere Mediobanca “da un punto di vista industriale, fa crescere Generali da un punto di vista industriale” e “contribuisce a migliorare la governance presso le tre entità”.
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