Meloni non è più indagata nel caso Almasri, a differenza di Nordio, Piantedosi e Mantovano

Il Tribunale dei Ministri ha archiviato la posizione di Giorgia Meloni all’interno del caso Almasri. Restano però indagati il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano.
La conferma è arrivata direttamente via Instagram dalla presidente del Consiglio, che era indagata per i reati di favoreggiamento e peculato. «Dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie. Mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti di Piantedosi, Nordio e Mantovano. Nel decreto si sostiene che io “non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta”: e in tal modo non avrei rafforzato “il programma criminoso”», ha scritto.
Osama Njeem El‑Masri (noto come Almasri), capo della polizia giudiziaria di Tripoli, è stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025 su mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nelle carceri libiche. Tuttavia, il 21 gennaio la Corte d’appello di Roma lo ha rilasciato per un vizio procedurale dovuto alla mancata preventiva comunicazione con il ministero della Giustizia. Immediatamente espulso, è stato rimpatriato in Libia con un aereo governativo italiano, dove è stato accolto da una folla festante a Tripoli.
L’accusa sostiene che i due ministri e il sottosegretario abbiano agito senza essersi prima confrontati con la presidente del Consiglio: «È una tesi palesemente assurda», ha scritto Meloni, che si è assunta le responsabilità politiche della vicenda: «A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro».
Nel merito, conclude la presidente del Consiglio, «ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L’ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere».
Giorgia Meloni ha anche parlato con La Stampa, sfogando tutta la sua rabbia verso i giudici per la mancata notifica di archiviazione nei confronti di Nordio, Mantovano e Piantedosi: «Sono il capo del governo. Non Alice nel Paese delle meraviglie. Non mi aspettavo che si potesse dire che i miei ministri governano a mia insaputa».
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