Motori endotermici e transizione: il regolamento europeo, tra conferme e ripensamenti

Dicembre 15, 2025 - 19:04
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Motori endotermici e transizione: il regolamento europeo, tra conferme e ripensamenti

Il quadro normativo europeo sull’automotive, costruito attorno al phase-out dei motori endotermici al 2035, è entrato in una fase di revisione politica e industriale. Tra conferme regolatorie, richiami alla neutralità tecnologica e pressioni dei Paesi membri, l’Unione europea riconsidera tempi e strumenti della transizione, senza rinunciare – formalmente – agli obiettivi climatici

Stop ai motori endotermici entro il 2035? Sì, no, forse… il quadro politico e l’orientamento in Europa è in una fase di stallo, o meglio, di revisione, anche alla luce delle forti spinte negazioniste che arrivano dagli Stati Uniti e a cui i leader europei non sembrano avere la forza di opporsi.

Qual è l’attuale situazione e a cosa potremmo andare incontro? Il riferimento normativo centrale per il settore automobilistico europeo è il Regolamento (Ue) 2023/851, che disciplina gli standard di emissione di CO2 per autovetture e veicoli commerciali leggeri.

Il testo stabilisce, a partire dal 1° gennaio 2035, una riduzione del 100% delle emissioni medie di flotta rispetto ai livelli del 2021, rendendo di fatto non più immatricolabili veicoli con emissioni allo scarico diverse da zero.

Dal punto di vista giuridico, la norma non introduce un divieto esplicito dei motori endotermici, ma definisce un obiettivo prestazionale che ne impedisce la commercializzazione in assenza di tecnologie a emissioni nulle.

Questa impostazione, coerente con l’architettura del Green Deal europeo, è stata scelta per mantenere una certa neutralità tecnologica formale, pur orientando chiaramente il mercato verso l’elettrificazione.

Il regolamento, tuttavia, include fin dall’origine una clausola di revisione nel 2026, pensata per valutare l’adeguatezza degli obiettivi rispetto allo sviluppo tecnologico, alle infrastrutture di ricarica e agli impatti socioeconomici. Una previsione che, con il senno di poi, si è rivelata determinante.

Le pressioni politiche e l’anticipazione della revisione

Nel corso del 2024 e del 2025 il contesto macroeconomico e industriale europeo è mutato sensibilmente. Il rallentamento della domanda di veicoli elettrici in alcuni mercati chiave, le difficoltà della filiera automotive e la crescente concorrenza dei produttori extraeuropei hanno alimentato un ripensamento politico sul percorso regolatorio.

In questo scenario, la Commissione europea ha anticipato il confronto sulla revisione del regolamento, aprendo alla possibilità di ridurre l’obiettivo di abbattimento delle emissioni dal 100% al 90% dal 2035.

Una modifica che consentirebbe la permanenza sul mercato di una quota limitata di veicoli con motori a combustione interna o ibridi plug-in, purché compensata da una maggioranza di modelli a zero emissioni nella flotta complessiva.

Il ritorno del concetto di neutralità tecnologica è stato sostenuto in particolare da Germania e Italia, che hanno sottolineato il rischio di una transizione troppo rapida rispetto alla capacità industriale ed energetica del continente.

La richiesta non è quella di abbandonare gli obiettivi climatici, ma di modulare strumenti e tempistiche.

Il dibattito sul blocco dei motori endotermici non può essere letto esclusivamente in chiave normativa. La capacità di sostenere una transizione pienamente elettrica dipende dalla disponibilità di infrastrutture di ricarica, dalla stabilità dei costi energetici e dall’accessibilità economica dei veicoli per famiglie e imprese.

Una parte dell’industria automobilistica europea, che ha investito massicciamente nell’elettrico, guarda con preoccupazione a un possibile allentamento delle regole, temendo un prolungamento dell’incertezza regolatoria.

Altri operatori, soprattutto lungo la filiera dei componenti tradizionali, vedono invece nella flessibilità normativa una condizione necessaria per evitare una brusca perdita di competenze e occupazione.

Anche sul piano ambientale il confronto resta aperto. Le organizzazioni ambientaliste segnalano il rischio che l’estensione della vita dei motori endotermici, anche in forma ibrida, possa rallentare la riduzione effettiva delle emissioni nel settore dei trasporti, uno dei più critici per il raggiungimento della neutralità climatica.

A oggi il Regolamento 2023/851 rimane pienamente in vigore e il 2035 continua a rappresentare l’orizzonte di riferimento per l’uscita dei veicoli a combustione dal mercato europeo.

Tuttavia, il processo politico in corso mostra come quel traguardo non sia più interpretato come un punto rigido, bensì come una cornice entro cui ridefinire modalità e strumenti della transizione.

Più che di un arretramento, si tratta di una fase di assestamento: l’Unione europea si trova sollecitata da spinte economiche e sovraniste a conciliare ambizione climatica, realismo industriale e consenso sociale.

Il futuro dei motori endotermici, in questo senso, non dipenderà solo da un numero scritto in un regolamento, ma dalla capacità dell’Europa di governare una trasformazione industriale senza precedenti.

Crediti immagine: Depositphotos

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