Natale, lavoro e responsabilità: il messaggio del Prefetto Pasquariello alla comunità varesina

«Lo spirito del Natale, per credenti e non credenti, non è solo una festa, ma un messaggio potente di cura, responsabilità e attenzione agli altri». È da qui, dal significato più profondo delle festività, che il Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello ha voluto partire – e tornare – nel suo intervento in Prefettura in occasione del tradizionale incontro per gli auguri di Natale.
Un discorso ampio, denso, che ha intrecciato lavoro, giovani, sicurezza, carcere ed educazione digitale, per arrivare a un messaggio unitario: «Il lavoro restituisce dignità, l’educazione restituisce futuro, la responsabilità collettiva restituisce comunità».
Il lavoro come fondamento della Repubblica
Nel suo intervento Pasquariello ha ricordato come il lavoro non sia solo una dimensione economica, ma un valore sociale e costituzionale. «Viviamo una stagione che chiede alle istituzioni non solo di amministrare, ma anche di dare senso», ha sottolineato, richiamando gli articoli 1 e 4 della Costituzione. «Il lavoro è diritto, ma anche dovere. Riguarda tutti, in ogni età della vita: chi studia, chi lavora, chi amministra, chi ha sbagliato ed è chiamato a ricostruire».
Un richiamo rafforzato dal ricordo della recente cerimonia al Quirinale, dove due imprenditori varesini, Rinaldo Ballerio e Toto Bulgheroni, hanno ricevuto prestigiose onorificenze, insieme alla giovane Sofia Soldavini, premiata come Alfiere del Lavoro. «Un momento di grande orgoglio per il nostro territorio e un richiamo forte al significato profondo del lavoro nella nostra Repubblica».
Sicurezza, carcere e inclusione
Il Prefetto ha poi passato in rassegna alcune iniziative concrete promosse sul territorio. Dalla sicurezza sul lavoro, con il rinnovo del protocollo d’intesa del 12 novembre 2025, al reinserimento lavorativo delle persone detenute ed ex detenute. «Il lavoro – ha ricordato – non è solo reddito, è dignità e può diventare uno strumento reale di reinserimento e di sicurezza collettiva». Un dato su tutti: la recidiva, secondo il CNEL, crolla dal 70% al 2% per chi esce dal carcere con un’occupazione.
Spazio anche al tema dell’inserimento lavorativo dei titolari di protezione internazionale. «Non è solo accoglienza civile – ha detto – ma un modo per trasformare l’incontro tra culture in opportunità condivise, rafforzando coesione sociale e responsabilità civica». Con una precisazione netta: «Al netto di chi delinque: per questi non c’è considerazione, devono essere espulsi e subito».
Giovani e digitale: una sfida educativa
Ampia la riflessione dedicata ai giovani e all’impatto delle tecnologie digitali. Pasquariello ha richiamato studi scientifici nazionali e internazionali che evidenziano i rischi di un uso precoce e non accompagnato degli smartphone: disturbi del sonno, ansia, depressione, isolamento sociale. «La vita online diventa una vetrina ansiogena in cui si è sempre osservati e giudicati».
Da qui l’appello ai patti digitali di comunità, alleanze educative tra famiglie, scuole, istituzioni e associazioni. «Non sono semplici liste di regole – ha spiegato – ma accordi educativi che promuovono corresponsabilità». Un percorso già avviato anche nel Varesotto, con esperienze significative in diversi comuni.
Il Natale come orizzonte comune
Il passaggio finale del discorso ha riportato tutti al senso dell’incontro e del tempo che si sta vivendo. «Parlare di lavoro, carcere, giovani, educazione digitale e sicurezza pubblica a Natale non è una forzatura: è il cuore stesso di questo tempo», ha affermato Pasquariello. «Il Natale ci ricorda che nessuno è irrecuperabile, che la fragilità non è una colpa, che ogni persona, nelle condizioni giuste, può rialzarsi».
Un’immagine simbolica ha chiuso l’intervento: le palline che addobbano l’albero di Natale in Prefettura, portate dai ragazzi dei Consigli comunali. Su ciascuna, parole come pace, rispetto, famiglia, relazioni autentiche. «Mi sembra – ha concluso il prefetto – che questi ragazzi vogliano guardarsi negli occhi più di quanto non accada attraverso uno schermo».
«Se vogliamo davvero onorare il senso del Natale – ha detto in chiusura – dobbiamo farlo con scelte concrete. Promuovendo lavoro dignitoso, accompagnando i giovani senza abbandonarli né soffocarli, assumendoci come adulti la responsabilità educativa che ci compete».
E l’augurio finale, semplice e diretto, è diventato l’impegno di una comunità intera: «Buon Natale».
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