Orban “consulta” i suoi cittadini sull’adesione dell’Ucraina all’Ue

Bruxelles – Fare tutto il possibile per bloccare l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. E’ questo l’obiettivo del premier ungherese Viktor Orban, che oltre a mettersi di traverso in ogni votazione al proposito tenuta nel Consiglio europeo ha lanciato per il mese di aprile anche una sorta di “consultazione popolare”, per sentire cosa nei pensano i suoi concittadini.
Non si tratta di un vero referendum, ma di un massiccio invio di mail agli ungheresi (usando impropriamente i dati da questi registrati a fini sanitari durante la campagna di vaccinazione contro il Covid) nelle quali, con una domanda secca si chiede se sono a favore o meno di questo ingresso.
L’iniziativa, già usata altre volte, si chiama Voks 2025 e lo scopo è chiaro: trovare un consenso popolare per dire “no” a Kiev. Il problema, uno dei problemi, è che la consultazione è chiaramente pilotata dal governo, perché nelle caselle di posta degli ungheresi non arriverà solo un asettico questionario, ma ci saranno anche le opinioni di Orban sui problemi che questo allargamento potrebbe creare per gli ungheresi. Di tesi a favore, ovviamente, neanche se ne parla.
Come non si parla nella costosa campagna lanciata dal governo in tutto il Paese con manifesti che riportano lo slogan “Non possono decidere sopra le nostre teste”. Un classico richiamo in stile populista. Ovviamente anche i “nemici” sono chiaramente indicati agli elettori ungheresi: la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accusati di essere quelli che vogliono far pagare un prezzo salato a “ogni famiglia ungherese”, e creare “gravi rischi per l’economia e per la sicurezza”.
Orban usa spesso queste consultazioni, che però sono di norma un fallimento, perché i cittadini ungheresi non rispondono: in media a esprimere il proprio parere, nei 15 anni di governo Orban, sono stati meno del 16 per cento degli elettori. Che sono probabilmente in grandissima parte i più determinato sostenitori di Orban, che nel comunicare i risultati esalta la maggioranza, di solito schiacciante che risulta dallo scrutinio, mettendo molto in secondo piano la partecipazione. Non è chiaro poi che tipo di garanzie ci siano sullo scrutinio, ovviamente.
Tutto però fa brodo per Orban, che spende tranquillamente i soldi pubblici (e l’Ungheria non è un Paese che ha tasche tanto ricche) per una consultazione non vincolante, non trasparente, ma che però probabilmente porterà acqua al suo mulino, anche se dai sondaggi noti, in realtà, un’esile maggioranza sembrerebbe essere favorevole all’allargamento rapido dell’Ue all’Ucraina.
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