Out of Place: a Padova l’arte dei campi profughi nel mondo

Al Centro Altinate San Gaetano di Padova, la mostra 'Out of Place' espone 284 opere di 264 artisti dai campi profughi di tutto il mondo. Un viaggio potente tra arte, memoria e identità.

Giugno 9, 2025 - 15:28
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Out of Place: a Padova l’arte dei campi profughi nel mondo

Padova – Un grido sommesso, ma potentissimo. È quello che arriva da “Out of Place. Arte dai campi profughi nel mondo”, la mostra inaugurata al Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova, che porta in scena l’arte come strumento di resistenza, memoria e identità. In esposizione, 284 opere e installazioni video firmate da 264 artisti, molti dei quali vivono o hanno vissuto nei campi profughi di varie parti del pianeta.

Non è una mostra come le altre. È un viaggio corale che attraversa confini geografici e politici per approdare nel cuore dell’Europa con l’urgenza di essere ascoltato. Le opere provengono da oltre 30 campi profughi in 5 continenti: Palestina, Siria, Myanmar, Sudan, Venezuela, Ucraina, e molti altri. Ogni opera racconta una storia: di fuga, di perdita, di resistenza, ma anche di speranza e rinascita.

Promossa dal Comune di Padova e curata da un team internazionale di storici dell’arte e antropologi, “Out of Place” intende restituire voce e visibilità a chi vive ai margini, costretto fuori dal proprio luogo d’origine, ma non dalla propria identità culturale. Pittura, scultura, fotografia, videoarte e installazioni interattive si intrecciano in un racconto frammentato ma potente, che si rivolge allo spettatore non con pietismo, ma con consapevolezza.

«Questa mostra non vuole suscitare solo empatia – spiegano i curatori – ma generare consapevolezza politica ed estetica. L’arte prodotta nei campi profughi è spesso vista come marginale, ma è invece centrale per comprendere la complessità contemporanea.»

A colpire è la straordinaria varietà di linguaggi: dalla pittura figurativa alle tecniche digitali, dalle installazioni immersive ai collage realizzati con materiali di fortuna. Ogni opera è un frammento di mondo, sospeso tra il ricordo del paese lasciato e l’incertezza del presente. Alcuni artisti sono autodidatti, altri hanno una formazione accademica interrotta dalla guerra o dalla migrazione. Tutti condividono l’urgenza di esprimere un'identità compressa ma ancora viva.

“Out of Place” è anche un invito a rivedere il concetto stesso di “luogo”, che da geografico diventa esistenziale. Cosa significa essere “fuori posto”? L’arte, in questo senso, diventa non solo linguaggio, ma territorio simbolico di appartenenza e resistenza.

La mostra resterà aperta fino al [inserire data di chiusura, se disponibile] e sarà accompagnata da incontri, proiezioni, laboratori e testimonianze dirette di alcuni degli artisti coinvolti.

Un’occasione unica per entrare in contatto con storie invisibili e per riflettere – attraverso l’arte – sulle grandi crisi umanitarie del nostro tempo.

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Redazione Redazione Eventi e News