“Palazzopoli” di Milano e la caccia al capro espiatorio: non saranno le dimissioni di un assessore a risolvere il problema
Ora i riflettori dell’attenzione generale sono tutti concentrati sulla corruzione. C’è. Non c’è? Si tratta di una strada sbagliatissima. Non è questo il problema. Anche se dovesse emergere, tra qualche anno perché i tempi della giustizia questi sono, l’infondatezza della corruzione nella storia del mattone milanese l’urbanistica starebbe messa male lo stesso. Ci sono abusi edilizi non messi concretamente in discussione se non invocando “interpretazioni autentiche” dei regolamenti che lasciano il tempo che trovano, conflitti di interesse conclamati con una commissione paesaggio piena di architetti privati in affari con chi dovrebbero controllare. Una commissione usata per aggirare il piano di governo del territorio.
E’ la politica che se ne dovrebbe occupare. L’attesa vera non dovrebbe essere per gli interrogatori preventivi del 23 luglio davanti al giudice delle indagini preliminari Mattia Fiorentini, che dovrà poi decidere sugli arresti tra carcere e domiciliari chiesti dalla procura della Repubblica, ma su lunedì prossimo. Cioè su quello che dirà davanti al consiglio comunale il sindaco Beppe Sala, ma non sull’indagine i cui contorni non gli possono essere molto chiari per il momento. Sala dovrebbe dire che cosa intende fare sull’urbanistica, adesso che appare definitivamente tramontata l’ipotesi della legge “Salva Milano” arenata al Senato dopo essere stata approvata col favore di quasi tutte le forze politiche. Quando si era saputo dell’indagine il Comune aveva cercato di metterci una pezza aumentando il valore degli oneri di urbanizzazione. Non è bastato, non poteva bastare. Ma era stato chiaro anche all’amministrazione milanese che almeno qualcosa non andasse (eufemismo).
C’è bisogno di una autocritica nei fatti rispetto al passato di cui per ora non si intravedono le avvisaglie, perché sarebbe ridicolo pensare di risolverla con le dimissioni di un assessore. La logica del capro espiatorio è sempre sbagliata, non porta risultati, non risolve problemi. Bisogna agire rispetto alla cattiva politica, perché la corruzione è la conseguenza della cattiva politica non la causa. Lo dice la storia di Mani pulite, analizzata con criterio e spirito critico. Altrimenti non c’è verso di tutelare i diritti dei cittadini penalizzati dai grattacieli eretti dai cortili perdendo spazio e aria. Tutti continuano a scrivere che Milano è il cuore pulsante del paese. Non è che a puntare sulle aree forti il paese si blocca? Non sarebbe l’occasione per pensare a uno sviluppo che non sia milanocentrico e padanocentrico come suggerisce Vincenzo Scalia “criminologo critico”?
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