Quali sono i marchi di smartphone più affidabili? La risposta non è scontata
Uno studio sull’affidabilità degli smartphone commissionato da 60 Millions de consommateurs, la rivista dell'associazione consumatori ufficiale della Francia (INC, Institut national de la consommation) ha portato alla luce alcuni dettagli sorprendenti: in particolare, emerge che non sempre i marchi e i dispositivi più costosi sono quelli che si conservano meglio nel tempo. Lo studio è stato condotto su oltre 1.000 utenti, ovviamente proprietari di smartphone - un campione piuttosto ristretto, tutto considerato, e una goccia nell’oceano calcolando che ormai si è arrivati a vendere circa 1 miliardo di smartphone l’anno, e va anche calcolato che Samsung, una delle principali protagoniste per volumi di vendita, è completamente assente dal sondaggio, laddove Sony, che è praticamente inesistente. Ma permette comunque di fare qualche considerazione interessante.
Forse la sorpresa principale è che tra i marchi più affidabili emergono i produttori cinesi. Xiaomi guida con un tasso di affidabilità (quindi quanti dispositivi non si guastano rispetto al totale) del 94,1%, seguita da Oppo (92,2%), Honor (91,8%) e OnePlus (91,7%). Google è parecchio indietro, con solo 84,3% per i suoi Pixel, penalizzati da problemi ad alcuni componenti specifici (soprattutto le batterie, che hanno costretto Mountain View a ricorrere a certe misure straordinarie di sostituzione gratuita e modifiche software) e prestazioni che degradano piuttosto rapidamente.
Tra le altre marche americane, Motorola (che tecnicamente è cinese, visto che è di proprietà di Lenovo) registra 91,4%, mentre Apple è penultima con 91%, criticata per batterie poco longeve, soprattutto considerando i prezzi molto elevati degli iPhone. Motorola e Apple sono quindi più o meno perfettamente in linea con la media di affidabilità globale per il 2025, che si attesta proprio al 91%. Può sembrare un risultato notevole, considerando quanto spesso e frequentemente vengano usati questi dispositivi, peraltro nelle condizioni più disparate, ma è in netta contrazione rispetto al circa 94% riscontrato dalla stessa fonte nel 2022.
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