Si avvicina l'Euro digitale: ecco le criticità per negozianti e consumatori

Dicembre 6, 2025 - 09:34
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Si avvicina l'Euro digitale: ecco le criticità per negozianti e consumatori
L’Euro digitale con la normativa dovrebbe essere approvato nel 2026
L’Euro digitale con la normativa dovrebbe essere approvato nel 2026 Credits: FashionUnited, immagine generata con l'ausilio dell'Ia

Garantire pienamente l’assenza di commissioni dirette per i consumatori, promuovere una comunicazione chiara e trasparente e individuare un modello di costo equo per garantire parità di trattamento per le imprese di tutte le dimensioni, gratuità per i piccoli importi ed equilibrio per le transazioni di costo più elevato.

Confcommercio–Imprese per l’Italia ha presentato ieri, sul proprio sito istituzionale, il position paper “Euro digitale e strumenti di pagamento elettronici: più trasparenza ed equità per esercenti e consumatori”, sottoscritto tra gli altri da Fipe e Netcomm e illustrato il 3 dicembre, in occasione del Comitato pagamenti Italia, tavolo tecnico con gli stakeholder coordinato da Banca d'Italia. Va ricordato che il regolamento per l’Euro digitale con la normativa dovrebbe essere approvato nel 2026, una sperimentazione operativa avviata nel 2027 e l’entrata in esercizio su vasta scala è attesa per il 2029.

Il position paper, nel ribadire il pieno sostegno al progetto, utile a ribadire la sovranità monetaria dell’Europa e degli Stati membri, rafforzare l’autonomia strategica dell’euro rispetto alle altre valute e garantire la stabilità finanziaria, offre un contributo unitario al dibattito nazionale ed europeo sul futuro dei pagamenti, indicando le principali criticità attuali e presentando dieci richieste per tutelare imprese e cittadini in una fase di necessaria digitalizzazione dei sistemi di pagamento, nella quale la moneta elettronica ha superato il contante, anche nel nostro Paese.

Tuttavia, il mercato europeo presenta ancora criticità rilevanti: costi elevati per le micro e piccole imprese, fino a quattro volte superiori rispetto alle grandi, insufficiente trasparenza e una forte dipendenza da circuiti privati internazionali, con effetti che ricadono anche sui consumatori.

Nel 2024 in Italia l’importo dei pagamenti elettronici ha superato per la prima volta quello delle transazioni per contanti

Nel 2024 in Italia l’importo dei pagamenti elettronici ha superato per la prima volta quello delle transazioni per contanti
Nel 2024 in Italia l’importo dei pagamenti elettronici ha superato per la prima volta quello delle transazioni per contanti Credits: FashionUnited, immagine generata con l'ausilio dell'Intelligenza artificiale

“Le attività commerciali di prossimità e i pubblici esercizi rivestono un fondamentale ruolo strategico nel promuovere e consolidare l’euro digitale come strumento di pagamento per le spese quotidiane. Solo attraverso un coinvolgimento diretto degli esercenti, e la loro capillare catena distributiva, sarà possibile integrare la nuova moneta digitale nelle abitudini di consumo. Il successo dell’euro digitale, dunque, passerà inevitabilmente anche dalla reale convenienza per i merchant rispetto agli attuali sistemi di pagamento elettronici che deve essere garantita anche dal fatto che si basa su un’infrastruttura pubblica realizzata con i soldi dei contribuenti. Per questo chiediamo che almeno per i micro pagamenti sia previsto l’azzeramento delle commissioni", ha sottolineato Lino Enrico Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio.

Il position paper sottolinea l’esigenza di una comunicazione pubblica limpida, capace di spiegare in modo corretto benefici e limiti dello strumento, e di adeguata trasparenza dei dati indispensabili per orientare in maniera consapevole le scelte regolatorie, come indicato dalla Corte dei Conti europea. Il documento afferma anche l’importanza del co-badging delle carte di debito per riequilibrare la competizione tra circuiti domestici e internazionali, seguendo l’esempio di altri Paesi europei.

Come funziona l’euro digitale

Il funzionamento dell’euro digitale si baserà su un modello ibrido: la Bce emetterà la moneta e ne gestirà l’infrastruttura centrale, come già fanno i grandi circuiti delle carte di credito, mentre la distribuzione ai cittadini e alle imprese avverrà attraverso operatori privati autorizzati, come banche e prestatori di servizi di pagamento (Psp), anche in questo caso come già avviene per i pagamenti elettronici con carte. Questi soggetti forniranno i wallet tramite i quali eseguire i pagamenti, cioè delle app utilizzabili tramite computer, smartphone ed altri dispositivi. Si tratta quindi di una esperienza d’uso molto simile allo standard corrente.

Dal punto di vista operativo, l’euro digitale potrà essere utilizzato in due modalità: online, tramite connessione Internet, per pagamenti verso esercenti, trasferimenti P2p, acquisti in ecommerce e altri servizi integrati nei wallet bancari; offline, una delle funzioni più innovative: due dispositivi (muniti della tecnologia Nfc che hanno quasi tutti gli smartphone) potranno scambiarsi euro digitali anche senza connessione internet, replicando la riservatezza e la rapidità del contante.

Per evitare impatti eccessivi sulla liquidità del sistema bancario, si legge nel Position paper di Confcommercio, saranno previsti limiti di detenzione e nessuna remunerazione: l’euro digitale è pensato come mezzo di pagamento, non come deposito di valore.

Il 30 ottobre 2025, il Consiglio direttivo della Bce ha dichiarato conclusa la fase preliminare del progetto e dato il via alla vera e propria fase attuativa. Il regolamento per l’Euro digitale con la normativa dovrebbe essere approvato nel 2026, una sperimentazione operativa avviata nel 2027 e l’entrata in esercizio su vasta scala è attesa per il 2029.

I rischi potenziali

Per Confcommercio ci sono ancora alcuni nodi irrisolti che rischiano di ridurre l’efficacia dell’Euro digitale e, più in generale, la capacità del sistema dei pagamenti di operare in modo equo e competitivo a beneficio dell’economia italiana ed europea.

Pricing oneroso e costi indiretti

Come in altre realtà, la moneta digitale europea potrebbe essere totalmente pubblica e gratuita, almeno per i servizi di pagamento di base, ossia quelli funzionalmente equivalenti al contante. L’attuale proposta normativa prevede invece che i prestatori di servizi di pagamento (Psp), come le banche, siano coinvolti nella distribuzione della moneta pubblica elettronica. Questo approccio rischia di replicare i costi delle carte private, trasferendo gli oneri sostenuti in prima battuta dagli esercenti, sui prezzi al consumo e vanificando l’idea di una valuta pubblica economica.

Disparità di trattamento tra imprese

Se fossero replicate le logiche di costo dei circuiti privati di pagamento, le micro e piccole imprese finirebbero per pagare commissioni fino a quattro volte superiori rispetto alle grandi aziende, con evidenti distorsioni competitive, ingiustificabili per una moneta pubblica.

Il documento di Confcommercio presenta dieci richieste precise per tutelare imprese e cittadini in una fase di profonda digitalizzazione della società, nella quale i pagamenti elettronici hanno superato quelli per contante, anche nel nostro Paese che è primo in Europa per numero di Pos, con 3,3 milioni di terminali.

Le 10 richieste al policy maker italiano

Garantire pienamente l’assenza di commissioni dirette per i consumatori. L’Euro digitale potrà essere reso fruibile tramite wallet all’interno di pacchetti a pagamento. Tuttavia va reso inequivocabile che il servizio a costo zero dovrà sempre essere disponibile anche in modalità stand-alone. Promuovere una comunicazione chiara e trasparente è una altra richiesta. Occorre evitare equivoci tra “assenza di commissioni dirette” per i consumatori e “gratuità” (preclusa dai costi connessi alla remunerazione dei Psp che, se pagati dagli esercenti, si riflettono sui prezzi finali di beni e servizi), spiegando correttamente ai cittadini benefici e limiti dell’Euro digitale, così da rafforzarne l’accettazione e l’utilizzo.

Sostenere un approccio data driven in tema di pagamenti elettronici. Come suggerisce la Corte dei Conti europea, scrive Confcommercio, sarebbe opportuno fissare "indicatori specifici a livello dell’Ue per misurare i miglioramenti relativi alla velocità, ai costi, all’accessibilità e alla trasparenza dei pagamenti" stabilendo e monitorando i valori-obiettivo. In questa stessa logica si richiede sia commissionata (a livello europeo o, in difetto, a livello nazionale) una valutazione indipendente e autorevole sugli effetti del divieto di surcharge, anche alla luce di lezioni apprese da esperienze come, in Italia, quella di PagoPa.

Individuare un modello di costo equo per garantire parità di trattamento per le imprese di tutte le dimensioni

Individuare un modello di costo equo per garantire parità di trattamento per le imprese di tutte le dimensioni, gratuità per i piccoli importi ed equilibrio per le transazioni di costo più elevato. La moneta pubblica, che, secondo le associazioni che hanno sottoscritto il position paper di Confcommercio, dovrebbe essere gratuita per tutti, qualora comportasse un costo diretto per gli esercenti (e indiretto per i consumatori), non dovrebbe ricalcare le logiche delle carte private, che oggi applicano alle micro e piccole imprese commissioni fino a quattro volte superiori rispetto a quelle delle grandi aziende.

Definire benchmark di costo appropriati

Definire benchmark di costo più appropriati ed evitare inefficienze ed extraprofitti. Per Confcommercio, infatti, sarebbe opportuno rifiutare l’ancoraggio del costo dell’Euro digitale alle commissioni medie influenzate dai costi elevati dei circuiti internazionali, privilegiando invece i livelli di costo dei circuiti nazionali o dei quartili più bassi del mercato.

Nel caso il legislatore europeo restasse inerte in tema di accountability, si legge nel position paper, sarebbe indispensabile che, in relazione agli strumenti di mercato e, poi, all’Euro digitale, le istituzioni italiane monitorassero e pubblicassero con frequenza dati affidabili, tempestivi e dettagliati su quote di mercato dei circuiti e costi dei pagamenti.

Promuovere, come in Francia, il co-badging per il riequilibrio competitivo tra circuiti internazionali e domestici. "Questo, anzitutto, attraverso moral suasion, ma, se necessario, andrebbero adottate norme ad hoc per mitigare le distorsioni che nuocciono alla competizione e ai consumatori", scrive Confcommercio.

Assicurare comparabilità dei costi di accettazione degli strumenti privati di pagamento

Assicurare comparabilità dei costi di accettazione degli strumenti privati di pagamento: occorre intervenire sulla formulazione dell’art.31a del Payment services regulation per assicurare che l’Eba detti standard anche per la rappresentazione dei costi applicati dagli acquirer agli esercenti, assicurandone la comparabilità indispensabile per ottener un mercato concorrenziale.

Rendere tangibili (cioè misurabili) i vantaggi economici dell’Euro digitale. Se il costo dell’Euro digitale fosse davvero addebitato agli esercenti, allora occorrerebbero norme che rendano confrontabili, attraverso criteri comuni, i costi dei pagamenti privati con quelli della moneta pubblica, per quantificare in modo oggettivo il risparmio.

Infine, sostenere le buone pratiche nazionali. L’Italia ha fatto e può continuare a fare l’apripista su trasparenza e comparabilità dei costi. In questo senso occorre, anzitutto, far progredire l’esperienza del Protocollo d’intesa del 2023 sulla comparabilità delle offerte dei servizi di acquiring - frutto del confronto costruttivo tra le parti - e identificare altri ambiti nei quali sperimentare approcci innovativi.

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