Un adolescente su sette con disturbi mentali. I laboratori della Fondazione Asilo Mariuccia per aiutare i giovani

Un disturbo mentale non trattato in adolescenza può ridurre il reddito futuro fino al 10% annuo. Grande aiuto per i giovani dalle attività esperienziali. «Ogni sforzo nella cura della salute mentale dei più giovani non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche un investimento strategico sul futuro collettivo» spiega Emidio Musacchio, psicologo e responsabile dei servizi socio-educativi della sede di Porto Valtravaglia della Fondazione Asilo Mariuccia
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che a livello globale oltre 166 milioni di adolescenti, circa uno su sette, convivano con disturbi mentali. Ansia, depressione, traumi non elaborati e comportamenti autolesivi compaiono sempre più spesso già in età scolare, compromettendo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Le conseguenze si riflettono sul rendimento scolastico, sulle relazioni interpersonali e sulle prospettive di vita. Quando il disagio non viene ascoltato né curato, lascia cicatrici durature, anche sul piano economico. Secondo il report della Banca mondiale “Helping Children Thrive: Mental Health and Human Capital“, un disturbo mentale non trattato in adolescenza può ridurre il reddito futuro fino al 10% annuo. Un impatto che colpisce con maggiore durezza chi già vive in condizioni di fragilità. In Italia l’allarme riguarda in particolare i minori stranieri non accompagnati, i giovani Neet, gli adolescenti con background migratorio, chi appartiene a comunità LGBTQIA+ e chi cresce in famiglie segnate da povertà o conflitti.
Come aiutare gli adolescenti
In questi contesti solitudine, discriminazione ed esclusione sociale si fanno più dure e il sostegno non rappresenta un’opzione, ma una necessità costante: psicologica, educativa ed esperienziale. «Molti dei ragazzi che incontriamo sono cresciuti senza una rete familiare solida alle spalle. Ed è proprio colmando quel vuoto che possiamo aiutarli: stando insieme, svolgendo attività manuali con la presenza costante di figure educative forti e coinvolgenti», afferma Emidio Musacchio, psicologo e responsabile dei servizi socio-educativi della sede di Porto Valtravaglia della Fondazione Asilo Mariuccia. Fondata nel 1902, la Fondazione assiste ogni anno circa 290 persone, con un modello educativo che promuove emancipazione e inclusione.
«Parliamo di adolescenti che costruiscono ed esprimono la propria identità, stringono relazioni e imparano a vedere il mondo in maniera diversa dalla nostra», dichiara Musacchio, evidenziando che «se da un lato l’esposizione mediatica ha favorito una maggiore consapevolezza sul tema della salute mentale, dall’altro l’uso intensivo dei social può acuire il disagio nei ragazzi più fragili».
I progetti della Fondazione Asilo Mariuccia
Per rispondere a queste criticità la Fondazione ha avviato progetti mirati. Dal novembre 2024 è attivo “Coltivare Inclusione“, rivolto a giovani italiani e stranieri del Verbano con percorsi scolastici interrotti, difficoltà cognitive o disturbi dell’apprendimento. Nella sede di Porto Valtravaglia si svolgono laboratori agricoli e florovivaistici, con serre, orti e coltivazioni, per sviluppare competenze pratiche e rafforzare fiducia e relazioni. Un altro progetto è “IntegrAzione“, che nell’ultimo anno ha coinvolto 30 minori stranieri non accompagnati provenienti dalle comunità educative dell’Alto Varesotto. Attraverso un laboratorio di carpenteria navale per il restauro di imbarcazioni storiche del Lago Maggiore, i ragazzi hanno acquisito competenze tecniche e valori fondamentali come puntualità, lavoro di squadra, attenzione alla sicurezza e senso di responsabilità.
Dal bilancio sociale 2024 della Fondazione emerge il forte impatto delle attività esperienziali: legami quotidiani stabili, formazione pratica e trasmissione di valori hanno permesso a oltre 500 minori di intraprendere percorsi di crescita e lavoro. «Sono proprio le attività esperienziali e più immersive ad attrarre i ragazzi più fragili, aiutandoli a ritrovare fiducia in sé stessi. L’ansia che vivono nasce spesso da un vuoto affettivo e relazionale, che non si colma con parole ma con la presenza. Da noi si affronta condividendo esperienze concrete, allontanandosi dal digitale e ritrovando senso in gesti semplici: lavorare insieme, sporcarsi le mani, sentire di avere accanto adulti affidabili, capaci di ascoltare e accompagnare con autenticità» conclude Musacchio, ricordando che «ogni sforzo nella cura della salute mentale dei più giovani non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche un investimento strategico sul futuro collettivo».
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