Ungheria: il Parlamento propone una stretta sui finanziamenti esteri

Il Parlamento ungherese adotterà una legge che inasprisce le sanzioni per le aziende destinatarie di finanziamenti esteri senza autorizzazione. La proposta è stata presentata dal deputato del partito Fidesz, Janos Halasz. Secondo Halasz, l’Ufficio per la protezione della sovranità dell’Ungheria dovrebbe elencare le organizzazioni interessate, che sarebbero tenute a pagare una multa pari a venticinque volte l’importo dei finanziamenti ricevuti e dalle quali verrebbe detratto l’1 per cento della tassazione. Se le aziende non pagheranno la multa entro la scadenza o accetteranno finanziamenti esteri una seconda volta nonostante il divieto, l’organismo antiriciclaggio vieterà all’organizzazione di svolgere attività che influenzano la vita pubblica. Da quanto emerge, l’obiettivo della proposta di legge è selezionare tutti i fondi provenienti dall’estero – comprese le sovvenzioni ottenibili tramite sistemi di richiesta trasparenti come le domande presentate all’Ue – in quanto ritenuti “una potenziale minaccia alla sovranità del Paese”. “È stato dimostrato che alcune organizzazioni civili e imprenditoriali nazionali sono diventate un mezzo per influenzare la vita pubblica nazionale e plasmare in linea con gli interessi stranieri attraverso finanziamenti forniti loro da altri Stati, organizzazioni straniere o individui”, viene specificato all’inizio del testo della proposta di legge.

Halasz ha giustificato la necessità della misura affermando che “negli ultimi anni sono stati resi pubblici abusi che violano gravemente la sovranità dell’Ungheria. La campagna dell’alleanza dei partiti di opposizione è stata finanziata illegalmente dall’estero con milioni di dollari”. I proponenti hanno dichiarato che il nuovo regolamento entrerà in vigore il terzo giorno successivo all’adozione della legge, ma alle organizzazioni presenti nell’elenco sarà vietato riscuotere l’1 per cento di tasse a partire dall’anno fiscale successivo. Successivamente, il governo dovrà presentare all’Ufficio per la protezione della sovranità i criteri che definiranno quali società e aziende entreranno nell’elenco delle entità sanzionabili.

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