Assegnato ad Antonio Ambrosetti il Cairolino d’oro 2025

Di padre in figlio. È un legame indissolubile quello che lega la famiglia Ambrosetti al liceo Cairoli di Varese. Nel corso della tradizionale cena degli auguri al Golf Club di Luvinate, il Presidente dell’Associazione Amici del Caroli Salvatore Consolo ha consegnato il riconoscimento massimo del “Cairolino d’oro” ad Antonio Ambrosetti, figlio del compianto Alfredo, scomparso nel settembre scorso. Ed è stato proprio l’attaccamento e il costante supporto che il figlio Antonio continua a dimostrare verso il suo liceo Cairoli che hanno motivato l’assegnazione del premio nato per valorizzare gli ex studenti che si distinguono nella vita professionale, civile o politica.
Antonio Ambrosetti, amministratore delegato di The Ruling Companies ha presenziato alla cena insieme alla madre, alla moglie a alle due figlie.
Riportiamo l’intervista pubblicata dal Giornale dell’Associazione “Il Caroli”:
Liceo Cairoli quali ricordi ha di quegli anni? C’è qualche docente in particolare che ricorda con affetto? E qualche docente che l’ha messa “dura prova”?
Per me il liceo Cairoli è legato a bellissimi ricordi, legati ad un ambiente bello e impegnativo, un ambiente dove molte persone ti trasmettevano il piacere di imparare per espandere la propria conoscenza e per migliorare se stessi e non solo per ottenere un diploma di maturità. Ero in una delle sezioni più impegnative e devo dire che ora ricordo con affetto i professori che allora erano più impegnativi. La professoressa Trotti di latino e greco: un errore sette, due sei e tre l’insufficienza, il Prof. Raffo che ci chiedeva di imparare le opere di Italiano a memoria e recitarle a teatro e che alla maturità aveva aggiunto molte opere extra-programma per il solo motivo che erano belle e non si potevano escludere, la Professoressa Zumin che quando si faceva sciopero per una causa che Lei reputava “giusta” interrogava chi entrava in classe.
Suo padre è sempre stato molto affezionato al Cairoli. Lei avrebbe potuto scegliere un percorso scolastico diverso?
Quando fu il momento di scegliere non avevo le idee chiare, quindi mi sembrò ovvio scegliere il Liceo Classico. Non me ne pento perché poi ho scelto economia, una facoltà quantitativa. Ritengo, infatti, che dove possibile la scelta dell’università e quella delle superiori debbano essere complementari: chi sceglie un Liceo più quantitativo dovrebbe scegliere un’Università più qualitativa e viceversa. Fare solo studi umanistici o solo studi matematico/scientifici generano una preparazione meno completa che fare entrambi.
La scelta della sua professione è in qualche modo legata agli studi/esperienze fatti a scuola?
No, quando terminai l’Università non avevo idea di cosa avrei fatto e ricordo che mio padre mi mandò da un Professore della Bocconi noto per essere bravo a parlare coi giovani e per aiutarli ad orientarsi. Io mi presentai al colloquio dicendogli solo che volevo andare a fare un’esperienza all’Estero e che mi interessavano lavori di Economia e Finanza.
Mi disse: Scrivi la classifica dei posti dove vorresti andare e fai la lista delle multinazionali dove vorresti lavorare e … manda il tuo CV. Allora mi mancava un anno alla laurea e non pensavo che qualcuno mi avrebbe considerato. Con mia grande sorpresa mi presero in due: la EDP una multinazionale di Software con sede a Dallas e la più grande società di intelligence del mondo, la Kroll Associates a Londra.
Scelsi quest’ultima perché ero una specie di investigatore privato della finanza e il lavoro era davvero interessante. Ora mi occupo di programmi di aggiornamento per i capi azienda e dal Liceo Classico ho ereditato la capacità di comprendere ed affrontare problemi complessi, la saggezza dei Classici che spesso ritorna utile nella caotica realtà odierna e la capacità di scrivere, di concettualizzare che vedo spesso manca a chi non ha fatto un percorso di studi simile.
Ha legami nati tra i banchi del liceo che ha mantenuto negli anni?
Non così forti perché la prima parte della mia carriera lavorativa si è svolta all’Estero, ma con piacere abbiamo fatto la prima reunion della mia classe del liceo … lo scorso anno.
Che valore ha per lei il riconoscimento del Cairolino d’oro che le è stato assegnato?
Per me è importantissimo perché ritengo che il Liceo Classico abbia plasmato delle parti importantissime di quello che sono come persona e come professionista.
Oggi la cultura classica non è più “di moda”: secondo lei il liceo classico dovrebbe aprirsi al cambiamento o mantenere fede alla sua vocazione formativa tradizionale valorizzandola di più?
Qui il discorso è molto ampio. Per prima cosa tutte le scuole sono obsolete rispetto al mondo del lavoro. Da più di trent’anni, ormai, la tecnologia produce nuova conoscenza ad un ritmo superiore della capacità di un individuo di apprendere. Il vero rischio, oggi è di illudersi di sapere (ricorda un certo Socrate?). Nelle scuole o università dove si insegna solo conoscenza tecnica il rischio è ancora più alto perché le conoscenze apprese hanno un ciclo di vita pari alla tecnologia a cui si riferiscono, poi non servono più. Per questo, un primo punto è che il background di conoscenze Classiche è vecchio ma invecchia meglio di quello tecnologico. L’intelligenza artificiale, però, pone nuove sfide ma apre anche a grandissime opportunità. La sfida è che la scuola basata sui compiti a casa è obsoleta perché con l’IA un tema, una versione di latino vengono fatto in pochi secondi senza che l’alunno abbia imparato niente. L’opportunità gigantesca è che la scuola diventa personalizzabile. Ogni alunno potrebbe avere un AI Agent che lo aggancia al suo livello e lo esercita seguendo anche il suo stile di apprendimento. Il Professore diventa un mediatore della conoscenza che deve assicurare che il livello sia adeguato. I cambiamenti, però, potranno essere anche più profondi perché anche i programmi di studio diventano personalizzabili, quindi ognuno sceglierà un percorso che è un mix delle scuole di oggi e di materie nuove personalizzato sulle sue passioni, esigenze e necessità.
Per fare questo, però occorrono tre cose: la capacità di riformare la scuola di chi ci governa, l’aggiornamento dei metodi di insegnamento in un’ottica di far leva e non subire l’intelligenza artificiale, l’orientamento dei giovani verso una maggiore auto responsabilizzazione nella scelta di cosa e come studiare.
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