Caso imam Shahin, ecco le domande al ministro Piantedosi
Nel corso della giornata di ieri abbiamo appreso un fatto gravissimo: sulle dichiarazioni dell’imam Shahin, già il 16 ottobre la Procura aveva ricevuto un’annotazione della DIGOS di Torino. Ma qual è l’elemento che appare preoccupante? La Procura ha iscritto il fascicolo a modello 45 del registro, ovvero fra i fatti non costituenti reato. Coerentemente, ha subito archiviato il procedimento, appunto perché “espressione di pensiero che non integra estremi di reato”.
Ministro Piantedosi, a questo punto, alcune domande appaiono legittime: se Shahin non è mai stato indagato per quelle dichiarazioni, perché nel decreto di espulsione a sua firma c’è scritto che era stato aperto questo procedimento? Poteva non saperlo? Se sì Ministro, ha adottato un provvedimento così grave senza una seria istruttoria? Suvvia. Io credo che il Ministro abbia mentito, come avvenuto nella vicenda di Almasri. E siamo arrivati al punto di espellere qualcuno dal Paese per pura volontà politica, rafforzando il provvedimento con indagini che non esistono. Perché? Perché richiesto da una parlamentare di Fratelli d’Italia per aprire la campagna elettorale a Torino.
Ma l’elemento forse più inquietante è questo: all’udienza di convalida del trattenimento il giudice è stato tenuto all’oscuro di questa notizia. Perché? E perché è stata addirittura prodotta una scheda dalla quale si evinceva che ci fosse un procedimento penale? Perché nella richiesta di convalida è espressamente scritto che il sig. Shahin risulta sottoposto a due procedimenti penali (dunque uno per le dichiarazioni e uno per un blocco stradale di duemila manifestanti pacifici su una tangenziale)? Sono queste le domande che ho posto al Ministro Piantedosi in aula alla Camera e qui dalle pagine de L’Unità. Attendo una risposta e mi aspetto che – anche alla luce di queste imbarazzanti circostanze – Shahin venga immediatamente liberato dal CPR di Caltanissetta e mai rimpatriato in Egitto, dove è considerato ed è a tutti gli effetti un oppositore del regime di Al Sisi; regime che agli oppositori – nel migliore dei casi – riserva di marcire nelle carceri in condizioni disumane.
Ci aspettiamo che tutta questa infame vicenda si chiuda al più presto con il ritorno dell’imam nella mia Torino, nella sua Torino.
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