Corvi in Italia: volano su città e campagne con un’intelligenza sorprendente


La famiglia dei corvidi conta in Italia diverse specie, dalla cornacchia alla taccola, ed è tra le più adattabili e intelligenti, con un ruolo ecologico cruciale. Dietro miti antichi e superstizioni, si celano sorprendenti capacità cognitive e sociali
Indice dei contenuti
La loro sagoma nera non passa inosservata, soprattutto quando si staglia contro il cielo grigio delle città o nei campi coltivati della pianura padana. I corvidi in Italia sono una presenza sempre più familiare, eppure ancora poco conosciuta.
Associati a simboli arcaici, superstizioni e narrazioni oscure, questi uccelli sono in realtà protagonisti silenziosi di importanti equilibri ecologici e – sorprendentemente – tra gli animali più intelligenti del Pianeta.
Dove vivono i corvi in Italia?
In Italia si possono incontrare diverse specie del genere Corvus, tra cui i più comuni sono:
- Cornacchia grigia (Corvus cornix) diffusa in tutta Italia
- Cornacchia nera (Corvus corone) limitata arco alpino
- Corvo imperiale (Corvus corax), il più grande tra i corvidi europei, diffuso nelle aree montane e in habitat più selvatici, come le Alpi e gli Appennini e isole
- Corvo comune (Corvus Frungiregus) malgrado la dicitura è il meno comune in Italia. Lo troviamo però nel periodo invernale anche se tende a “scendere” sempre meno nel nostro Paese. Proprio per i cambiamenti climatici.
Negli ultimi decenni, i corvidi si sono adattati anche ai contesti urbani, approfittando dei rifiuti e dell’abbondanza di cibo disponibile nei pressi dei centri abitati. È possibile avvistarli nei parchi cittadini, nei pressi delle discariche e perfino sui tetti delle case.
Questo comportamento è un esempio concreto della loro notevole capacità di adattamento.
Popolazioni e distribuzione
Secondo dati recenti, la popolazione nidificante dell’Unione europea dei corvidi è stimata tra 2.100.000 e 3.400.000 coppie, rappresentando circa il 19-21% della popolazione europea complessiva, stimata in 10 milioni di coppie.
In Italia, la Lipu calcola che la cornacchia grigia (Corvus cornix) presenta una popolazione riproduttiva stimata tra 400.000 e 800.000 coppie. Il corvo imperiale (Corvus corax), invece, ha una popolazione italiana stimata tra le 3.000 e le 5.000 coppie, costituendo circa lo 0,5% della popolazione europea complessiva.
Ruolo ecologico: spazzini e bioindicatori
I corvidi svolgono un ruolo ecologico fondamentale. In qualità di necrofagi, contribuiscono a eliminare carcasse e rifiuti organici, limitando la diffusione di malattie. Sono anche predatori opportunisti: si nutrono di insetti, piccoli roditori, uova e semi, contribuendo al controllo biologico delle popolazioni.
Inoltre, la presenza o l’assenza dei corvidi in un determinato ecosistema può rappresentare un bioindicatore utile per valutare lo stato di salute ambientale: laddove l’ambiente è troppo compromesso, questi uccelli tendono ad allontanarsi.
Ce lo racconta in questa intervista Laura Bonanno, delegata toscana della Lipu.
I corvidi sono davvero così intelligenti?
La scienza lo conferma i corvidi sono tra gli esseri appartenenti alla fauna più intelligenti (posto che probabilmente tutti gli altri animali lo sono e noi, bipedi intelligentoni, non lo abbiamo ancora scoperto).
La famiglia dei corvidi comprende anche gazze e ghiandaie e pure le taccole, riconosciuti per le loro eccezionali capacità cognitive.
Il biologo tedesco Bernd Heinrich ha dedicato anni allo studio del corvo imperiale (Corvus corax), documentando comportamenti complessi come l’uso di strumenti, la capacità di pianificare azioni future e la comprensione delle relazioni sociali.
Heinrich ha osservato che i corvi sono in grado di riconoscere fisionomie umane, ricordare chi rappresenta una minaccia e mostrare empatia e cooperazione, anche tra individui non imparentati.
Un esempio emblematico è quello del corvo della Nuova Caledonia (Corvus moneduloides), che costruisce utensili con materiali naturali, ma anche le specie presenti in Italia hanno dimostrato abilità analoghe.
Una ricerca pubblicata su Plos One ha esaminato come i corvi americani (Corvus brachyrhynchos) apprendano nuove abilità osservando i loro simili.
Nello studio, 27 corvi selvatici sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha osservato un conspecifico risolvere un compito di estrazione del cibo tramite una corda, mentre l’altro ha affrontato il compito senza alcun modello.
I risultati hanno mostrato che, sebbene entrambi i gruppi potessero risolvere il compito, quelli che avevano osservato un modello tendevano a imitare il metodo più frequentemente dimostrato dai loro simili.
Questo suggerisce che i corvi utilizzano l’apprendimento sociale per affinare le loro tecniche di foraggiamento, anche se l’apprendimento iniziale del compito avviene individualmente.
Trasmissione culturale delle informazioni
Un altro studio condotto dal professor John Marzluff dell’Università di Washington ha evidenziato la capacità dei corvi di riconoscere e ricordare volti umani associati a esperienze negative.
Nel 2006, Marzluff e il suo team hanno catturato e marcato sette corvi indossando una maschera distintiva. Negli anni successivi, i corvi hanno continuato a sgridare chi indossava quella maschera e questo comportamento si è diffuso anche tra i corvi che non erano presenti durante la cattura iniziale, indicando una trasmissione culturale dell’informazione, sia tra pari che tra generazioni.
Parlare di corvi, dunque, non significa solo evocare immagini gotiche o presagi: significa riconoscere il valore ecologico e cognitivo di una delle specie più affascinanti che abitano il nostro Paese.
E se imparassimo a guardarli con occhi nuovi, forse avremmo qualcosa da imparare da loro.
Crediti immagine: Depositphotos
L'articolo Corvi in Italia: volano su città e campagne con un’intelligenza sorprendente è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
Qual è la tua reazione?






