Eccessi (finalmente) in stand-by: il tailoring riporta l’eleganza al Met Gala
Come ogni primo lunedì di maggio, ieri New York ha visto sfilare centinaia di celebrities in occasione del Met Gala. L’evento ha rappresentato l’inaugurazione della mostra ‘Superfine: tailoring black style’ del Costume Institute, sezione del Metropolitan Museum of Art, aperta fino al 28 ottobre. Quest’anno l’esposizione prende in esame la nascita e lo sviluppo del dandy nero, dall’emergere della figura nell’Europa dell’Illuminismo durante il XVIII secolo alle incarnazioni odierne nelle città di tutto il mondo. Ben prima della soirée dozzine di video girati all’interno del museo hanno affollato i profili di fashion editor e influencer invitati alla preview. Se la curiosità per l’allestimento è stata in parte mitigata, quella per i look delle star non si è affatto affievolita.
Grazie alla prima mostra del Met dedicata al menswear in oltre vent’anni, per la prima volta completi sartoriali, blazer, soprabiti e capi tradizionalmente vicini al guardaroba maschile hanno avuto la meglio sui consueti abiti voluminosi. Le invitate hanno interpretato il dress code ‘tailored for you’ seguendo due strade ben distinte. Da una parte l’interpretazione di suit di ispirazione dandy, dall’altra abiti da sera glamour senza eccessi. Una delle prime a solcare il blu carpet è stata l’attrice e cantante Teyana Taylor, tra le presentatrici delle diretta streaming di Vogue, in giacca e pantaloni gessati grigi, gilet e capospalla con strascico scarlatti, il tutto abbinato a un cappello con piuma e maxi platform, un look firmato Ruth E.Carter che ha anticipato il mood stilistico dell’evento. Nonostante l’affollamento di vip pronti ad essere fotografati sui gradini dell’ingresso probabilmente lo scatto più memorabile della serata ha, quelle surprise, per protagonista Rihanna. La cantante e imprenditrice è stata immortalata on her way munita di ombrello nel traffico mentre sfoggiava il suo pancione, annunciando la terza gravidanza in Miu Miu, catalizzando così immediatamente l’attenzione globale. In seguito l’artista ha, come da tradizione, sfilato per ultima sul blue carpet, anche lei in Marc Jacobs.

Complice il tema della mostra, quest’anno la maggior parte degli outfit ha preso le distanze dalla formula ‘larger than life’, ormai ampiamente prevedibile. È così che numerose star hanno scelto di indossare indumenti sartoriali in maniera originale e allo stesso tempo in linea con il tailoring black stlyle. Tra queste Madonna in Tom Ford by Haider Ackermann, Zendaya e Sabrina Carpenter in Louis Vuitton, Lupita Nyong’o in Chanel, Hunter Schafer in Prada, Mary J Blidge in Stella McCartney, Jodie Turner-Smith in Burberry, Gabrielle Union-Wade in Prada, Tracee Ellis Ross in Marc Jacobs e Stephen Jones. Alcune ospiti non hanno comunque rinunciato a vestiti ‘chiassosi’ e sopra le righe, ma la loro presenza è stata un’eccezione anziché la norma. A conferma dell’egemonia sartoriale di questa edizione Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain, si è presentato con una borsa a forma di macchina da cucire.
Tra le interpretazioni maschili più interessanti ispirate all’heritage dell’universo dandy hanno avuto la meglio quelle di Bad Bunny e Dwyane Wade in Prada, Andrew Scott in Giuliva Heritage, Chance the Rapper in Versace, Usher in Ralph Lauren, Damson Idris in Tommy Hilfiger, Maluma in Willy Chavarria.

Il tailoring è da sempre il tratto distintivo di Thom Browne, proprio per questo lo stilista è stato, comprensibilmente, scelto da molte star tra cui Demi Moore, Zoe Saldana, Whoopi Goldberg, Janelle Monáe, Mona Patel, Savannah James, Game e Wendi Murdoch.
Diverse celebrities hanno scelto di puntare su abiti da sera più tradizionali ma non convenzionali. Grazie all’aiuto di stylist e fashion brand hanno reso omaggio a dive del passato, preferendo un’eleganza old Hollywood ai look chiassosi dei recenti Met Gala, spiegando spesso le reference attraverso i propri account social. È il caso di Lana Del Rey in Valentino, Gigi Hadid e Sydney Sweeney in Miu Miu, Nicole Kidman in Balenciaga, Priyanka Chopra Jonas in Balmain e Sadie Sink in Prada.
Ad affiancare l’inscalfibile Anna Wintour nel ruolo di co-chair è intervenuto l’attore Colman Domingo, che ha confermato il legame come la nuova estetica di Valentino dettata da Alessandro Michele, con un look couture due in uno. Accanto alla editor in chief di Vogue e chief content officer di Condé Nast hanno sfilato anche il pilota di F1 della Scuderia Ferrari Hp Lewis Hamilton, in total white Wales Bonner, il rapper A$AP Rocky in Awge e il produttore musicale, nonché direttore creativo del menswear di Louis Vuitton, Pharrell Williams (ideatore del look di Wintour, ispirato a un capo d’archivio firmato Virgil Abloh). Vuitton è anche tra gli sponsor della retrospettiva. Il famoso cestista LeBron James, assente delle serata causa infortunio al ginocchio, ha invece ricoperto il ruolo di honorary chair.

Moncler ha debuttato al Met Gala collaborando con Serena Williams, Alicia Keys, Vittoria Ceretti e Colin Kaepernick, invitati che hanno scelto look che richiamano elementi della collezione Moncler x EE72 by Edward Enninful, svelata in anteprima durante l’evento ‘City of Genius’ a Shanghai.
La mostra include creazioni di circa 40 fashion designer neri tra cui Olivier Rousteing (Balmain), Virgil Abloh (Louis Vuitton, Off White), Ib Kamara (Off White), Maximilian Davis (Ferragamo), Grace Wales Bonner, Pharrell Williams (Louis Vuitton), Willy Chavarria, Telfar Clemens (Telfar). Immancabile l’omaggio a André Leon Talley, celebre fashion editor di Vogue e figura di spicco dell’editoria, per molti l’incarnazione perfetta del dandy.
Il libro del 2009 di Monica L. Miller ‘Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity’, è stato la fonte di ispirazione dell’esibizione divisa in 12 sezioni, ciascuna dedicata a una caratteristica peculiare dello stile dandy: ownership, presence, distinction, disguise, freedom, champion, respectability, jook, heritage, beauty, cool e cosmopolitanism. Oltre agli abiti sono esposti dipinti e fotografie dal XVIII secolo ai giorni nostri di artisti come Torkwase Dyson, Tanda Francis, André Grenard Matswa e Tyler Mitchell. Miller è anche guest cuator in collaborazione con Andrew Bolton, storico curator del Costume Institute. La stampa americana ha sottolineato come il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca abbia inaspettatamente fornito una lettura politica della mostra. In un momento in cui le minoranze si sentono meno tutelate, l’esposizione, e di riflesso anche il Met Gala, sono stati indicati come uno dei (pochi) baluardi contro la battaglia anti-woke intrapresa da Trump.

Lo scorso anno il New York Times aveva scritto che la serata più importante del fashion system aveva ‘racimolato’ con l’edizione 2024 circa 26 milioni di dollari (circa 24,2 milioni di euro), questa edizione ha visto salire le donazioni a 31 milioni, un aumento di quasi il 20 per cento. La cena che aveva inaugurato ‘Sleeping beauties: reawakening fashion’ aveva coinvolto circa 400 ospiti, tra cui il magnate e fondatore di Amazon Jeff Bezos. A far lievitare gli incassi del Met Gala sarebbero stati proprio i singoli biglietti, il cui prezzo era aumentato vertiginosamente, passando dai 30mila dollari richiesti nel 2022 ai 50mila del 2023 fino ai 75mila attuali di un anno fa. Somme che in realtà non sono direttamente le celebrity a pagare ma, nella maggior parte dei casi, le case di moda, che per un tavolo – a cui invitano poi i volti noti che vestono a scopo d’immagine – arrivano a sborsare fino a 350mila euro. Va ricordato che il ricavato viene devoluto interamente al Costume Institute, unica sezione del Met a non ricevere fondi statali.

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