Energia e clima, i Piani nazionali degli Stati Ue sono (quasi) in linea con gli obiettivi 2030

Nonostante i continui assalti provenienti da entrambe le sponde dell’Atlantico da parte dell’estrema destra, che ha individuato nell’ambientalismo il suo nuovo nemico antropologico, l’Europa resiste e per ora resta un faro nella transizione ecologica in corso: dopo aver valutato i Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (Pniec) presentati dai vari Stati membri – con Belgio, Estonia e Polonia che ancora mancano all’appello –, la Commissione Ue ha infatti dichiarato oggi che gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 sono a portata di mano.
Per quanto riguarda il calo delle emissioni, il target prevede una riduzione di almeno il 55% a livello Ue rispetto al 1990, e gli impegni già inseriti nei Pniec si fermano a un soffio, ovvero a -54%; allo stesso tempo, la diffusione già pianificata delle fonti rinnovabili porterebbe l’Ue a coprire il 41% del consumo finale lordo di energia al 2030, a fronte di un obiettivo minimo pari a 42,5% (ma una valutazione più ottimistica delle proiezioni inserite nei Pniec porta il dato al 42,6%).
Di certo, per ora, c’è l’andamento storico: a partire dal 1990 fino al termine del 2023, l’economia europea ha continuato a crescere in modo robusto – con un +38% del Pil nel periodo – mentre le emissioni di gas serra si sono ridotte del 37%, evidenziando la possibilità di disaccoppiare la crescita economica dall’impatto climatico.
I Pniec aggiornati dimostrano che l'agenda verde non è solo un obiettivo, ma un modo per modernizzare le nostre economie e puntare sull'innovazione industriale e su maggiori opportunità per gli europei – spiega la vicepresidente della Commissione Ue e responsabile della Transizione pulita, Teresa Ribera – Il nostro compito ora è rafforzare le nostre capacità e accelerare l'azione senza ritardi. Possiamo raggiungere il 55% e dobbiamo creare le condizioni per raggiungere il 90% entro il 2040», un obiettivo che l’Ue conta di mantenere pur inserendo margini di flessibilità (come la cattura della CO2 o l’acquisto di crediti di carbonio dall’estero) dietro pressione degli Stati membri più riluttanti, come l’Italia. Gli esperti sperano che una proposta ufficiale della Commissione Ue nel merito venga presentata subito dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali in Polonia, previsto per il 1° giugno.
Nel frattempo, una certezza sta nella necessità di accelerare l’attuazione degli impegni già previsti nei vari Pniec al 2030, che per ora restano solo su carta. La stessa Commissione sollecita la trasformazione dei Piani «in azioni concrete, per garantire stabilità e prevedibilità. Ciò implica l'impiego di fondi pubblici per sostenere efficacemente gli investimenti trasformativi, incoraggiare gli investimenti privati e coordinare gli sforzi a livello regionale ed europeo». La Commissione Ue «continuerà pertanto a sostenere gli sforzi degli Stati membri nell'attuazione e nel colmare le lacune rimanenti».
«Gli obiettivi climatici ed energetici dell'Ue per il 2030 sono chiaramente raggiungibili, ma senza politiche nazionali efficaci e finanziamenti credibili – entrambi ampiamente assenti nei piani aggiornati – l'attuazione sarà carente. I Piani nazionali per il clima sono efficaci solo quanto lo sono i processi che li attuano – sottolinea Giulia Nardi, esperta di politiche climatiche per la rete di associazioni ambientaliste europee Can Europe – Emarginando la partecipazione pubblica e non riuscendo a stabilire chiari meccanismi di rendicontazione, i Governi stanno indebolendo le fondamenta dei loro impegni climatici».
Qual è la tua reazione?






