I premi di produttività e il welfare aziendale

Negli ultimi anni i premi di risultato e il welfare aziendale hanno aumentato il loro peso e la loro importanza nelle imprese italiane. L’incremento è diretta conseguenza delle agevolazioni che rendono questi strumenti appetibili per aziende e lavoratori. L’obiettivo non troppo nascosto è l’aumento dei salari reali dei dipendenti. I risultati raggiunti sono modesti ma comunque non trascurabili. Un netto più elevato in busta paga aiuta a creare un clima più sereno in azienda. Per ottenere uno stipendio più alto, però, è necessario rispettare i paletti imposti dalla legge.
I premi di risultato, o premi di produttività che dir si voglia, sono somme che il datore di lavoro può erogare ai dipendenti in relazione al raggiungimento di obiettivi di redditività, efficienza, qualità o innovazione. I comportamenti virtuosi devono essere valutati con parametri misurabili. Inoltre, è necessario che il risultato conseguito dall’azienda rappresenti un miglioramento rispetto al passato. Quelli bravi dicono che devono essere risultati incrementali.
I bonus e le relative condizioni di pagamento sono definiti da contratti collettivi aziendali o territoriali che vengono depositati su un portale messo a disposizione dal ministero del Lavoro. In questo contesto, i lavoratori con un reddito inferiore a 80mila euro possono generalmente ricevere fino a un massimo di 3mila euro a titolo di incentivo con una tassazione agevolata, attualmente pari al 5 per cento.
Immaginiamo un contratto collettivo aziendale che preveda il pagamento di un bonus di 2.500 euro lordi ai dipendenti nel caso in cui si registri un aumento del fatturato del 4 per cento e una diminuzione degli scarti del 3 per cento rispetto all’anno precedente. Il raggiungimento di questi obiettivi fa sorgere il diritto dei lavoratori a ricevere il premio di risultato con una tassazione di favore con un netto compreso tra 2.100 e 2.200 euro.
Le imposte e i contributi si azzerano nel caso in cui l’accordo collettivo preveda la possibilità di sostituire la retribuzione variabile con dei beni e servizi di welfare aziendale e i dipendenti optino per questa possibilità. In questo caso, quindi, i lavoratori potranno trasformare il denaro in buoni pasto, rimborsi per le spese scolastiche dei figli, abbonamenti per il trasporto pubblico, assistenza sanitaria integrativa o previdenza complementare.
I dati sui salari in Italia raccontano di un Paese che si sta impoverendo. I premi di risultato e il welfare aziendale non sono uno strumento risolutivo ma possono aiutare chi lavora a recuperare un po’ del potere di acquisto intaccato dall’inflazione degli ultimi anni. I soldi non fanno la felicità ma una busta paga più pesante può aiutare.
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