Inchiesta urbanistica Milano, sequestrata la torre ‘Unico-Brera’
Ancora un sequestro nell’edilizia milanese. I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano stanno dando esecuzione in queste ore a un decreto di sequestro preventivo disposto dal gip di Milano, Mattia Fiorentini, del cantiere ‘Unico-Brera’ nella centralissima via Anfiteatro 7. Il progetto immobiliare dei costruttori Carlo e Stefano Rusconi con la RS srl punta a trasformare due ruderi settecenteschi di 5 e 3 piani, demoliti nel 2006, in una torre di 11 piani per oltre 34 metri, 27 appartamenti e 45 abitanti potenziali. I lavori avrebbero dovuto completarsi quest’anno e sono stati autorizzati, come in altre decine di casi finiti sotto la lente della magistratura, con una Scia, Segnalazione Certificata di inizio attività, come “ristrutturazione edilizia” nel 2019 e, successivamente, con un’altra segnalazione certificata di inizio attività in variante nel 2023. Secondo quanto apprende LaPresse sono 27 gli indagati per abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso fra imprenditori, architetti, ex componenti della commissione per il paesaggio e funzionari comunali.
Per la Procura non può esserci ristrutturazione su un’area libera
Per la Procura non ci può essere ristrutturazione su “un’area libera”, perché demolita oltre 10 anni prima dell’avvio dei lavori, argomento su cui nelle scorse settimane i pm hanno incassato il via libera del Consiglio di Stato che ha stabilito fra i limiti della ristrutturazione la “contestualità” fra abbattimento e ricostruzione scrivendo come non si possa “ritenere” che da una “demolizione” esista una “sorta di ‘credito volumetrico‘ che il proprietario può spendere in ogni epoca.
Il progettista di ‘Unico-Brera’, Marco Emilio Cerri, è un ex componente della commissione per il paesaggio fra 2021 e 2024 e nel corso dell’indagine è stato destinatario di un’interdittiva per falso a marzo nell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione e depistaggio dell’ex direttore dello Sportello unico edilizia, Giovanni Oggioni.
La torre, che visivamente si ‘appoggia’ a un condominio di corso Garibaldi, in passato ha sollevato le ire dei residenti con ricorsi a Tar Lombardia e Consiglio di Stato che avevano visto uscire vittoriosi il Comune di Milano e i costruttori Rusconi, gli stessi attualmente a processo per la ‘Torre Milano’ di via Stresa. In quello che è un nuovo capitolo della maxi inchiesta sull’urbanistica milanese i pm Paolo Filippini, Marina Petruzzella e Mauro Clerici approfondiscono il tema delle aree di proprietà pubbliche che tra 2007 e 2008 sono state inserite nei Piani di Alienazione e Valorizzazione del Comune (due fondi chiamati Milano 1 e Milano 2) e aggiudicati a BNP Paribas che a sua volta le ha cedute ai privati dopo essersi fatta rilasciare i pareri dalla commissione per il paesaggio.
Pubblico sarebbe stato in origine il piccolissimo lotto di circa 400 metri quadrati in via Anfiteatro che collega corso Garibaldi all’Arena civica di Milano e al Parco Sempione, su cui oggi insiste l’edificio costruito con un indice edificatorio di oltre 9 metri cubi per metro quadrato. Numeri che per la Procura avrebbero fatto scattare l’obbligo di piano attuativo per ‘tarare’ i servizi pubblici da realizzare in base ai nuovi abitanti. Non è avvenuto, sostenendo che l’intervento “non genera fabbisogno di nuove dotazioni” di servizi e quindi, di conseguenza, nemmeno il pagamento delle monetizzazioni, la voce più consistente degli oneri di urbanizzazione.
Un residente: “Balconi attaccati: possiamo passarci cibi e bevande”
Uno dei residenti della centralissima via Anfiteatro a Milano ha spiegato di aver fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato contro il cantiere ora sotto sequestro. “Io personalmente ho fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato ma mi hanno dato torto purtroppo, ora diciamo che c’è un sospetto di ragione”, afferma Alberto Villa, che abita accanto al fabbricato in costruzione.
In torre sequestrata monolocali a 700mila euro, area per case popolari
Il “prezzo di partenza” degli appartamenti sequestrati nel cantiere ‘Unico-Brera’ di via Anfiteatro 7 a Milano è “fissato da 660.000 euro” con “incrementi in base alla dimensione, all’affaccio e al piano, servizi e amenities inclusi”.
È quanto si legge sul sito dell’iniziativa immobiliare che la guardia di finanza sta sigillando in queste ore su ordine del gip Mattia Fiorentini con accuse di abusi edilizi. Dell’esecuzione del provvedimento di sequestro è stato informato l’avvocato Federico Papa, uno dei legali dei costruttori Rusconi. L’edificio, quasi completato, prevede la realizzazione e vendita di un bilocale, 2 trilocali, un appartamento su più livelli e 23 monolocali definiti modello “Unico”, come il nome dell’iniziativa. Tra le contestazioni della Procura di Milano ci sarebbe anche la destinazione dell’area: il piccolo lotto su cui insistevano ruderi di edifici settecenteschi demoliti nel 2006 era stato acquisito dal Comune a prezzo di esproprio nel 1980 nell’ambito degli allora Piani di zona. Nel 2005 l’amministrazione lo avrebbe destinato a un progetto di “risanamento conservativo” per 9 case popolari all’interno di una disciplina che avrebbe vietato interventi senza piano attuativo o permesso convenzionato e messo dei limiti inderogabili di altezze, densità e standard minimi per la popolazione. Per i pm Petruzzella-Clerici-Filippini-Siciliano quelle regole sono ancora oggi in vigore perché sarebbero state mantenute nei successivi Pgt 2012 e 2020. Nel 2006-2007 gli edifici storici sono stati demoliti e poi il 31 dicembre 2010 l’area venduta a BNP Paribas per circa 20,9 milioni di euro. La banca francese l’ha rivenduta ai costruttori Rusconi nel 2018 che hanno avviato il progetto ora finito sotto accusa nonostante una sentenza del Consiglio di Stato nel 2021 a loro favorevole.
Nell’area la prima pratica edilizia è del 1828
Sono “del 1828 e del 1934” le prime “pratiche edilizie” trovate per l’area di via Anfiteatro 7 a Milano, sequestrata oggi dalla guardia di finanza nell’inchiesta per abusi edilizi della Procura di Milano sulla torre ‘Unico-Brera’. La documentazione emerge dalla sentenza del Consiglio di Stato del 2021 che i difensori dell’architetto Marco Emilio Cerri, progettista ed ex membro della commissione paesaggio di Milano, gli avvocati Umberto Ambrosoli ed Enrico Canzi, hanno già depositato nei mesi scorsi al fascicolo del gip Mattia Fiorentini per dimostrare che il loro assistito non ha commesso reati o che comunque non ne sarebbe stato consapevole avendo avuto una pronuncia positiva dal massimo organo della giustizia amministrativa. Secondo i costruttori Carlo e Stefano Rusconi con l’impresa RS srl a ‘Unico Brera’ non ci sarebbero state violazioni su volumi di nuovo cemento e altezze anche sulla base delle due antiche pratiche edilizie recuperate nel corso del lungo iter, prodotte proprio per accertare le superfici e volumetrie preesistenti.
Ruderi ‘fantasma’ di Brera, 2 anni dopo demolizione risultavano ‘esistenti’
Due anni dopo essere stato demolito, il rudere settecentesco nel cuore di Brera a Milano veniva definito dal Consiglio comunale come “esistente nell’edificato”. È quanto emerge dal decreto del gip di Milano Mattia Fiorentini, che ha disposto il sequestro della torre ‘Unico-Brera’, il progetto avviato nel 2019 di ristrutturazione edilizia degli edifici del diciottesimo secolo abbattuti 13 anni prima. Secondo le delibere comunali citate nelle 80 pagine del provvedimento, Palazzo Marino avrebbe ritenuto ancora il 13 settembre 2007 e l’11 dicembre 2008 gli immobili demoliti come “complessi edilizi con valore storico testimoniale” che sarebbero stati “ammessi” a interventi di “risanamento conservativo”, una delle ipotesi violate secondo la Procura. A prescindere dalle contestazioni, risulta tuttavia che il 21 aprile 2006 la giunta milanese avesse ordinato con “urgenza a tutela della pubblica incolumità” la demolizione a causa delle “precarie condizioni” dei ruderi di via Anfiteatro – nell’800 via simbolo della storia sociale di Milano, per essere stata la sede della ‘Cucina per malati poveri’ fondata da Alessandrina Ravizza, che distribuiva brodo a malati e indigenti -, in accordo con la Soprintendenza per i Beni ambientali e architettonici.
Fiorentini (Gip): “Costruttori non sono sprovveduti”
È “strumentale” la “presunta buona fede” invocata dai costruttori milanesi che si trovano palazzi e cantieri sotto inchiesta della Procura per abusi edilizi, quando sostengono di essersi fidati degli “uffici comunali”, perché non sono “certo soggetti sprovveduti”, ma “professionisti e imprenditori assistiti da tecnici che governavano perfettamente la materia”. Così il gip di Milano Mattia Fiorentini, nel decreto di sequestro della torre ‘Unico-Brera’, entrando nel dibattito sollevato alcune settimane fa dal provvedimento della collega giudice (e vicina di stanza in Tribunale) Sonia Mancini, che ha dissequestrato un cantiere in viale Papiniano, sostenendo come gli imprenditori siano stati “fuorviati” dal Comune di Milano, pur riconoscendo l’illegalità del progetto. Il gip Fiorentini cita l’articolo 29 del Testo unico edilizia, che mette in capo al committente dei lavori, al titolare del permesso di costruire, costruttore, direttore dei lavori e progettista la “conformità delle opere” alla normativa Urbanistica. Nel caso del progetto di via Anfiteatro 7, gli indagati “conoscevano gli strumenti urbanistici”, ma “intendevano aggirare” le prescrizioni su volumi, altezze e distanze fra edifici e le “insidie” e i tempi legati all’approvazione di un piano attuativo (omesso) e che “avrebbe inevitabilmente bocciato il progetto” e senza adeguamento degli “standard”. Per il gip infatti non risulta essere stata compiuta “alcuna adeguata valutazione” sull’impatto dei nuovi 45 appartamenti su “opere pubbliche in genere, uffici pubblici, parchi, strade, fognature, elettrificazione, servizio idrico, condutture di erogazione del gas”, che va “proporzionato” al numero di abitanti e alle loro attività. Il provvedimento mette in fila una serie di sentenze della Cassazione sul tema della buona fede, la “ignoranza inevitabile” delle leggi e “l’affidamento” implicito nelle valutazione della Pubblica amministrazione. Per gli addetti ai lavori ci sarebbe “l’onere di agire informati”, scrive citando una sentenza del 2023, secondo cui a “coloro che sono coinvolti nella realizzazione delle opere” è “richiesto un grado di conoscenza ed esperienza nella materia tale da escludere la scusabilità dell’ignoranza o dell’errore”.
Inchiesta urbanistica, pm: “La ricerca della rendita è sfociata nei reati”
Nel settore immobiliare di Milano lo “smoderato interesse alla rendita esclusiva” che “è propria della speculazione edilizia” è sfociato nella ricerca della stessa “a tutti i costi” e con “ogni mezzo anche illecito e criminoso”. Così la Procura di Milano nella richiesta di sequestro preventivo della torre ‘Unico-Brera’ di via Anfiteatro riportata integralmente dal gip nel provvedimento con cui ha ordinato i sigilli al progetto dei costruttori Rusconi. Le carte dei pm Petruzzella-Filippini-Clerici che ricostruiscono anche vicende urbanistiche datate nel tempo di 15-20 anni segnano secondo l’accusa un “tragitto della pianificazione Urbanistica e dell’edilizia” in città. Un “percorso” in cui c’è stato il “passaggio da una pianificazione urbana delle aree delle città” che era “rispettosa del contesto sociale e della variegata composizione di suoi protagonisti”, come dimostrerebbe nel 2005 la destinazione dell’area di via Anfiteatro a case popolari, e “attenta ai valori storici, architettonici e ambientali e urbani delle aree del centro storico” a una serie di “distorsioni” delle “procedure edilizie” e “intrecci” fra “Comune”, “operatori” e “professionisti esterni” che sono “finalizzati a compiacere e favorire gli interessi speculativi dei privati”.
Pm: “Dal 2008 un piano per cedere aree centro storico ai privati”
A Milano è in corso dal 2008 un “ininterrotto processo di dismissione di beni” pubblici “di particolare importanza archeologico-storico-monumentale, paesaggistica o testimoniale” nel “centro storico” che si trovano in aree a forte “valore commerciale” con cui vengono “trasferiti a privati prestigiosi edifici adibiti ad uffici comunali”. Così la Procura di Milano negli atti dell’inchiesta sul sequestro della torre ‘Unico-Brera’, ex area pubblica ceduta prima nel 2010 a Bnp Paribas Real Estate Investment sgr e da questa nel 2018 ai costruttori Rusconi. Questa “scelta dismissiva” di “vendita ai privati”, iniziata 17 anni fa con la legge finanziaria che introduceva la possibilità per gli enti locali di “valorizzare” il proprio patrimonio immobiliare, sarebbe stata giustificata come “interesse pubblico” in quanto “più fruttuosa per le casse del Comune”, ma avrebbe secondo i pm aggirato le “varianti” ai Piani regolatori che “miravano alla vera tutela di tali immobili” con “interventi edilizi e urbanistici di autentico ripristino” dell’esistente, come sarebbe accaduto il progetto sotto inchiesta di via Anfiteatro 7. Al centro del fascicolo ci sono in particolare le aree che il Piano di governo del territorio di Milano ha classificato come B2, così denominate sin dagli antichi “Piani di Recupero” per l’edilizia residenziale e sottoposte a precise regole e “prescrizioni” per ciascun immobile per essere “risanate”. Regole che avrebbero imposto solo interventi su “opere interne, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo anche con cambio d’uso” ma non la “ristrutturazione” di immobili settecenteschi abbattuti 13 anni prima con Scia e aumento di volumetrie, senza un piano attuativo come nel caso del cantiere sequestrato. Quelle regole sarebbero tutt’oggi in vigore – sottolinea la Procura – perché transitate nei Pgt 2012 e 2020 nonostante l’inserimento dei lotti nel Piano di alienazione e valorizzazione degli immobili (PAVI) del Comune. I pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano scrivono inoltre che “l’elenco” delle aree di Milano sottoposte a questi vincoli non è stato trovato durante “l’ordine di esibizione” e il successivo “sequestro” delegati alla guardia di finanza di Milano nel novembre 2024 perché lo stesso aveva subito “l’eliminazione dagli uffici” e “dal sito” di Palazzo Marino. Le carte sono state reperite in seguito in “copia cartacea” nella ‘Cittadella degli Archivi’ in via Gregorovius dopo alcune peripezie legate al non funzionamento di un “braccio meccanico in quel momento fuori uso”.
Demanio: firmato il piano città degli immobili pubblici di Latina
“L’accordo tra il Comune e l’Agenzia del Demanio – aggiunge il Sindaco Matilde Celentano – dà ufficialmente avvio alla Fase 2 del Piano Città degli immobili pubblici. Un percorso fondato sulla collaborazione istituzionale e sulla pianificazione strategica. Si tratta di un progetto che non nasce oggi. Il lavoro congiunto è iniziato già lo scorso anno, con una fase di ricostruzione, mappatura, analisi e ascolto. Abbiamo condotto una ricognizione approfondita del patrimonio immobiliare pubblico sul territorio, valutandone lo stato, le potenzialità e il ruolo che ciascun bene può svolgere nelle strategie di sviluppo urbano per poter passare dalla fotografia alla progettazione. Valorizzare un immobile o uno spazio significa restituirgli una funzione, quello che abbiamo intenzione di fare con l’ex Te.Ti., l’ex Banca d’Italia e l’ex Garage Ruspi, il Casino Inglese, Villa Fogliano e molto altro. Un lavoro di squadra, per il quale desidero ringraziare gli assessori Ada Nasti e Annalisa Muzio, che hanno guidato questo percorso rispettivamente per le politiche del patrimonio e per l’urbanistica, garantendo un coordinamento efficace tra settori. E naturalmente l’Agenzia del Demanio, che ha creduto nella nostra città e nel potenziale del nostro patrimonio pubblico. È una visione che va nella direzione del programma di governo presentato alla città: più qualità urbana, più trasparenza nella gestione del patrimonio, più capacità programmatoria”. Il Piano Città degli immobili pubblici di Latina seleziona un primo portafoglio immobiliare di 11 beni (6 di proprietà dello Stato e 5 di proprietà del Comune). Potranno essere aggiunti ulteriori immobili da valorizzare, anche con il coinvolgimento di altri Enti e Istituzioni. Immobili di proprietà dello Stato coinvolti nel Piano Città: ex Te.TI; Villa Caetani; Casino Inglese; Palazzo Key; ex Casa Cantoniera Latina 2; ex Caserma dei Carabinieri Borgo San Michele. Immobili di proprietà del Comune coinvolti nel Piano Città: ex Monopolio Stato C.so Matteotti; Centro Civico e asilo Borgo San Michele; Podere e terreno “Le Vergini”; Fabbricato Ex Scuola Casal Traiano; Terreno “B”.
Urbanistica, in 22 a rischio processo per ‘demolizione virtuale’ di Scalo House
La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta per abusi edilizi e falso sul cantiere ‘Scalo House’ di via Valtellina-via Lepontina, sequestrato a novembre 2024 dal gip Mattia Fiorentini con un decreto confermato dalla Corte di Cassazione nelle inchiesta sull’Urbanistica meneghina. Altri 22 fra architetti, funzionari comunali, dirigenti di Palazzo Marino e imprenditori rischiano il processo con accuse a vario titolo di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso ideologico. I pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini hanno notificato oggi l’avviso di conclusione indagini preliminari per il progetto delle future torri di 31 e 45 metri di Green Stone, da 8 e 13 piani e potenziali 180 abitanti, nate come demolizione integrale e ricostruzione di due edifici di 1 e 2 piani e autorizzate con Scia per ristrutturazione e per lo studentato ‘Joivy’ da 122 posti letto, già abitato e gestito dal colosso dello student housing DoveVivo spa. Tra gli indagati, che hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o depositare memorie, ci sono anche il progettista Paolo Mazzoleni, ex segretario dell’ordine degli architetti di Milano e attuale assessore all’Urbanistica di Torino, l’imprenditore romano Domenico Cefaly, un’intera commissione paesaggio e il notaio Dario Cortucci davanti al quale è stata stipulata la convenzione Urbanistica fra Green Stone e Palazzo Marino. Al centro dell’inchiesta, deflagrata il 7 novembre di un anno fa con una tornata di perquisizioni che hanno poi portato ai fascicoli per corruzione, la vicenda del palazzo che è stato “virtualmente demolito”. In realtà mai abbattuto ma “trasformato in un lucrativo studentato” con un cambio di destinazione d’uso e il volume “totalmente recuperato” per costruire altri due edifici con alloggi ‘deluxe’ con terrazzo e prezzi fino a 10mila euro al metro quadro, dove l’appartamento di gamma può arrivare a costare 2,5 milioni di euro. La “demolizione virtuale”, secondo il Tribunale del Riesame di Milano che aveva confermato il sequestro avrebbe truccato il “registro dei diritti edificatori”. ‘Scalo House’ è stato il terzo cantiere sequestrato in città in ordine cronologico, adiacente al primo: quello del ‘Giardino Segreto Isola’, sigillato a maggio 2024 e per cui poche settimane fa è stata notificata la chiusura indagini.
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