Lago di Garda, le Grotte di Catullo svelano nuovi resti romani: scoperta straordinaria

Dicembre 10, 2025 - 15:30
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Lago di Garda, le Grotte di Catullo svelano nuovi resti romani: scoperta straordinaria

Alle Grotte di Catullo, uno dei siti archeologici più celebri affacciati sul lago di Garda, la terra ha restituito un frammento di storia rimasto nascosto per quasi due millenni. Ciò che sembrava ormai definito nelle planimetrie ottocentesche della grande villa romana si è rivelato incompleto: sotto gli strati che il tempo aveva depositato, è riemerso un portico intatto, protetto da un crollo antico che ne ha salvaguardato forme, colori e materiali.

La sezione dimenticata riapre il dialogo tra archeologia e racconto del vivere romano, svelando un tassello essenziale della progettazione della villa, della sua estetica e della sua funzione sociale.

La nuova scoperta alle Grotte di Catullo

Durante una campagna di scavi sul lago di Garda avviata negli ultimi anni, finanziata dal ministero della Cultura, è riemersa una sezione del complesso che per secoli era rimasta celata: un portico a U, crollato in epoca antica e mai più toccato né riutilizzato.

La particolarità del ritrovamento alle Grotte di Catullo è collegata alla conservazione impeccabile grazie al collasso di 1.700 anni fa; proprio questo accadimento ne ha sigillato materiali e pavimentazioni.

Grotte di Catullo a Sirmione sul lago di Garda
iStock
Alle Grotte di Catullo a Sirmione riemerge un antico porticato romano

Il portico era costruito con colonne in laterizio ricoperte da uno spesso strato di stucco bianco. Il progetto voleva imitare la pietra e conferirle un aspetto monumentale, allineandosi con la ricchezza della villa. Il pavimento in cocciopesto, ancora leggibile in ampie porzioni, testimonia una cura decorativa meticolosa, mentre la forma del porticato rivela l’esistenza di un giardino privato interno.

Lo spazio verde, secondo gli archeologi sul campo, era probabilmente impreziosito da fontane e giochi d’acqua: un vero hortus conclusus affacciato sul lago, concepito per il riposo dell’élite romana.

A differenza di quasi tutto il resto della villa (che nei secoli successivi venne depredato per ricavarne materiali destinati alla costruzione delle case di Sirmione) quest’area non fu toccata. Il motivo potrebbe essere sorprendentemente semplice: dopo il crollo, la zona risultò completamente coperta da strati di terra e da vegetazione, diventando invisibile e quindi non sfruttabile come cava.

Il paradossale “oblio” ha permesso oggi agli studiosi di trovarsi di fronte a un unicum nel contesto del sito, una sorta di capsula del tempo, non intaccata da mani moderne né medievali.

L’importanza del ritrovamento

Il ritrovamento del portico nella villa in provincia di Brescia non rappresenta solo un nuovo tassello archeologico, ma un frammento di storia capace di ridefinire la comprensione dell’intero complesso delle Grotte di Catullo. La mappa architettonica dell’edificio, tracciata nell’Ottocento, deve ora essere riconsiderata alla luce della presenza di questo braccio monumentale, che amplia e ridisegna la geometria originaria della villa.

Viene riletta la concezione degli spazi interni: il giardino è ora, secondo gli archeologi, un ambiente di rappresentanza legato allo svago, al benessere e ai momenti sociali. Il sistema idraulico, individuato sotto il portico, svela invece la possibilità di giochi d’acqua scenografici già noti in età imperiale.

Ancora più significative sono le testimonianze materiali ritrovate nel riempimento del crollo: un vaso in ceramica fine e una lamina di piombo avvolta, accanto a una punta metallica interpretata come parte di un pugnale. Oggetti simili sono rari nel contesto della villa, proprio perché in passato quasi tutto fu asportato o riutilizzato.

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Redazione Redazione Eventi e News