Nada Cella, in aula gli audio con le minacce di Cecere alla criminologa che ha fatto riaprire il caso

Genova. Si era presentata a casa sua a Boves sotto falso nome con un’amica, dicendo di dover fare una ricerca universitaria sui docenti che avevano lasciato il posto di lavoro. In realtà Antonella Delfino Pesce, la criminologa salentina che ha consentito la riapertura delle indagini sull’omicidio di Nada Cella, stava cercando informazioni sul delitto grazie all’amicizia nata con la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, che le aveva fatto avere i vecchi fascicoli.
Era il 16 luglio del 2019 . La conversazione era durata un paio d’ore. Cecere era stata amabile e tranquilla, ma quando Delfino Pesce aveva buttato lì il nome di Guglielmo Roda, ex fidanzato di Cecere, lei si era irrigidita. Si erano comunque scambiate il numero di telefono. Poi mentre erano in macchina per tornare in Liguria erano cominciati i messaggi e le telefonate. “Quasi duecento in due giorni tra chiamate, vocali e messaggi” ha spiegato oggi in aula. Alcuni pesantemente minacciosi, come quelli sentiti in aula.
La criminologa non l’ha mai denunciata, ma quei messaggi li ha consegnati in Procura quando il caso è stato riaperto proprio grazie al fatto che è stata lei a trovare il verbale con il sequestro dei bottoni a casa di Cecere da parte dei carabinieri, aprendo la strada alla nuova pista.
“Se ti ripresenti qui il mio cane ti spappola viva. Lo faccio riaprire io il caso” dice la voce di Cecere ascoltata oggi in aula dai giudici della Corte d’assise di Genova. E ancora: “Ho una cazzimma, hai paura vero? Adesso sono qui… non ti preoccupare. Ma chi ti manda, come fai a sapere i c. miei! Sei bugiarda? Non mi fai fessa, tu ti riferivi a Marco Soracco perché sai qualcosa brutta b… Adesso parli…parli perché sei complice come lui di omicidio di Nada Cella. Mi devi dire perché mi hai cercato. Sicuramente hai partecipato anche tu, hai complottato con lui ad uccidere quella povera ragazza. Perché sennò ti faccio vedere cosa succede”.
“Mi telefonò anche in piena notte – ha raccontato Delfino Pesce – dicendomi ‘Io lo so dove abiti domani mattina mi trovi davanti al cancello’.
“Ho avuto paura – ha detto la criminologa in aula e poi lo ha ribadito parlando con i cronisti – tanto che ho fatto installare delle telecamere a casa mia”.
In quell’unico incontro faccia a faccia nel giardino di casa Cecere a Boves, Delfino Pesce non aveva mai accennato a caso Nada Cella. Il riferimento a Roda lo aveva fatto fingendo di aver abitato a Chiavari e raccontando di averlo conosciuto. Ma Cecere ad un certo punto aveva capito. Così in quel turbinio di messaggi e telefonate di minacce a un certo punto all’ennesima domanda di Cecere: “Tu sei venuta qui per Nada Cella, vero?” la criminologa aveva detto “si”. Da quel momento “non ho più ricevuto messaggi o telefonate”.
La criminologa – chiamata oggi come testimone – ha raccontato in aula anche del rapporto instaurato con Marco Soracco. Lo aveva incontrato la prima volta a metà 2018, poi era riuscita a instaurare con lui un rapporto di confidenza, fino a una vera e propria amicizia. A lui aveva detto il suo vero nome e anche la verità sulla tesina sul caso Cella per il master in criminologia. “Quando venivo a Genova per il corso e anche dopo ci sentivano e ci vedevamo, anche a pranzo o a cena”.
Nel luglio del 2021 però successe qualcosa. Antonella Delfino Pesce era venuta a Genova per essere sentita in Procura come persona informata sui fatti dopo che il caso era stato riaperto. La sera era andata a cena con Soracco. “Era nervoso per la riapertura del caso. Il giorno dopo mi stava accompagnando in macchina a Milano perché dovevo riprendere l’aereo e tornare a Bari. Ci siano messi a discutere e io ho cominciato a insistere sul fatto che non poteva essere vero che non sapesse qualcosa in più e che secondo me non aveva detto alla polizia tutto quel che sapeva anche perché tempo prima mi aveva confidato che lui e la madre non avevano mai detto agli investigatori che il giorno dell’omicidio di Nada Cecere aveva chiamato un’amica di Soracco per informarsi sul fatto di poter essere assunta nello studio. Gli dissi che a lui di Nada non importava niente, Stavamo litigando ma a un certo punto mi ha detto: “Forse ho rimosso“. E di Cecere a cui avevo raccontato dell’incontro mi disse “Può essere pazza e pericolosa“.
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