Putin, Trump, e il vertice che deciderà chi è il più bugiardo del reame

Agosto 14, 2025 - 06:30
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Putin, Trump, e il vertice che deciderà chi è il più bugiardo del reame

Il vertice bugiardo di due grandi bugiardi si terrà domani in Alaska, paradossalmente in una terra naturalmente sincera, vergine, innocente: cosa c’è di più trasparente dei ghiacci? Il caso che domina la vicenda umana ha voluto che a dirimere una matassa complicata come la guerra in Europa fossero i due uomini politici più falsi e bugiardi dal dopoguerra a oggi. Di solito nei precedenti summit, a parte il faccia a faccia tra Richard Nixon e Leonid Breznev, almeno uno dei leader era una persona seria, con(tro) Iosif Stalin c’era Franklin Delano Roosevelt, con(tro) Nikita Kruscev c’era John Kennedy, e Ronald Reagan e Michail Gorbacev erano due statisti, a contenere un barcollante Boris Eltsin c’era Bill Clinton.

Stavolta no. Donald Trump e Vladimir Putin sono entrambi personaggi orrendi. Il peggiore è l’uomo di Pietroburgo, nato – come ha scritto Anna Zafesova – «nel vicolo Baskov a due passi dalla prospettiva Nevskij, la zona è povera, piena di mutilati di guerra, mendicanti e piccoli criminali. Data la densità abitativa, i ragazzini passano il tempo in strada, dove si crea il microcosmo sociale dei “dvor”, dei cortili, dominati da balordi locali che li difendono dai concorrenti del condominio accanto. È in questo mondo che il futuro presidente della Russia imparerà regole di saggezza come “se fare a botte è inevitabile devi picchiare per primo”».

Putin infatti è un cultore della forza fisica perché la forza fisica è la motrice della storia assieme all’arte della bugia: è un mentitore seriale, si fondono in lui la violenza del vicolo e quella del Kgb, s’incrociano il cinismo dei Romanov e quello di Stalin. La sua è una cattiveria, parafrasando gli storici degli Annales, di lunga durata.

Qualunque cosa dirà al vertice di Anchorage, Putin avrà in testa l’esatto contrario, dissimulando le sue intenzioni con quel periodare tutto bolscevico, scolastico e sfuggente. Per lui è un incontro perfetto, perché non c’è da firmare alcunché, solo ammiccare, far balenare, suggerire, ipotizzare, alambiccare, dire e non dire: l’ideale per un prosecutore di Rasputin e Stalin. Munito di questo diabolico crogiuolo tra Bisanzio e la Terza Internazionale, Putin sa di essere superiore al suo antagonista e di possedere quella freddezza che è architrave della menzogna.

Anche l’altro è un bugiardo, intendiamoci. Il suo antico mentore Roy Cohn, un avvocato-avventuriero, diceva: «Il mondo è una giungla, sii belva e sopravviverai. Minaccia, vendicati, non ammettere mai la sconfitta, nemmeno di fronte all’evidenza. Ti attaccano? Ti criticano? Non difenderti, attacca più forte, molto più forte. Fai causa, spaventali, rovinali».

Se lo zar di Mosca mente per prendere tempo, il mad dog della Casa Bianca mente per fare presto: hanno due percezioni opposte del tempo. Trump è uno che prende il centro del ring e mulina le braccia, Putin si sposta e schiva. Ognuno fa finta di combattere persuaso di essere più forte dell’altro, ma nessuno vuole davvero sconfiggere l’avversario, vuole fregarlo.

Putin con la sua incredibile faccia tosta è capace di richiamare i valori, la pace, i diritti dei popoli, l’antinazismo; Trump la mette sul piano degli affari, ti conviene accettare l’offerta Vladimir (Christian Rocca ha giustamente evocato Vito Corleone), è uno spaccone che gioca col mappamondo, come il Grande Dittatore di Charlie Chaplin, convinto di poter prendere tutti per i fondelli: un palazzinaro che vuole mettere nel sacco un allievo della banda sovietica degli anni Settanta, forse la più invereconda gang della storia recente.

Il presidente americano, già golpista, alternerà blandizie e durezze senza capire che all’uomo di Mosca non fanno effetto né le prime né tantomeno le seconde. Non può corrompere un corrotto come Putin, certo può minacciarlo, ma poi? Probabile che Trump farà quella che in fondo è l’unica cosa che sa fare: vendere, vendere soprattutto quello che non ha. È un bugiardo balzachiano, cioè buffonesco, il russo è più dostoievskiano, dunque tragico e pazzo.

Il vertice bugiardo potrà partorire qualunque cosa, ma il verosimile rischio è che sarà di cartapesta, come una berlusconiana Pratica di Mare moltiplicata per mille – anche allora c’era Putin – e già un cessate il fuoco sarebbe parecchio. Ma fino a quando non parteciperà a un vertice Volodymyr Zelensky – posto che gli spetterebbe per diritto naturale – i giochi saranno solo giochi di sguardi falsi, di parole bugiarde. Anchorage sarà un film a metà tra “Shining” e “Il dottor Stranamore”, ma nemmeno Stanley Kubrick avrebbe saputo trovare due attori così grotteschi. La commedia sarà molto mediocre.

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