Se si organizzasse un referendum per scegliere il successore di Spalletti si farebbe fatica a contenere la gente ai seggi. Le priorità di quel che resta degli italiani sono chiare da anni

Se si organizzasse un referendum per scegliere il nuovo allenatore della Nazionale al posto di Luciano Spalletti, non ci sarebbe alcun dubbio: non solo il quorum si raggiungerebbe, ma bisognerebbe organizzare anche delle squadre di sicurezza per contenere la gente in arrivo ai seggi. Se si organizzasse un referendum per vietare Instagram, TikTok e Facebook, anche qui, pochi dubbi: la gente partirebbe con i pullman da ogni dove per andare a esprimere tutto il suo sdegno. Se avessero organizzato un referendum per decidere i colpevoli di Garlasco, fiumi di persone sarebbero scesi da ogni paesino italico con tanto di bandiere, megafoni e striscioni.
E invece il referendum si è organizzato sul lavoro, sui diritti, contro il licenziamento senza giusta causa, per aumentare i controlli ed evitare qualche morte sul lavoro e per cercare di limitare, almeno un po’, almeno un minimo, i contratti a termine. E la gente, la nostra gente, gli italiani (o almeno quei pochi e quasi tutti anziani rimasti in Italia), senza molti dubbi hanno scelto: meglio il mare, la montagna, la televisione o l’aperitivo. I più poveri, come ci dicono i dati da diversi anni, invece ormai hanno scelto per la rassegnazione totale e a votare neanche ci vanno più. Questa è l’Italia. E insomma, resta la domanda chiave, la più importante, l’unica che davvero interessa ai nostri saggi connazionali: chi sarà il prossimo allenatore della Nazionale?
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