Transizione? Nelle isole minori procede col freno a mano tirato: indice sostenibilità fermo al 46,8%

Maggio 28, 2025 - 21:30
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Transizione? Nelle isole minori procede col freno a mano tirato: indice sostenibilità fermo al 46,8%

Dati positivi ci sono. Ad esempio, il fotovoltaico traina la rivoluzione green con +116% di potenza installata tra il 2021 e il 2023. Ma restano forti criticità come le perdite idriche, la depurazione e la gestione dei rifiuti. Oggi Legambiente e l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr (Cnr-Iia) hanno presentato il rapporto “Isole sostenibili 2025”. Ebbene, dall’analisi emerge che la transizione ecologica delle isole minori avanza con il freno a mano tirato. Punto dolente è l'indice complessivo di sostenibilità che, tenendo conto di vari indicatori (consumo di suolo, uso dell’energia, gestione dei rifiuti, risorse idriche e sistemi di depurazione, mobilità, presenza di aree naturali protette), nel 2025 si attesta al 46,8%, appena l’1,3% in più rispetto al 2024. Tra le isole minori più virtuose emergono l’Isola di San Pietro (indice del 62%, +8% rispetto al 2024), seguita dall’Isola di Capri (61%, -1%), Sant’Antioco (57%, -3%) e le Isole Tremiti (55% come nel 2024). Ma per molte altre realtà il lavoro da fare è ancora tanto.

Frutto del lavoro dell’Osservatorio Isole Sostenibili, l’analisi ha preso in considerazione 26 piccole isole abitate in Italia, amministrate da 33 Comuni che ospitano più di 188 mila abitanti residenti, sulla base di dati 2023 di fonti nazionali ed europee.

Nel report del 2025, quello che emerge è un percorso verso la sostenibilità caratterizzato da luci e ombre. Da un lato, infatti, non mancano segnali incoraggianti come appunto il forte incremento del fotovoltaico che, tra il 2021 e il 2023, ha visto crescere la potenza installata del +116% (dati Terna e Legambiente), superando in media il 50% del target fissato dal decreto del 2017, con casi virtuosi come Ustica (+153%) e Ventotene (+93%). Dall’altro, però, restano alcune criticità. Nel 2023 solo 7 delle 26 isole analizzate interconnesse alla rete elettrica nazionale, con le altre 19 dipendenti ancora da costosi e inquinanti gruppi elettrogeni a gasolio (fonte Terna).

Altro tasto dolente: non decolla la raccolta differenziata, che nel 2023 si attesta al 58%, con un incremento di appena il 2% rispetto all'anno precedente, ancora sotto l’obiettivo europeo del 65% (dati ISPRA), nonostante alcune isole come Ustica (93%) e Favignana (85%) si distinguano in positivo.

Altro tallone d’Achille è il consumo di suolo: tra il 2022 e il 2023 ha raggiunto 7,8 ettari, pari a circa 11 campi da calcio (fonte ISPRA). Gravi anche le carenze nella gestione idrica: tra il 2020 e il 2022, secondo ISTAT, le perdite d’acqua sono salite al 42,3% (11,8 milioni di m³) rispetto al 40,6% di sette anni fa; con picchi drammatici a Ventotene (77% di dispersione), Capraia (69%), Pantelleria (67%) e le Pelagie (58%).

In aggiunta, il 22,5% della popolazione delle isole non è ancora servito da rete fognaria, con situazioni particolarmente critiche a Salina (solo il 2% servito), Ischia (28%) e Pantelleria (45%). 

Infine, la mobilità risulta dominata dall’uso individuale dell’auto e da una presenza marginale del trasporto pubblico: secondo i dati ACI, sono 186.399 i veicoli privati circolanti, a fronte di circa 188.000 residenti (99 ogni 100 abitanti); mentre gli autobus pubblici sono appena 398, 0,2 ogni 100 abitanti. Per di più il parco auto è obsoleto: in media il 61% dei veicoli è di classe Euro 4 o inferiore, con punte del 73% a Pantelleria e 72% nelle Pelagie e a Salina.

Alla luce ciò, Legambiente e Cnr-Iia, partendo dall’approvazione del Piano del Mare 2023-2025, che negli obiettivi promuove il coordinamento delle politiche relative alle attività correlate all’insularità, hanno acceso i riflettori sulla necessità di un Piano nazionale dedicato alla transizione ecologica insulare, integrato e strutturato, basato su quattro pilastri, con azioni prioritarie specifiche:

1.      Transizione energetica: connessione alla rete elettrica nazionale per le isole più vicine alla terraferma e microgrid intelligenti per le isole non interconnesse; lo sviluppo delle rinnovabili, estendendo l’uso di solare, eolico e nuove tecnologie come il moto ondoso, e di Comunità Energetiche Rinnovabili; la promozione della mobilità sostenibile e l’efficienza energetica degli edifici pubblici.

2.      Gestione sostenibile delle risorse naturali: garantire l’accesso all’acqua potabile e a servizi di depurazione efficienti tutto l’anno, sfruttando per esempio i fondi del PNRR Isole Verdi; ridurre le perdite delle condutture, implementare i dissalatori per l'approvvigionamento idrico al posto delle navi cisterna e i sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque piovane; un impegno concreto per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio tutelato entro il 2030, valorizzando le aree protette già esistenti e i piani di conservazione delle specie endemiche.

3.      Innovazione e digitalizzazione: il potenziamento della connettività ultraveloce, come previsto dal Piano Isole Minori finanziato dal PNRR, per promuovere innovazione, sostenibilità e ritorno dei residenti. Migliorando anche il monitoraggio ambientale, la gestione dei rifiuti e delle reti, contribuendo a una transizione ecologica davvero integrata.

4.      Turismo sostenibile: una governance nazionale e regionale, che tenga conto delle specificità insulari, per garantire servizi e collegamenti tutto l’anno; strategie di promozione che valorizzino identità, tradizioni e produzioni locali, attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini, operatori e associazioni.

«Le isole minori italiane sono scrigni di biodiversità e cultura, ma anche territori fragili, esposti agli effetti della crisi climatica e al rischio di spopolamento. – dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente - Questa consapevolezza ha guidato il lavoro che portiamo avanti dal 2018 con il nostro Osservatorio Isole Sostenibili, nato per colmare la scarsa attenzione, in termine di dati e politiche dedicate, nei confronti di questi territori unici, che hanno tutte le carte per essere laboratori avanzati di transizione ecologica. Ma per farlo serve una strategia nazionale coraggiosa, concreta e continuativa, che possa adattarsi alle specificità insulari. La transizione energetica – oggi ostacolata da ritardi normativi, vincoli ambientali e carenze infrastrutturali - insieme alla tutela del patrimonio naturale, devono diventare il cuore di un nuovo modello di sviluppo. Per garantire un futuro sostenibile e di qualità a questi territori e alle comunità che li abitano».

Francesco Petracchini, direttore dipartimento Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr: «Il rapporto Isole Sostenibili 2025 conferma che, nonostante alcuni segnali positivi, la transizione ecologica delle isole minori italiane procede lentamente. È il momento di imprimere una svolta decisa, valorizzando i progressi fatti – come l’aumento del fotovoltaico e le buone pratiche locali – ma affrontando con urgenza le criticità ancora presenti: dalla dipendenza energetica dai combustibili fossili ai ritardi nella gestione idrica e dei rifiuti, fino alla mobilità.
Serve un Piano nazionale integrato, coraggioso e adattabile alle peculiarità insulari, fondato su tre pilastri: energia pulita, tutela delle risorse naturali, innovazione. Le isole minori possono diventare modelli di sostenibilità per tutto il Mediterraneo. Come CNR, siamo pronti a fare la nostra parte con ricerca, dati e innovazione».

Tornando al report, se sul fronte rinnovabili il fotovoltaico sta registrando una crescita significativa nelle isole minori, il solare termico risulta assente. La performance migliore si registra a Ustica, che nel 2022 raggiunge appena il 21,29% dell’obiettivo fissato dal dm del 2017. Così come le bioenergie, realtà solo in casi virtuosi come Capraia (divenuta grazie alle bioenergie 100% rinnovabile con una produzione di energia pari a 5,10 kW per abitante) e la geotermia, che risulta in parte sfruttata a Ischia, a Capri (oltre 110 kW) e a Sant’Antioco.

Le isole minori italiane godono già di un’elevata protezione della natura, poiché sono tutte parte di una o più aree protette. I comuni sono spesso gestori di aree marine protette e quindi possono essere protagonisti di Piani di tutela della flora e della fauna, che sulle isole minori spesso include specie endemiche. L’obiettivo in questo settore deve essere quello più generale della protezione del 30% al 2030.

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