Radon: se lo conosco, lo evito

Dicembre 16, 2025 - 14:26
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Radon: se lo conosco, lo evito

Ed evito i grossi problemi di salute che questo gas naturale può creare. Il radon, infatti, è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. Il rischio aumenta con la concentrazione e la durata dell’esposizione (anni o decenni). I consigli di un esperto come Claudio Valsangiacomo, che ha recentemente vinto il Lifetime Achievement Award 2025 proprio per i suoi studi in tema

Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore, che deriva dal decadimento dell’uranio presente nel suolo e nelle rocce. È quindi un elemento naturale che, però, richiede attenzione per la sua pericolosità sulla salute.

Proprio perché non percepibile dai sensi e perché può accumularsi negli ambienti chiusi, rappresenta infatti uno dei principali rischi ambientali per la salute pubblica. Anche se spesso è sottovalutato.

Non sono per niente sottovalutati, invece, gli studi che Claudio Valsangiacomo, accademico e ricercatore svizzero, professore presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi).

Lo scorso novembre, infatti, in occasione dell’assemblea generale della European Radon Association (Era) tenutasi a Varsavia, Valsangiacomo è stato insignito del Lifetime Achievement Award 2025.

Questo riconoscimento è stato conferito per il suo contributo pionieristico alla ricerca, alla formazione e alla diffusione di conoscenze sulla tematica del radon.

A questo ricercatore, che dirige il Centre for Development and Cooperation a Mendrisio (Canton Ticino svizzero), abbiamo così rivolto le domande che ci permettono di affrontare la tematica nelle giuste considerazioni.

L’accento sul tema dovrebbe essere quello scientifico: conosco il problema e lo affronto con i giusti strumenti. Dall’altra parte Valsangiacomo ha proprio una preparazione scientifica: “Ho studiato biologia al Politecnico federale di Zurigo (Eth) e ho lavorato per 14 anni presso le autorità sanitarie del Cantone Ticino, dove ho diretto il reparto di radioprotezione.

Sono membro della Commissione federale per la radioprotezione e professore alla Suosi. Oltre al radon, mi sono occupato di salute pubblica, in particolare di malattie infettive e prevenzione delle epidemie nei Paesi in via di sviluppo“.

Dunque, dalla sua esperienza possiamo dire che il gas radon in Europa stia aumentando e con lui la sua pericolosità?

Il radon è un gas radioattivo naturale. Non è corretto dire che aumenti come fenomeno naturale, perché la sua origine è costante. Tuttavia, la pericolosità percepita e reale è in crescita per due motivi principali.

Maggiore attenzione scientifica e normativa: oggi sappiamo che il radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta e recenti studi lo collegano anche ad altre patologie come ictus e alterazioni genetiche.

Risanamenti energetici degli edifici: gli interventi per migliorare l’efficienza energetica, se non accompagnati da un adeguato ricambio d’aria, peggiorano la qualità dell’aria indoor e favoriscono l’accumulo di radon. Case più ermetiche trattengono il gas che penetra dal suolo attraverso crepe e giunti strutturali.

claudio valsangiacomo
Immagine da Supsi

 In quali zone?

Esistono mappe ufficiali del rischio radon per gran parte dei Paesi, ma la distribuzione è a macchia di leopardo: anche in aree considerate a basso rischio si possono trovare edifici molto contaminati, mentre a pochi metri di distanza altri sono privi di radon.

Questo perché la concentrazione dipende: dalla geologia (rocce ricche di uranio, come graniti e tufi); dalla tenuta dell’edificio alle infiltrazioni dal suolo.

In Svizzera, la mappa ufficiale indica la probabilità di superare i 300 Bq/m³, mentre in Italia il Piano Nazionale Radon individua aree prioritarie, ma la variabilità locale è enorme.

Come possiamo valutare la sua presenza?

Il metodo più semplice e affidabile è l’uso di dosimetri passivi, acquistabili per posta. Si posizionano in ambienti abitati (per esempio in soggiorno, camera da letto) per almeno 3 mesi in inverno, così da ottenere una stima rappresentativa durante la stagione che più favorisce l’accumulo di radon negli ambienti abitativi.

Il radon si infiltra infatti grazie al risucchio dovuto al cosiddetto effetto camino, che si verifica durante la stagione fredda dentro gli edifici riscaldati. Dopo il periodo di esposizione, il dosimetro viene inviato a un laboratorio che fornisce il risultato in Bq/m3. Il limite di riferimento è 300 Bq/m3.

Come possiamo proteggerci?

Se la concentrazione supera i limiti, si interviene con misure di mitigazione, tra cui:

  • depressurizzazione del suolo: aspirazione del gas sotto la platea di fondazione o dal vespaio, con ventilatore che lo espelle all’esterno
  • ventilazione meccanica controllata (Vmc): rinnovo costante dell’aria interna
  • sigillatura delle fessure e barriere anti-radon

I costi variano in base alla struttura, ma nella maggior parte dei casi non superano qualche migliaio di euro.

Quali sono le possibili conseguenze se non poniamo la giusta attenzione?

Il radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. Il rischio aumenta con la concentrazione e la durata dell’esposizione (anni o decenni).

Non esiste una soglia sicura: anche basse concentrazioni comportano un rischio proporzionale. Nei fumatori, l’effetto è sinergico: il rischio di tumore polmonare è fino a 25 volte maggiore rispetto ai non fumatori.

Quali radiazioni oltre al radon sono pericolose per la popolazione?

Fatta eccezione per eventi eccezionali come disastri nucleari (incidenti in centrali, fughe radioattive o esplosioni atomiche), il radon è di gran lunga la principale fonte di esposizione alle radiazioni per la popolazione.

In Europa, il radon contribuisce mediamente a circa il 40-60% della dose annua di radiazioni ionizzanti ricevuta da una persona, rendendo le altre fonti quasi trascurabili in confronto.

Le altre fonti di radiazioni nella vita quotidiana hanno origine naturale, come i raggi cosmici e le tracce di radionuclidi presenti negli alimenti e nella crosta terrestre, oppure artificiale, come gli esami medici diagnostici quali radiografie, Tac e scintigrafie.

Anche alcune occupazioni specifiche, per esempio il personale di volo, i lavoratori nucleari e i minatori, possono comportare dosi più elevate.

Crediti immagine: Depositphotos

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