Un giorno nella Gallarate del 1934: la Studi Patri porta “dentro” al quadro

«È un dono natalizio che la Studi Patri fa alla città».
Dal 13 dicembre 2025 e per un mese al 17 gennaio 2026 Palazzo Borghi, il municipio in via Verdi 2, ospiterà un dipinto del 1934, di Arrigo Andreani, nell’ambito dell’iniziativa “Il Museo va in città” promossa dal Museo degli Studi Patri.
«Spessissimo sentiamo dire che il museo non è conosciuto: con questa proposta, che nelle intenzioni dovrebbe ripetersi negli anni a venire, andiamo incontro ai gallaratesi» afferma Matteo Scaltritti, direttore del Museo degli Studi Patri, spiegando lo spirito dell’iniziativa, ispirata in qualche modo alla tradizione recente della mostra natalizia di un’opera d’arte a Palazzo Marino a Milano.
L’opera in mostra per questo Natale 2025 è “Processione a Gallarate”di Arrigo Andreani, pittore nato a Mantova nel 1889 e scomparso a Milano nel 1951.
La scelta dell’opera non è casuale: si tratta di «un quadro significativo che rappresenta un evento che fa parte della tradizione gallaratese», la celebre processione del Corpus Domini, rito particolarmente solenne e sentito in città, nella festività che cade di solito nella prima metà di giugno (o negli ultimissimi gorni di maggio).
Alla processione partecipava anche la storica confraternita del Santissimo Sacramento, i cosiddetti “rocchettini”, custodi di una tradizione devozionale radicata nel tessuto sociale gallaratese.
La storia dell’opera
Il quadro, oggi conservato nel Museo della Studi Patri, fu realizzato da Andreani nel 1934 e presentato al pubblico sul finire dell’anno.
L’opera venne infatti esposta alla seconda mostra della Galleria delle Arti di Gallarate, inaugurata il 24 dicembre 1934, accanto ai lavori di Ercoli Magrotti, Maria Perlagonio e alle sculture di Mario Rastelli e Giovanni Franzosi. «Un’immagine dell’opera appare anche in articolo della Rassegna Gallaratese di Storia e d’Arte del 1935» racconta ancora Scaltritti. La nota critica parlava di una «magnifica, forte impressione di un vigoroso artista».

Da almeno mezzo secolo il dipinto è nei depositi presso la Studi Patri, che comprendono un gran numero di opere (oltre a oggetti e documenti) che non troverebbe spazio nella galleria al primo piano del “chiostrino” di via Borgo Antico, dove sono in mostra tra gli altri dipinti di Giuseppe De Albertis, sculture di Wildt e opere medievali.
Una lettura articolata tra arte, storia urbana, devozione
La mostra allestita a Palazzo Borghi offrirà al pubblico un percorso composto da tre pannelli di approfondimento, ciascuno dedicato a un diverso livello di lettura: «Uno sarà dedicato all’opera e all’artista, il secondo approfondirà il soggetto: la processione, lo stendardo processionale recentemente restaurato e custodito nel museo della Basilica Santa Maria Assunta, il baldacchino, la confraternita del Santissimo Sacramento».

Un terzo pannello descrive infine «il contesto urbano e le trasformazione in corso».
L’opera “fotografa” infatti la fase in cui si era già creato l’ampio spazio della piazza Libertà (allora dedicata a Vittorio Emanuele II) e in cui era iniziata la demolizione degli edifici – tra cui il cosiddetto “portico del sole” che lasceranno posto alla Casa Bonomi, l’ampio edificio con portici che si estende tra piazza Libertà e piazza Garibaldi. Oltre alla Basilica e alla chiesa di San Pietro nell’angolo inferiore si riconosce poi la “loggetta San Pietro”, storica casa medievale antistante l’oratorio romanico, dichiarato monumento nazionale dopo i restauri guidati proprio dalla Studi Patri.
L’allestimento a Palazzo Borghi proporrà inoltre una selezione di suggerimenti di lettura, tra cui gli Annali del Riva, fonte fondamentale per comprendere la lunga tradizione della processione in città.

Un museo che esce dalle proprie stanze
Con “Il Museo va in città”, la Società Gallaratese per gli Studi Patri – guidata da Massimo Palazzi – conferma la volontà di rendere il proprio patrimonio più accessibile e riconoscibile, portandolo nei luoghi quotidiani della vita gallaratese. Una scelta che, nelle parole del direttore, «rappresenta un invito a riscoprire una parte della nostra storia attraverso un’opera che parla alla comunità».
L’esposizione sarà visitabile gratuitamente e a ingresso libero fino al 17 gennaio 2026, negli orari di apertura del municipio.
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